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“Soldi sporchi”: se non di intenzioni, sicuramente di germi

Vi siete mai chiesti cosa vi passa fra le mani quando maneggiate soldi? Opportunità? Capricci da soddisfare? Anche semplicemente fare la spesa settimanale? Tutte cose che non si vedono, inclusi i miliardi di batteri di cui sono pervasi e che passano da una mano all’altra, da un continente all’altro, al ritmo di una reazione a catena dentro un reattore atomico. Non è il prologo di una nuova serie sci-fi. I ricercatori della London Metropolitan University hanno esaminato banconote, monete, tasche, portafogli, portamonete ecc. e hanno notato che questi sono contaminati da questi batteri da persone che non si lavano le mani correttamente dopo essere andate in bagno. Il team ha scoperto che le banconote polimeriche di £5, £10 e quelle cartacee da £20 e £50 erano coperte da Staphylococcus aureus meticillina-resistente (MRSA), Enterococcus faecium (VRE) e Listeria. I primi due, MRSA e VRE, sono noti per essere resistenti agli antibiotici e difficili da trattare. Il Dr. Paul Matewele, professore di Microbiologia e i suoi colleghi hanno raccolto 36 campioni di queste banconote e monete e le hanno messe in capsule di Petri. Nelle otto settimane successive, hanno notato che le colonie batteriche crescevano sopra le denominazioni in condizioni di laboratorio.

I batteri potevano essere visti e identificati al microscopio quando i tamponi venivano prelevati dalle denominazioni. Una delle scoperte più scioccanti è stata trovare tanti microrganismi che prosperano sul metallo, un elemento che normalmente non ci si aspetterebbe di vedere coperto da germi viventi. Matewele ha spiegato che per le persone con un sistema immunitario compromesso, il rischio potrebbe essere enorme; se stai visitando persone in ospedale che potrebbero essere vulnerabili alle infezioni, potresti inconsapevolmente trasferire i batteri dal tuo denaro che è resistente agli antibiotici. L’MRSA, ad esempio, è stato elencato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come un’enorme minaccia per la vita ed è stato trovato su tutte le monete e banconote testate nello studio. Nei casi meno gravi, l’esposizione a MRSA può causare lesioni cutanee e bolle e, in casi gravi, può portare a cellulite e persino a sindrome da shock tossico fatale. Enterococcus faecium è stato anche notato su monete 2 penny, 5 penny e 10 penny e una banconota da £10. Questo è anche un batterio resistente agli antibiotici elencato dall’OMS che può essere difficile da trattare. La Listeria è stata trovata sui 20 penny, 50 penny e £1 e sulle banconote da £5, £10 e £20. Questo batterio è associato ad aborti spontanei e ad intossicazione alimentari.

I batteri si sono adattati al loro ambiente, facendo sì che le monete diventassero un terreno fertile per le specie nocive. Questa potrebbe essere una seria minaccia per la salute pubblica. La soluzione? Gli esperti raccomandano il lavaggio delle mani dopo aver maneggiato i soldi, per prevenire la diffusione di questi batteri mortali. Per esempio, il denaro contactless, l’uso di carte e smartphones per i pagamenti potrebbero essere un’opzione più saggia, dicono i ricercatori. I banchieri hanno detto che poiché i pagamenti con denaro sono in declino, con solo il 22% circa di tutte le transazioni che comportano lo scambio di denaro o monete, è possibile che col tempo il fenomeno vada arginandosi. Nel frattempo, anche se chi legge conosce le buone norme di comportamento ed igiene personale, vale la pensa ricordare che non tutti sono a conoscenza di tali regole, seppure banali e scontate. Certi gesti sono così automatici che spesso non si presta attenzione a cosa si rischia trasmettere al proprio vicino. Già il palmo della mano è una delle aree più contaminate della nostra pelle; dopo un’ora dall’essersi lavati le mani in modo corretto è in teoria possibile ritrovare già il 20% dell’originale flora batterica rimossa in precedenza. Immaginarsi cosa alberga nelle mani dopo un’intera mattinata trascorsa fra saluti, telefonate, tastiera del computer, fotocopiatrice e…bisogni fisiologici che non si possono fare a meno.

  • a cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

Pubblicazioni scientifiche

Angelakis E et al. Future Microbiol. 2014;9(2): 249–261.

Kalita M et al. Polish J Microbiol. 2013; 62(3):281-86.

Gedik H et al. Antimicrob Resist Infect Control 2013;2(1):22.

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Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998, specialista in Biochimica Clinica dal 2002, ha conseguito dottorato in Neurobiologia nel 2006. Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. In libera professione, si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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