martedì, Marzo 19, 2024

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Dall’artrite reumatoide al diabete: come si incrociano le terapie?

Il diabete di tipo 2 è raramente fuori dai titoli di testa – e per una buona ragione. Più di 30 milioni di persone negli Stati Uniti hanno il diabete, la maggior parte dei quali ha il diabete di tipo 2. Ciò equivale a circa 1 su 10 cittadini statunitensi. È ancora più preoccupante quando ti ricordi che, sebbene il diabete di tipo 2 possa essere gestito con successo in molti casi, è una condizione che molti avranno per tutta la vita. Come tale, per una persona il diabete è un onere fiso, mentale e finanziario enorme; come lo è del resto per la salute pubblica. A causa dell’enorme numero di persone coinvolte e della significativa sofferenza che può portare, la ricerca sui trattamenti innovativi per il diabete di tipo 2 è in continua evoluzione. In breve, il diabete di tipo 2 è causato da fattori legati allo stile di vita come inattività, cattiva alimentazione e obesità. È un disordine metabolico che fa sì che le cellule smettano di rispondere all’insulina. Questo ha l’effetto di aumentare il livello di zucchero nel sangue, che a sua volta danneggia gli organi e i sistemi del corpo. Accanto agli interventi sullo stile di vita, molte persone con diabete assumono farmaci per mantenere sotto controllo la loro glicemia. Anche se questi possono essere utili, alcuni hanno effetti collaterali negativi e altri diventano meno efficaci dopo essere stati assunti per lunghi periodi di tempo. I ricercatori sono quindi desiderosi di trovare alternative migliori.

L’artrite reumatoide è una condizione autoimmune che può causare gonfiore, dolore e rigidità delle articolazioni. Questa condizione cronica colpisce circa 40 milioni di persone in tutto il mondo. È interessante notare che un farmaco che è stato usato per trattare l’artrite reumatoide per molti anni potrebbe essere utile per le persone con diabete di tipo 2. Questo potrebbe sembrare sorprendente in quanto le due condizioni sono mondi a parte, ma alcuni collegamenti e interazioni tra i due sono stati notati nel corso degli anni. Ad esempio, le persone con artrite reumatoide hanno maggiori probabilità di sviluppare il diabete, e le persone con diabete hanno maggiori probabilità di sviluppare l’artrite reumatoide. Inoltre, le persone con artrite reumatoide che sviluppano il diabete di tipo 2 tendono ad avere più difficoltà a controllare i livelli di zucchero nel sangue. La leflunomide (Arava) è un farmaco antinfiammatorio, approvato dalla Food and Drug Administration (FDA) per l’uso nell’artrite nel 1998. Nel corso degli anni, alcuni scienziati hanno notato che la leflunomide sembrava abbassare la glicemia e, nelle persone obese, anche portare a perdita di peso. Ma non è stato chiaro come o perché si sono verificate queste interazioni. Recentemente, il professor Xiulong Xu e il suo team di ricerca dell’Istituto di Medicina Comparata dell’Università di Yangzhou in Cina, hanno studiato questa relazione inaspettata in modo più dettagliato.

Oltre ai suoi obiettivi riconosciuti (proteine ​​DHODH e Btk), la leflunomide funziona anche su altri bersagli del corpo, quindi è possibile che la risposta antidiabetica coinvolga più di una via cellulare. Una vecchia pubblicazione del 1999, aveva già scoperto che la leflunomide si legava ad altre proteine cellulari. Tre di queste erano gli enzimi GAPDH, PGM e piruvato chinasi, tutti enzimi della glicolisi, che è il principale metabolismo del glucosio regolato anche dall’insulina. Ma al tempo non sono stati fatti sforzi per approfondire la questione. Per identificare l’azione della leflunomide in individui con diabete di tipo 2, i ricercatori hanno utilizzato due modelli di topo diabetico. In entrambi i modelli, il farmaco non solo ha migliorato i livelli di zucchero nel sangue, ma in realtà ha indotto le cellule a reagire di nuovo all’insulina. Il team ha scoperto, infatti, un nuovo bersaglio della leflunomide: la proteina chinasi S6K1, che serve alla sintesi proteica ma spegne anche il recettore dell’insulina una volta che il messaggio è stato lanciato. Questo si traduce in un migliore funzionamento dei canali di captazione del glucosio (GLUT4) sulla superficie cellulare. Ed ecco spiegato l’effetto ipoglicemizzante del farmaco.

Come tale, il Prof. Xu e il suo team hanno in programma di svolgere più lavoro. Così piega: “Sappiamo che alcuni fattori infiammatori come le citochine possono anche desensibilizzare il recettore dell’insulina, e la leflunomide è un antinfiammatorio, quindi può essere che controlli lo zucchero nel sangue in parte per il suo effetto antinfiammatorio”. Sebbene i risultati siano incoraggianti, anche due modelli di topo non equivalgono a un essere umano; per cui i ricercatori hanno gli occhi puntati su prove umane. Dal momento che il farmaco è già approvato per l’uso negli esseri umani, si spera che prenderlo dal trattamento dell’artrite reumatoide per passarlo a quello del diabete sia un affare relativamente rapido – cioè, finché i prossimi studi clinici sostengono l’ipotesi dei ricercatori, naturalmente. Gli intriganti risultati di questo studio saranno pubblicati ad Aprile sul Journal of Endocrinology.

  • a cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

Bibliografia scientifica

Chen J et al., Xu X. J Endocrinol. 2018 Apr; 237(1):43-58. 

Jin H et al. Nephron Exp Nephrol. 2014; 126(3):148-56.

Doscas ME et al. Neoplasia. 2014 Oct; 16(10):824-34.

Yu WM et al. Nephrology (Carlton). 2012 May; 17(4):380-9. 

Mangold U et al (1999). Eur. J Biochem. 266(3): 1184-91.

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Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998, specialista in Biochimica Clinica dal 2002, ha conseguito dottorato in Neurobiologia nel 2006. Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. In libera professione, si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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