La preeclampsia o gestosi è un disordine devastante che si manifesta improvvisamente nella seconda metà della gravidanza e causa gravi problemi di salute sia alla madre che al bambino. La preeclampsia può causare ipertensione e insufficienza d’organo nelle madri e portare a nascite pretermine e persino alla nascita di un morto. Aumenta anche il rischio di sviluppare malattie croniche per tutta la vita come il diabete e le malattie cardiache. Esistono due tipi principali di preeclampsia: preeclampsia a esordio precoce diagnosticata prima di 34 settimane di gravidanza e preeclampsia a esordio tardivo diagnosticata a partire da 34 settimane. La stragrande maggioranza delle attuali strategie di screening e monitoraggio si concentra sulla preeclampsia ad esordio precoce, che comprende solo il 10-15% di tutti i casi di preeclampsia, mentre la preeclampsia tardiva è stata ampiamente trascurata. La scoperta di due nuovi biomarkers, chiamati FKBPL e CD44, ha il potenziale per cambiare il modo in cui viene gestita la condizione, secondo una ricerca pubblicata sul Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism.
L’autore senior, il Dr. Lana McClements dell’Università della Tecnologia di Sydney, ha spiegato: “I biomarcatori possono essere utilizzati per diagnosticare e valutare il rischio di ottenere preeclampsia sia nella gravidanza precoce che tardiva, in donne che altrimenti sembrano in buona salute. Sono particolarmente utili per diagnosticare casi di preeclampsia a esordio tardivo, tra il secondo e il terzo trimestre, un periodo che attualmente non dispone di biomarkers affidabili. I biomarkers consentono la previsione della placenta irregolare o della funzione vascolare materna, che sono le cause fondamentali alla base della preeclampsia. Ciò potrebbe portare alla diagnosi precoce e alla prevenzione della gestosi grave e delle complicanze associate, compresa la morte, fornendo anche informazioni sui meccanismi della malattia e sui possibili obiettivi del trattamento. La ricerca ha anche il potenziale per migliorare lo sviluppo di terapie per la gestosi perché l’aumento di FKBPL, può essere inibito dalle cellule staminali mesenchimali che possono potenzialmente arrestare lo sviluppo della preeclampsia”.
Un altro studio ha analizzato il ruolo della vasfatina nella comparsa di questa condizione. La visfatina è una chemochina prodotta dal tessuto adiposo ed è associata all’insulino-resistenza e alla sindrome metabolica. Questo enzima sembra essere ridotto nell’obesità e ha la funzione di proteggere le cellule beta del pancreas dagli effetti dell’obesità. Un team di ricercatori dell’Università di Zarajan in Iran, ha recensito una meta-analisi per vedere se veramente questa “adipochina” è coinvolta nella comparsa o in qualche fenomeno biologico associato alla gestosi. Un’analisi approfondita di tutti i motori di ricerca scientifici ha reso elegibili 13 studi clinici che hanno prodotto una coorte di 536 individui. I ricercatori hanno osservato che il rischio pre-eclampsia è associato ad un aumento statisticamente molto significativo del livello di visfatina (p=0.007). Un certo effetto aggiuntivo era determinato dall’influenza della pressione sistolica del soggetto indagato. Per quanto significativi siano i dati, il team ritiene che dovrebbe essere condotto uno studio clinico mirato alla conferma di questi risultati.
Un altro studio ancora, infine, ha valutato l’impatto dello stress ossidativo e la ricerca di markers correlati per stabilire la loro forza alla gravità della gestosi. Un team dell’Università Federale di Alagolas in Brasile, ha analizzato markers enzimatici (catalasi, SOD, MPO), ossidativi (MDA, perossidi, glutatione o GSH) ed infiammatori (una batteria di citochine) in campioni di tessuto placentare da 100 donne che avevano partorito poco prima e che avevano gestosi. Dei biomarkers più elevati rispetto ai controlli, vi erano catalasi, SOD, rapporto GSH/GSSG ed interleuchina-6. Sono stati trovati, inoltre, associazioni positive tra livelli di GSH placentare e peso corporeo, circonferenza del cranio e del torace ed età gestazionale alla nascita. I livelli di GSH placentare erano l’unico biomarker, tra quelli studiati, correlato positivamente con esiti perinatali benefici. Queste alte concentrazioni di alcuni antiossidanti (enzimi e tioli), che potrebbero essere un meccanismo di compensazione contro lo stress ossidativo che compare nella condizione.
- A cura del Dr. Gianfrancesco Cpormaci, PhD; specialista in Biochimica Clinica.
Pubblicazioni scientifiche
Todd N et al. J Clin Endocrinol Metab. 2020 Jul 3:dgaa403.
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Dott. Gianfrancesco Cormaci

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