La mortalità dovuta al cancro alla prostata è solitamente correlata alla sua probabilità di metastatizzare, soprattutto all’osso. I biomarkers prognostici sono urgentemente necessari per prevedere l’aggressività della malattia in modo da poter selezionare un trattamento biomedico appropriato. Un a ricerca pubblicata sulla rivista American Journal of Pathology indica che CCN3, una proteina secreta nella matrice extracellulare tra le cellule, può essere un fattore importante che promuove l’invasione del cancro alla prostata dell’osso e può aiutare nell’identificazione dei pazienti con cancro alla prostata a rischio più elevato di risultati scadenti. CCN3, noto anche come gene sovraespresso nel nefroblastoma (NOV), è un membro della famiglia CCN di proteine di segnalazione secrete nella matrice extracellulare, che è lo spazio al di fuori delle cellule che supporta le cellule, come un’impalcatura, e ospita la comunicazione intercellulare. Si ritiene che questa famiglia di proteine sia coinvolta in una vasta gamma di processi biologici, come la proliferazione cellulare, la motilità, l’invasività e la formazione dei vasi sanguigni o angiogenesi. Altri scienziati hanno dimostrato che CCN3 promuove la metastasi del cancro al seno.
I ricercatori hanno analizzato i campioni di cancro alla prostata per valutare il contenuto di CCN3 e confrontare i livelli con i dati clinici dei pazienti. Nella prima serie composta da 285 campioni di pazienti ottenuti da una biobanca, alta espressione di CCN3 (misurata mediante istochimica) correlata a una sopravvivenza globale accorciata e allo sviluppo di metastasi ossee a 10 anni. Anche il rischio di morire di cancro alla prostata è stato maggiore nei pazienti con alta espressione di CCN3. Un secondo gruppo di campioni di tessuto è stato acquisito attraverso cinque centri medici appartenenti alla rete canadese di biomarcatori del cancro alla prostata, che ha prodotto 1.259 campioni di cancro alla prostata primari. I risultati erano simili a quelli del primo gruppo di campioni, in questo caso utilizzando l’istofluorescenza. I pazienti con la più alta espressione di CCN3 avevano maggiori probabilità di sviluppare metastasi ossee dopo 15 anni e avevano maggiori probabilità di sviluppare una recidiva biochimica a tre e cinque anni rispetto al gruppo CCN3 basso. Tuttavia, non sono state riscontrate differenze significative nei tassi di sopravvivenza tra i gruppi CCN3-alto e -basso.
Gli investigatori hanno anche misurato i livelli di CCN3 in diversi tipi di cellule di cancro alla prostata. Hanno osservato che l’espressione di CCN3 era più alta nelle linee cellulari della prostata note per formare metastasi ossee osteolitiche (che distruggono le ossa) in vivo e più basse in linee cellulari note per essere meno aggressive. Esplorando il meccanismo, hanno anche scoperto che il dominio C-terminale (CT) della proteina CCN3, ritenuto cruciale per il ruolo di CCN3 nella proliferazione cellulare, svolge un importante ruolo funzionale nella distruzione ossea metastatica. Il suo ruolo in questo fenomeno sembra supportato da un lavoro indipendente che ha analizzato il ruolo centrale di questa proteina nel compartimento sanguigno. CCN3 è espresso e secreto dalle cellule progenitrici ematopoietiche nel midollo osseo normale. CCN3 agisce attraverso le principali vie di segnalazione delle cellule staminali, includendo Notch e Bone Morphogenic Protein (BMP). Ciò collega CCN3 con la modulazione dell’auto-rinnovamento e della maturazione di un certo numero di linee cellulari tra cui midollari, osse e formanti cartilagine (condrogeniche). Questo potrebbe in parte spiegare la preferenza delle cellule tumorali prostatiche verso il tessuto osseo.
Il ricercatore Peter M. Siegel, PhD, del Goodman Cancer Research Center, McGill University, Montreal, Canada, ha riassunto la ricerca: “Il nostro lavoro indica che CCN3 funziona per promuovere la formazione delle metastasi ossee del carcinoma della prostata e ne supporta l’uso, dopo ulteriori validazioni, come un biomarker che predice la metastasi all’osso. L’espressione di CCN3 si correla con la malattia aggressiva e si correla negativamente con l’espressione dell’antigene prostatico specifico (PSA), un marcatore ben noto di attività del recettore degli androgeni. Ma c’è di più: i dati sui microarray dei campioni di tessuto tumorale confermano che CCN3 è positivamente correlato con l’aggressività cellulare e non è coerente con un ruolo di soppressore del tumore (oncosoppressore) in pazienti con carcinoma della prostata. Il nostro lavoro supporta ulteriori indagini di CCN3 come un biomarker prognostico per predire la recidiva del tumore prostatico all’osso”.
- A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
Pubblicazioni scientifiche
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Dott. Gianfrancesco Cormaci

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