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Colon irritabile: l’esercizio fisico giova senz’altro al benessere intestinale

La sindrome del colon irritabile (IBS; irritable bowel syndrome) è una malattia gastrointestinale comune, caratterizzata da dolore e malessere allo stomaco e alto ventre, disturbando le attività intestinali e la motilità. I sintomi sono spesso distintamente problematici, limitano le attività quotidiane e compromettono sicuramente la qualità di vita. Dolori lancinanti (fitte definite “a morsa”) possono disturbare il soggetto colpito, potendolo immobilizzare anche per qualche minuto. Le terapie mediche esistenti mirano primariamente a ridurre i sintomi, in primo luogo le alternanze fra stipsi e diarrea e i dolori al basso ventre. Si ricorre dunque ad antispastici e miorilassanti intestinali, ad una dieta quantitativamente e qualitativamente moderata e l’evitamento di stress emotivi, noti per precipitare i sintomi. E’ da poco tempo che l’attività fisica è stata enfatizzata come terapia alternativa o complementare per i disturbi del tratto intestinale. Una nuova ricerca alla Sahlgrenska Academy, Svezia, riporta che i pazienti affetti da IBS hanno un miglioramento soggettivo significativo se praticano maggiore esercizio fisico. Questo è quanto riportato dalla ricerca condotta dalla Dr.ssa Elisabet Johannesson, fisioterapista con dottorato (PhD) in medicina interna.

Nella sua ricerca sperimentale, Elisabet ha seguito un gruppo di 102 pazienti con IBS, 81 donne e 21 uomini, a cui è stato dato individualmente il suggerimento di seguire maggiore attività fisica per migliorare la propria condizione. L’obiettivo per tutti era di eseguire attività fisica moderata o pesante per un tempo compreso fra i 20 minuti ed 1 ora, da 3 a 5 giorni la settimana. In alcuni casi questo ha implicato l’inizio di una nuova attività fisica, ad esempio cyclette, camminate o aerobica, mentre altri che avevano già attività fisica propria hanno solo ricevuto il consiglio di aumentarne la durata. Dopo 12 settimane, più di 4 persone su 10 che avevano fatto maggiore esercizio fisico, avevano raggiunto un miglioramento clinico significativo nei loro sintomi soggettivi. Attraverso tests ripetuti, questionari e interviste approfondite, sono stati valutata anche gli effetti a lungo termine. In media, dopo poco più di cinque anni dopo che era iniziato il primo studio, la maggiore attività fisica sembrava avere prodotto risultati stabili a più livelli. A causa del discomfort personale sintomatico, molte persone con IBS riducono di molto l’esercizio fisico, ma se lo aumentano molti di essi sperimentano una maggiore funzione e transito intestinale, un migliore controllo e maggiore abilità di influenzare la loro situazione.

Questo si applica pure alle persone con una colite “spastica” dominata dalla prevalenza di diarrea, a fronte del fatto che studi precedenti avevano dimostrato che una maggiore attività fisica incrementava la motilità intestinale. Tradizionalmente in caso di diarrea si ricorre ad una dieta astringente ed a qualche farmaco anti-diarroico, ma senza effetti duraturi poiché la causa emotiva sottostante non viene rimossa. In caso di stipsi, l’attività fisica è a maggior ragione ancora più raccomandata; anche qui le semplici indicazioni mediche (maggiore idratazione, introduzione di fibre alimentari) possono non avere effetto pieno, o su tutte le categorie di individui. In entrambi i casi, tuttavia, la gestione dello stress emotivo o psicologico è centrale poiché questa sindrome riconosce una causa psicosomatica di fondo. La Dr.ssa Johannesson stressa l’importanza di dare molta considerazione alla situazione personale del paziente con IBS, alla sua esperienza, quando si raccomandano consigli sull’esercizio fisico: “Le tipologie di esercizio ed i suoi scopi dovrebbero essere basati sui sintomi del soggetto ed i suoi interessi o propensioni. Stabilire delle priorità e trovare il tempo per il proprio benessere personale, o la propria salute fisica, può portare anche ad una migliore immagine di sé, ma è importante che l’esercizio sia progettato così che il paziente lo esegua nel migliore dei modi”.

  • a cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

Pubblicazioni scientifiche

Hajizadeh Maleki B et al. Cytokine. 2018 Feb; 102:18-25. 

Shahabi L et al. Psychol Health Med. 2016; 21(2):176-88.

Johannesson E et al. World J Gastroenterol. 2015; 21(2):600-8.

Lacy BE et al. Gastroenterol Hepatol. 2015; 11(4 Suppl 2):1-19.

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Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998, specialista in Biochimica Clinica dal 2002, ha conseguito dottorato in Neurobiologia nel 2006. Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. In libera professione, si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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