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Pre-tumori della pelle: un vecchio farmaco si accoppia bene con uno nuovo

Il carcinoma a cellule squamose della pelle è il secondo tumore più comune negli Stati Uniti e la sua incidenza continua a salire. Questo tumore della pelle e il suo trattamento possono essere sfiguranti, costosi e persino pericolosi per la vita, il che rende essenziale migliorare le strategie preventive, secondo i dermatologi. Deriva principalmente da lesioni pre-cancerose chiamate cheratosi attiniche. La cheratosi attinica è il risultato di un’esposizione prolungata alla luce solare, principalmente da una vita, ma un’esposizione intensa e prolungata può fissare la trasformazione maligna delle cellule della pelle basale (cheratinociti). La luce solare, in particolare la parte UVB dello spettro, è il principale agente eziologico per questi tumori. I raggi ultravioletti B (280-320 nm) viene assorbito dal DNA nell’epidermide causando mutazioni. Dall’altra parte, l’UVB è richiesto per la produzione di vitamina D3 che converte i livelli di 7-deidrocolesterolo nella pelle in pre-vitamina D3, che poi si isomerizza in vitamina D3. Le misure preventive per contrastare la tumorigenesi cellulare sono idratazione della pelle e integratori con vitamina A, ma la terapia standard per cheratosi attinica è il 5-fluorouracile topico (5-FU) con le creme. Un nuovo studio mostra ora che la combinazione di due creme topiche già mostrate per cancellare le lesioni cutanee precancerose dalla pelle danneggiata dal sole, riduce anche il rischio che i pazienti svilupperanno in seguito il carcinoma a cellule squamose della pelle.

Lo studio, dalla Washington University School of Medicine di St. Louis, Massachusetts General Hospital e Harvard Medical School, è ora pubblicato sulla rivista JCI Insight. La terapia combina una formulazione in crema del farmaco di chemioterapia comune 5-fluorouracile con una forma sintetica di vitamina D chiamata calcipotriolo, un farmaco standard per la psoriasi, una ben nota malattia autoimmune che colpisce la pelle. I ricercatori hanno scoperto che la terapia riduce lo sviluppo del carcinoma cutaneo a cellule squamose sul cuoio capelluto e sul viso ma non sulle braccia. Lo stesso gruppo di ricerca ha dimostrato che il calcipotriolo attiva i linfociti T del sistema immunitario, che quindi attaccano le cellule tumorali. In una precedente sperimentazione clinica condotta presso il Siteman Cancer Center al Barnes-Jewish Hospital e alla Washington University School of Medicine, una combinazione di questa immunoterapia più la chemioterapia ha eliminato le cheratosi attiniche meglio della sola chemioterapia standard. Gli investigatori hanno ottenuto dati di follow-up per oltre la metà dei 132 pazienti nella sperimentazione clinica originale per un massimo di tre anni dopo il trattamento iniziale. I ricercatori hanno scoperto che i pazienti che avevano ricevuto la terapia di associazione avevano un rischio inferiore di sviluppare carcinoma a cellule squamose sulla pelle del viso e del cuoio capelluto rispetto ai pazienti che avevano ricevuto una terapia standard.

Dei 30 pazienti che hanno ricevuto la terapia di associazione, due (7%) hanno sviluppato un carcinoma a cellule squamose della pelle entro tre anni. Di 40 pazienti che hanno ricevuto terapia standard, 11 (28%) hanno sviluppato carcinoma a cellule squamose della pelle nello stesso periodo di tempo. Questa differenza era statisticamente significativa. Questa scoperta fornisce la prima prova clinica del concetto che una terapia immuno-modulante diretta contro i tumori pre-maligni può prevenire il cancro. Gli investigatori hanno ipotizzato che le terapie topiche possano penetrare nella pelle del viso e del cuoio capelluto più di quella delle braccia e indurre una risposta immunitaria più forte in quelle aree. Il team ha testato la stessa combinazione per un’altra forma tumorale, la malattia di Paget extramammaria, su tre donne che presentavano la malattia in alcune posizioni specifiche (genitali, perianali e periorali). La malattia extramammaria di Paget ricorre frequentemente anche dopo una gestione chirurgica aggressiva e può essere refrattaria a molte terapie topiche e locoregionali. I ricercatori hanno anche notato che questo regime di trattamento era relativamente breve (i trattamenti topici venivano applicati due volte al giorno per quattro giorni) e un regime più lungo può essere necessario per essere efficace per le braccia e altre parti del corpo.

Pertanto, gli scienziati ipotizzano che, oltre alla cheratosi attinica, il trattamento palliativo con una combinazione di fluorouracile e calcipotriolo possa essere un’opzione praticabile per i pazienti con carcinoma cutaneo sia con malattia di Paget refrattaria recidivante.

 

  • A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

Pubblicazioni scientifiche

Molina GE, Khalifian S et al. JAMA Dermatol. 2019 Feb 20. 

Rosenberg AR et al., Demehri S. JCI Insight. 2019 Mar 21;4(6).

Zaalberg A et al. J Invest Dermatol. 2019 Jan; 139(1):62-70.

Cunningham TJ et al. J Clin Invest. 2017 Jan 3; 127(1):106-16. 

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Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998, specialista in Biochimica Clinica dal 2002, ha conseguito dottorato in Neurobiologia nel 2006. Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. In libera professione, si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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