Le neoplasie mieloproliferative sono un tipo di tumore del sangue che inizia con una mutazione patologica (cambiamento) in una cellula staminale nel midollo osseo che causa la produzione di troppi globuli rossi, globuli bianchi o piastrine. Le neoplasie mieloproliferative sono una malattia cronica e debilitante. Nuovi trattamenti sicuri ed efficaci di questa malattia miglioreranno la qualità della vita di questi pazienti. La maggior parte dei pazienti muore per trasformazione della malattia in una leucemia più fatale o per mielofibrosi, una cicatrice del midollo osseo. Al momento non ci sono trattamenti specifici per la mielofibrosi. Ad oggi, la maggior parte degli sforzi per lo sviluppo di farmaci si è concentrata sulla mutazione JAK2V617F, ma questo approccio non è riuscito a cambiare radicalmente il decorso della malattia. Nel tentativo di migliorare la sopravvivenza dei pazienti con neoplasie mieloproliferative, un tipo di leucemia, i ricercatori hanno inibito una proteina specifica (alfa5beta1 integrina) per ridurre il numero di grandi cellule del midollo osseo (megacariociti) in un modello sperimentale.
Questo tipo di approccio terapeutico non è mai stato tentato prima. Si ritiene che un aumento del numero di megacariociti sia la causa di molti problemi osservati in questa malattia. Però, la secrezione di fibronectina proteica da parte delle cellule stromali dei pazienti con mielofibrosi è correlata alla fibrosi e alla gravità della malattia. Shinobu Matsuura, DVM, PhD, autore principale, istruttore di Medicina presso la Boston University School of Medicine (BUSM), con il suo team ha utilizzato due serie di modelli sperimentali per questa nuova ricerca. Ha alterato il gene JAK2V617F in un gruppo per indurre sintomi di neoplasie mieloproliferative. Il secondo gruppo era il controllo: quando entrambi i gruppi erano esposti a un anticorpo contro l’integrina alfa5beta1, il numero di megacariociti diminuiva nel midollo osseo nel gruppo con il gene alterato, mentre non sono stati osservati cambiamenti nel gruppo di controllo. Tramite questi dati, i ricercatori hanno l’obiettivo finale di trovare trattamenti efficaci per la mielofibrosi, che può verificarsi in seguito a molte malattie ed è una condizione terminale.
Dall’altra parte di queste buone notizie, i ricercatori del Children’s Cancer Institute hanno scoperto cosa si potrebbe rivelare un modo nuovo e migliorato per curare un cancro del sangue a prognosi sfavorevole, la leucemia mieloide acuta o la LMA. A differenza della leucemia linfoblastica acuta (ALL), il tumore infantile più comune, la LMA è notoriamente difficile da curare, spesso dimostrando resistenza ai trattamenti standard. I ricercatori hanno indagato su ciò che ritengono essere la causa principale della resistenza al trattamento, le cellule staminali della leucemia, e ora hanno colpito un nuovo approccio terapeutico che agisce prendendo di mira queste cellule. Se le cellule staminali nel sangue diventano cancerose, possono moltiplicarsi senza controllo, causando la leucemia. E mentre le cellule staminali della leucemia rimangono sempre nel corpo di un bambino, quel bambino rimane a rischio di ricaduta.  Pertanto, la dott.ssa Jenny Wang, ricercatrice principale, capo del gruppo Cancer and Stem Cell Biology Group, ha sviluppato un nuovo approccio per impedire alle cellule staminali della leucemia di auto-rinnovarsi.
In particolare, utilizza un trattamento anticorpale (anti-RSPO3) per interferire con l’interazione tra due molecole chiave pensate per guidare il processo di auto-rinnovamento. La R-spondin 3 è una proteina codificata dal gene RSPO3 che è implicata nello sviluppo embrionale e nel differenziamento delle cellule staminali. E così, i ricercatori hanno scoperto che il trattamento non solo ha ridotto notevolmente la quantità di leucemia, ma ha anche impedito la crescita di nuove cellule staminali. È importante sottolineare che non ha danneggiato le cellule staminali sane, poichè i bambini trattati per la LMA devono ricostituire il loro sistema sanguigno dopo il trattamento. Soprattutto, la nuova terapia mirata ha il potenziale per sostituire la chemioterapia intensiva, la causa di gravi effetti collaterali a lungo termine. Una linea parallela che il team sta seguendo è quella di colpire le proteine epigenetiche della famiglia chiamata Jumonji, un gruppo di enzimi che regolano la metilazione della cromatina. Tramite il loro lavoro genetico, questi enzimi regolano la catena della glicolisi, la via metabolica centrale per produrre energia dal glucosio, il combustibile preferito delle cellule normali, ma soprattutto dal quelle tumorali.
- A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
Pubblicazioni scientifiche
Matsuura S et al. Blood. 2020 Jun 18; 135(25):2286-2291.
Salik B et al. Cancer Cell 2020 Jun 1:S1535-6108(20)30264-6.
Lynch JR, Salik B et al. Leukemia 2019 Jun; 33(6):1400-1410.

Dott. Gianfrancesco Cormaci

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