È già noto da qualche anno che chi è affetto da apnea ostruttiva notturna, ha un rischio maggiore del normale di sviluppare problemi di infertilità. Le connessioni apparenti non sono state ancora comprese, ma il problema non è da sottovalutare, poiché si stima che globalmente almeno il 20% della popolazione accusi un disturbo di questo tipo, spesso senza avere consapevolezza del problema. Inoltre, il disturbo del sonno senza apnea (NASD) è significativamente correlato alla comparsa di altre situazioni patologiche, come l’ipertensione, il diabete tipo 2 e l’insufficienza renale cronica. Ma non sembra finire qui. Oltre all’apnea notturna, anche altri disturbi del sonno sarebbero legati all’aumento del rischio di infertilità, sia tra tra le donne che fra gli uomini. Per le donne, è quanto avrebbe evidenziato una ricerca pubblicata l’anno scorso da un team del Tri-Service General Hospital di Taipei, a Taiwan.
Il dottor I-Duo Wang e colleghi hanno esaminato i dati provenienti da 16.718 donne diagnosticate con disturbi del sonno tra il 2000 e il 2010, confrontandole con un gruppo di controllo di 33.436 donne senza tali problemi. All’inizio dello studio, tutte le donne avevano un’età media di circa 35 anni. Dopo un follow-up di circa cinque anni, 29 donne del gruppo con disturbi del sonno e 34 del gruppo di controllo avevano presentato infertilità. Prima di prendere in considerazione fattori come età e comorbidità, le donne che soffrivano di disturbi del sonno avevano già di loro una probabilità di andare incontro a infertilità 2,7 volte maggiore. Dopo l’aggiustamento dei dati, secondo i ricercatori la probabilità tra le donne con problemi di sonno di andare incontro a infertilità era di 3,7 volte maggiore. E con i disturbi del sonno, le donne avrebbero avuto anche una probabilità maggiore di irregolarità mestruali, patologie alla tiroide, ansia e depressione.
Nonostante lo studio abbia comportato l’arruolamento di più di 50.000 donne come campione rappresentativo, tuttavia non è uno studio randomizzato che ha approfondito il rapporto causa-effetto tra i disturbi del sonno e i problemi di fertilità. Inoltre, i ricercatori non hanno preso in considerazione altri fattori importanti noti per condizionare la fertilità, come il tabagismo, l’abuso di alcolici e l’esercizio fisico. Una possibilità interessante è che, come altri disturbi del sonno, l’apnea notturna o altri disturbi senza apnea condizionino la melatonina, un ormone che è caro alle donne perché un regolatore naturale del ciclo mestruale. La melatonina è prodotta dal cervello durante la notte, mentre la sua sintesi viene inibita con la luce del giorno. La fatica cronica, lo stress psicologico prolungato, il lavoro notturno ed un sonno interrotto (2-5 volte a notte), possono col tempo compromettere la regolarità della sintesi di questo ormone.
Per quanto riguarda gli uomini, invece, pare che il sonno interrotto causi infertilità perchè crea problemi ad un tessuto chiamato emato-epididimale, che ha somiglianze con la barriera ematoencefalica che separa il circolo periferico da quello del cervello. Questo è quello che è stato evidenziato in ratti maschi sottoposti a deprivazione di sonno. Diversi studi riportano vari aspetti dell’associazione tra il sistema circadiano e la funzione riproduttiva maschile negli animali e nell’uomo sia in condizioni fisiologiche che nel caso della subfertilità. Inoltre, variazioni genetiche comuni nei geni dell’orologio circadiano nell’uomo e modelli animali supportano il ruolo dei ritmi circadiani nella fertilità maschile nell’uomo. I dati epidemiologici di un gruppo di ricerca sloveno, dimostrano i cambiamenti diurni e stagionali, nonché l’effetto dei cicli sonno / veglia sulla qualità del seme. Gli effetti sarebbero modesti e comunque da riprodurre, ma potrebbero dipendere dalla qualità degli studi condotti.
Non è infrequente che individui stressati cronici o abituati a turni lavorativi notturni per lungo tempo, mostrino un’inversione dei ritmi circadiani. Esistono studi che hanno in precedenza analizzato la correlazione fra alterazioni dei cicli sonno-veglia e la capacità riproduttiva. Ma non è stato mai approfondito alcun meccanismo sottostante. Mentre è possibile che la melatonina controlli l’apparato riproduttivo in loco, attraverso azioni dirette sull’apparato riproduttivo, non è noto come essa possa condizionare la fertilità rimanendo nel compartimento cerebrale. È anche possibile che il sonno disturbato faccia leva su individui già predisposti all’infertilità, con la simultanea presenza o meno di fattori esterni (ambientali o stile di vita) che fungano da agente precipitante o predisponente. Ma questo resta ancora terreno di indagine, dal quale si attendono interessanti risposte.
- a cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, Medico specialista in Biochimica Clinica.
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Dott. Gianfrancesco Cormaci

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