venerdì, Marzo 29, 2024

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Succhi di frutta sotto il mirino: della scienza e dei pediatri

In precedenza si credeva che il fruttosio, lo zucchero tipico della frutta e dei succhi di frutta, fosse metabolizzato dal fegato. Tuttavia, un nuovo studio suggerisce che il fruttosio viene principalmente trasformato nell’intestino tenue. Lo studio, pubblicato sulla rivista Cell Metabolism, rivela che il cibo e le bevande lavorate con alto contenuto di zucchero si riversano nel fegato per essere processate, solo quando l’intestino tenue viene ingorgato. Le scoperte recenti aggiungono delle conoscenze scientifiche sugli effetti del troppo fruttosio sul corpo. I ricercatori, della Princeton University nel New Jersey, hanno usato topi per studiare come il fruttosio viaggia attraverso il sistema digestivo. Le loro scoperte suggeriscono che esiste una differenza fisiologica nel modo in cui il corpo elabora diverse quantità di zucchero. Piuttosto che il fegato metabolizzi tutto lo zucchero nel corpo, il team ha osservato che più del 90% del fruttosio alimentare è stato già processato nell’intestino tenue dei topi. Il team ha scoperto che il fruttosio non assorbito nell’intestino tenue è passato al colon, dove viene a contatto con il microbiota, ovvero la flora microbiotica che abita l’intestino crasso. I ricercatori spiegano che il microbiota non è progettato per processare lo zucchero. Quindi, mentre una persona potrebbe mangiare una grande quantità di carboidrati senza esporre il suo microbiota a uno zucchero, questo cambia in modo significativo quando si consumano prodotti troppo zuccherati, come bevande gassate e succhi di frutta.

Mentre i risultati non dimostrano che il fruttosio influenza il microbiota, il team ritiene che “un effetto è probabile”. Essi suggeriscono che questo collegamento dovrebbe essere ulteriormente studiato in studi futuri, in quanto potrebbe fornire nuove informazioni sugli effetti avversi dell’assunzione elevata di zucchero. Nello studio, l’intestino tenue è risultato in grado di eliminare il fruttosio in modo più efficiente dopo un pasto. Il team teorizza che durante i periodi di digiuno, come al mattino o a metà pomeriggio, le persone possono essere più vulnerabili al fruttosio poiché l’intestino tenue ha una ridotta capacità di processarlo durante questi periodi. Come spiega l’autore dello studio Joshua D. Rabinowitz, del Lewis-Sigler Institute for Integrative Genomics della Princeton University, spiega: “Possiamo offrire qualche rassicurazione – almeno da questi studi sugli animali – che il fruttosio da quantità moderate di frutta non raggiungerà il fegato. Abbiamo visto che l’alimentazione dei topi prima dell’esposizione allo zucchero ha migliorato la capacità dell’intestino tenue di elaborare il fruttosio. E ciò ha protetto il fegato e il microbiota dall’esposizione allo zucchero.” Rabinowitz afferma che i risultati supportano il consiglio più antiquato del mondo ovvero: limitare i dolci dopo i pasti ed evitare le bevande zuccherate al di fuori di questi. E’ forse anche questa la ragione per cui l’Accademia Americana Pediatri (AAP) ha esteso il divieto di dare succhi di frutta pronti ai bambini al di sotto di un anno? Nel 2001, la AAP aveva messo il limite di 6 mesi, ma date le nuove evidenze scientifiche si ritiene che non vi sia motivo per i bambini al di sotto dei 12 mesi di assumere succhi di frutta pronti.

Sulla base delle prove fino ad oggi, l’AAP conclude che “il succo di frutta non offre benefici nutrizionali per i bambini di età inferiore a 1 anno” e, pertanto, non dovrebbe essere offerto a loro “se non indicato clinicamente”. “I genitori possono percepire il succo di frutta come sano, ma non è un buon sostituto per la frutta fresca e confeziona solo più zucchero e calorie”, afferma il coautore della dichiarazione Melvin B. Heyman, un membro dell’AAP. “Piccole quantità con moderazione vanno bene per i bambini più grandi, ma sono assolutamente inutili per i bambini sotto i 12 mesi. Per i bambini di età compresa tra 1 e 3 anni, l’AAP consiglia di consumare non più di 100ml di succo di frutta al giorno, mentre i bambini di età compresa tra 4 e 6 anni non dovrebbero consumare più di 150ml al giorno”. L’assunzione di succo di frutta dovrebbe essere limitata a 180ml al giorno per bambini e adolescenti dai 7 ai 18 anni. Infine, l’AAP afferma che i bambini dovrebbero essere incoraggiati a mangiare frutta intera e dovrebbero essere educati sui benefici del consumo di frutta intera rispetto ai succhi di frutta. Quando si vedi una bottiglia che afferma che il contenuto è “100% di succo di frutta”, si presume che la bevanda sia un’alternativa salutare ai frutti interi, ma non è questo il caso. Mentre alcuni succhi di frutta sono naturalmente ricchi di vitamine e minerali, tra cui vitamina C e potassio, sono anche ricchi di zuccheri e poveri di altri importanti nutrienti, come le fibre. Infatti, uno studio del 2016 ha rilevato che alcuni succhi di frutta contengono fino a 2 cucchiaini di zucchero in una porzione da 100ml.

Pertanto, sono state sollevate preoccupazioni in merito agli effetti sulla salute tra i bambini. Uno studio pubblicato nel 2015 ha citato il succo di frutta come uno dei “maggiori colpevoli” dell’erosione dentale, e altre ricerche hanno già collegato l’assunzione di succhi di frutta all’obesità infantile.

Ma questo è già sotto gli occhi di tutti.

  • a cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, Medico specialista in Biochimica Clinica.

Letteratura scientifica

Rasmussen KM et al. JAMA Pediatr 2017; 171(12):1229. 

Hoare E, Varsamis P et al. Nutrients. 2017 Sep 28; 9(10).

Gillman MW et al. Pediatrics. 2017 Aug; 140(2).

Herrick KA et al. Pediatrics. 2015 Oct; 136(4):664-71.

Mesirow MS et al. J Acad Nutr Diet. 2015;115(4):559-66.

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Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998, specialista in Biochimica Clinica dal 2002, ha conseguito dottorato in Neurobiologia nel 2006. Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. In libera professione, si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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