La memoria di lavoro è la parte della memoria a breve termine che memorizza e gestisce temporaneamente le informazioni necessarie per compiti cognitivi come l’apprendimento, il ragionamento e la comprensione. La memoria di lavoro è criticamente coinvolta in molte funzioni cognitive superiori, tra cui l’intelligenza, la risoluzione dei problemi creativi, il linguaggio e la pianificazione delle azioni. Svolge un ruolo importante nel modo in cui elaboriamo, usiamo e ricordiamo le informazioni. Un gruppo di psicologi ha trovato forti associazioni tra la memoria di lavoro – un elemento fondamentale di una mente funzionante – e tre fattori legati alla salute: il sonno, l’età e l’umore depresso. Il team riferisce inoltre che ognuno di questi fattori è associato a diversi aspetti della memoria di lavoro. I ricercatori, guidati dal Dr. Weiwei Zhang, professore associato di Psicologia all’Università della California, a Riverside, hanno scoperto che l’età è negativamente correlata all’aspetto “qualitativo” della memoria di lavoro – cioè, quanto è forte o quanto accurata la memoria è. In altre parole, più è anziana la persona, più debole e meno precisa la memoria della persona.
Al contrario, scarsa qualità del sonno e umore depresso sono legati a una ridotta probabilità di ricordare un evento precedentemente sperimentato – l’aspetto “quantitativo” della memoria di lavoro. I ricercatori hanno eseguito due studi. Nel primo studio, hanno campionato 110 studenti universitari per misurazioni auto-riferite di qualità del sonno e umore depresso e la loro relazione indipendente con misure sperimentali della memoria di lavoro. Nel secondo studio, i ricercatori hanno campionato 31 membri di una comunità di età compresa tra 21 e 77 anni. In questo studio, i ricercatori hanno studiato l’età e il suo rapporto con la memoria di lavoro. I ricercatori sono i primi a isolare statisticamente gli effetti dei tre fattori sulla quantità e sulla qualità della memoria di lavoro. Sebbene tutti e tre i fattori contribuiscano a una lamentela comune sulla memoria nebbiosa, sembrano comportarsi in modi diversi e possono derivare da meccanismi potenzialmente indipendenti nel cervello. Questi risultati potrebbero portare a futuri interventi e trattamenti per contrastare gli impatti negativi di questi fattori sulla memoria di lavoro.
Il Dr. Zhang ha spiegato concetti e risultati: “Altri ricercatori hanno già collegato ciascuno di questi fattori separatamente alla funzione di memoria di lavoro complessiva, ma il nostro lavoro ha esaminato come questi fattori sono associati alla qualità e quantità della memoria – la prima volta che è stato fatto. Per esempio, gli anziani hanno maggiori probabilità di sperimentare stati d’animo negativi rispetto agli adulti più giovani, mentre la scarsa qualità del sonno è spesso associata all’umore depresso. L’approccio frammentario utilizzato nelle precedenti indagini su queste relazioni – esaminando la relazione tra uno di questi fattori legati alla salute e memoria di lavoro – potrebbe aprire la possibilità che un effetto osservato possa essere influenzato da altri fattori. Ora siamo più fiduciosi ora su come ognuno di questi fattori influisce sulla memoria di lavoro. Ciò potrebbe darci una migliore comprensione del meccanismo di base nella demenza senile: per far funzionare al meglio la mente, è importante che gli anziani si assicurino di avere una buona qualità del sonno ed essere di buon umore. Non è sempre facile, anzi si sa bene quanto gli anziani risultino vulnerabili psicologicamente, a causa della loro relativa fragilità già in un buon stato di salute. Le cose peggiorano quando vi sono patologie concomitanti”.
Successivamente, il team prevede di lavorare su potenziali interventi per il declino della memoria con l’età. Ed hanno già iniziato attraverso approcci di medicina biofisica tramite la stimolazione magnetica trans-cranica (SMT), paragonandola all’elettro-agopuntura. Hanno pubblicato in parallelo al lavoro precedente uno studio in soggetti sani sugli effetti della SMT nella performance della memoria di lavoro. Quarantaquattro studenti universitari sono stati reclutati come soggetti sperimentali e divisi casualmente in due gruppi, da un progetto sperimentale crossover a doppio stadio in doppio cieco. Il gruppo A ha ricevuto un intervento SMT seguito da almeno 1 settimana di periodo di pausa senza uso di elettro-agopuntura. Il gruppo B ha avuto la sequenza opposta di interventi. Si è notate una differenza nei tempi di risposta corretta fra soggetti sottoposti a SMT, rispetto a quelli che avevano ricevuto elettro-agopuntura, essendo più corta nei primi. E’ un risultato preliminare ma significativo, che secondo i ricercatori merita ulteriori approfondimenti in soggetti anziani con problemi cognitivi e di memoria.
I risultati sono pubblicati nella rivista Journal of the International Neuropsychological Society.
- A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
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