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Lupus e microbiota: trovata la “connessione privata” delle comunicazioni

Come si sa bene, nelle malattie autoimmuni il sistema immunitario attacca per errore le cellule ed I tessuti sani. Secondo il National Institutes of Health (NIH), circa 23 milioni di persone sono affette da condizioni di autoimmunità, fra le quali la sclerosi multipla, il diabete tipo 1, ecc. Sempre più evidenze scientifiche sulla connessione fra autoimmunità e stato di salute della flora batterica intestinale, chiamata anche microbiota. Questo insieme di comunità batteriche controlla aspetti della salute umana sconosciuti fino a 10 anni fa. Adesso I ricercatori suggeriscono che bersagliare un tipo di batterio del microbiota possa prevenire la comparsa di una delle autoimmunità, il lupus eritematoso sistemico (LES). Nello studio condotto da un team della Yale University, ha scoperto che alcuni tipi di batteri intestinali possono lasciare la loro residenza, trasferirsi in certi organi e da lì scatenare una reazione autoimmune. Ma ancora più importante, il gruppo ha provato che il fenomeno può essere trattato semplicemente con antibiotici o un vaccino; per l’importanza dei dati ottenuti, il lavoro è stato pubblicato sulla arcinota rivista Science.

Usando un modello di topo, il team si è concentrato sul batterio Enterococcus gallinarum, che può uscire dall’intestino e arrivare alla milza al fegato ed ai linfonodi. Una volta nella uova sede, esso può innescare una reazione linfocitaria anomala nei topi. Il meccanismo è stato replicato usando cellule di fegato in coltura, riuscendo a dimostrare che il batterio era presente anche nel fegato di pazienti che avevano malattie autoimmuni. Somministrando un antibiotico o un vaccino contro lo Enterococcus gallinarum, I ricercatori hanno provato che è stato possibile arrestare la crescita del batterio e ad impedire che la condizione di autoimmunità progredisse. Il vaccino sembra un’opzione più specifica, poiché di altre vaccinazioni investigate dal team su altri ceppi batterici, nessuna è riuscita ad eliminare il problema come quella contro lo Enterococcus gallinarum. Associazioni fra batteri intestinali ed autoimmunità erano già note (si veda il caso con la sclerosi multipla), ma questa sembra un’associazione specifica per il lupus sistemico.

Precedenti studi sui topi, ad esempio, hanno dimostrato che la colonizzazione dell’intestino da parte di specie presenti ma in minoranza, può gettare la basi per una vera “lotta intestina” che destabilizza il sistema immunitario facendolo, per così dire, “impazzire”. Questi batteri causano variazioni insite al tessuto intestinale stesso, portando alla produzione di auto-anticorpi che attaccherebbero tipologie multiple di tessuto, come è il caso nel lupus sistemico. Il penultimo studio è stato pubblicato sulla rivista Applied and Environmental Microbiology, ed ha provato che la crescita incontrollata di un genere batterico chiamato Lachnospiraceae  faceva peggiorare i sintomi della malattia. Se al suo posto, invece, si faceva espandere il genere Lactobacillus (lo stesso cui appartengono i fermenti lattici), i topi miglioravano nella loro condizione. Questo vuol dire che l’uso di probiotici, prebiotici e, con criterio, di antibiotici può ripristinare lo sbilanciamento del microbiota persino in condizioni cliniche gravi come le autoimmunità.

  • a cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, Medico specialista in Biochimica Clinica.

Referenze scientifiche

Mu Q, Tavella VJ et al. Sci Rep. 2017 Oct 20; 7(1):13675.

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de Oliveira GLV et al. Immunology. 2017 Sep; 152(1):1-12. 

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Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998, specialista in Biochimica Clinica dal 2002, ha conseguito dottorato in Neurobiologia nel 2006. Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. In libera professione, si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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