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Endometriosi: può beneficiare dell’integrazione con omega-3?

L’endometriosi è una malattia ginecologica infiammatoria cronica. I problemi associati all’endometriosi comprendono dismenorrea, dispareunia e infertilità. Gli acidi grassi omega-3 e omega-6 sono ottenuti da fonti alimentari tra cui pesci grassi e oli di semi vegetali, rispettivamente, e sono importanti per un numero di processi fisiologici, compresa l’infiammazione. Lavori precedenti dimostrano gli effetti soppressivi degli omega-3 sulle lesioni endometriosiche in modelli animali, e che diminuiscono il rischio di endometriosi tra le donne con un’elevata assunzione di omega-3. La possibilità che l’integrazione alimentare omega-3 per il trattamento dell’endometriosi sia stata valutata dall’inizio di questo secolo. Clinicamente, infatti, l’endometriosi è caratterizzata da una componente molto invalidante: il dolore. L’assunzione di antidolorifici o anti-infiammatori classici (FANS) è una pratica comune fra le donne affette, ma non risolve la patologia tamponando solamente il sintomo.

All’inizio del 2001, Gazvani et al. hanno studiato gli effetti dell’acido grasso polinsaturo omega-3 e omega-6 (PUFA) sulla proliferazione in vitro di cellule endometriali e la loro produzione della citochina interleuchina-8 (IL-8). La sopravvivenza in vitro di cellule endometriali da donne con e senza endometriosi è stata significativamente ridotta in presenza di elevati rapporti omega-3: omega-6, rispetto a cellule incubate in assenza di acidi grassi, in rapporti  bilanciati omega-3:omega-6 e in alto rapporto omega-6:omega-3. Le cellule endometriali da donne con endometriosi secernono concentrazioni più alte di IL-8, specialmente in presenza di alti rapporti omega-3:omega-6.

Netsu et al. in seguito hanno esaminato l’effetto anti-infiammatorio dell’EPA omega-3 confrontato con l’acido linoleico omega-6 (LA) in un modello di endometriosi di ratto. Si sono concentrati sulla relazione tra metabolismo lipidico e reazioni infiammatorie nell’endometriosi, sulla base dell’ipotesi che uno squilibrio di assunzione lipidica sia uno dei fattori responsabili del recente aumento dell’endometriosi. Dopo aver alimentato ratti per 6 settimane con EPA o acido linoleico (LA), i ricercatori hanno trovato il rapporto n-3: n-6 in ciascun tessuto significativamente aumentato e un ispessimento minore dell’interstizio, un sito attivo per l’infiammazione nell’endometriosi. Inoltre, markers di infiammazione come MMP-3, interleuchina-1beta, IL-1RA e PGES1 sono stati ridotti nel gruppo EPA.

Più recentemente, due studi clinici hanno dimostrato che il rapporto tra l’nti-infiammatorio EPA e l’infiammatorio acido arachidonico (ARA) è anche un importante indicatore della gravità della malattia. Khanaki K et al., In una coorte di 74 donne (19 casi in stadio I, 27 casi in stadio II, 8 casi in stadio III e 10 casi in stadio), rapporto siero di EPA: ARA era in correlazione ragionevole con il gravità dell’endometriosi. Risultati simili sono stati ottenuti da altri due gruppi di ricerca (Kim et al., 2013, Hoperman et al., 2015). Un’altra squadra, oltre all’omega-3, ha testato se la vitamina D potesse avere un effetto benefico, in un modello murino di endometriosi. Dopo 4 settimane di trattamento, il volume medio della lesione post-trattamento era statisticamente ridotto nel gruppo omega-3. I markers di infiammazione IL-6, TNF-α e il fattore di crescita endoteliale vascolare (VEGF) nel fluido peritoneale erano significativamente diminuiti, alla fine del trattamento nel gruppo omega-3. La vitamina D riduceva solo IL-6, ma non aveva alcun effetto su altri parametri della malattia, il che significa che questa vitamina potrebbe non essere utile a trattare la condizione.

Storicamente, invece, la più grande valutazione sul legame tra dieta e rischio di endometriosi è stata pubblicata nel 2010. Missmer et al. hanno analizzato 12 anni di dati prospettici dello Studio sulla Salute degli Infermieri II (NHS II) iniziato nel 1989. Il grasso alimentare è stato valutato tramite un questionario sulla frequenza degli alimenti nel 1991, 1995 e 1999. La coorte era composta da 586.153 soggetti. Durante gli anni di follow-up, sono stati segnalati 1199 casi di endometriosi confermata tramite laparoscopia. Sebbene il consumo totale di grassi non fosse associato al rischio di endometriosi, quelle donne col più alto del consumo di omega-3 avevano il 22% in meno di probabilità di essere diagnosticate con endometriosi, rispetto a quelle con il quinto più basso di assunzione. Inoltre, le donne con la più alta assunzione di grassi trans insaturi avevano il 48% in più di probabilità di essere diagnosticate con endometriosi.

Questi dati indicano il rapporto fra grassi saturi ed insaturi assunti con l’alimentazione può contribuire alla probabilità di sviluppare il problema, almeno nelle donne predisposte. Dunque, la dieta è sicuramente un fattore importante di rischio modificabile contro l’endometriosi. L’integrazione alimentare non è sicuramente scoraggiata, ed il mercato relativo è pieno di tante formulazioni  fai-da-te, sicure e selezionate allo scopo. Senza dimenticare che il “signor” pesce è la fonte di omega-3 migliore in Natura.

  • a cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, Medico specialista in Biochimica Clinica.

Letteratura scientifica

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Attaman JA et al. Am J Reprod Immunol. 2014 Oct; 72(4):392-402.

Gazvani MR et al. Fertil Steril. 2001 Oct; 76(4):717-22.

Hansen SO et al. Eur J Obstet Gynecol Reprod Biol. 2013; 169:162.

Hopeman MM et al. Reprod Sci. 2015 Sep; 22(9):1083-87.

Jurkiewicz-Przondziono J et al. Ginekol Pol. 2017; 88(2):96-102.

Khanaki K et al. Iran Biomed J. 2012; 16(1):38-43.

Kim TH et al. J Obstet Gynaecol. 2013 Aug; 33(6):597-600.

Missmer SA et al. Hum Reprod. 2010 Jun;25(6):1528-35.

Netsu S et al. Fertil Steril. 2008 Oct; 90(4 Suppl):1496-502.

Parazzini F et al. Reprod Biomed Online 2013; 26(4):323-36.

Signorile PG et al. J Cell Physiol. 2017 Dec 15.

Tomio K et al. PLoS One. 2013 Sep 10; 8(9):e73085.

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Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998, specialista in Biochimica Clinica dal 2002, ha conseguito dottorato in Neurobiologia nel 2006. Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. In libera professione, si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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