I pazienti con artrite reumatoide (AR) presentano un aumentato rischio di malattie cardiovascolari (CVD) a seguito di una complessa interazione tra infiammazione cronica e fattori di rischio CVD tradizionali. Questo rischio è paragonabile a quello dei pazienti con diabete mellito. Un forte legame tra fumo di tabacco ed eventi CVD è stato identificato nella popolazione generale e nei pazienti con AR. In effetti, una metanalisi del 2015 ha rivelato che i pazienti con AR che erano fumatori, avevano una morbilità CVD superiore del 50% rispetto ai non fumatori. Inoltre, il fumo è un fattore di rischio modificabile ben definito nello sviluppo dell’AR e provoca una progressione accelerata della malattia nonché una risposta attenuata ai farmaci. Pertanto, la cessazione del fumo nei pazienti con AR può rappresentare un’opportunità per “prendere due piccioni con una fava”. Non sorprende che si raccomanda di smettere di fumare nelle linee guida della Società Europea di Cardiologia, nelle raccomandazioni EULAR per la gestione del rischio di CVD nella RA e nelle raccomandazioni EULAR per la gestione dell’artrite precoce.
Nella popolazione generale, il fumo è associato ad un aumento dei grassi sanguigni, mentre la cessazione del fumo porta a un miglioramento dei profili lipidici. Tuttavia, questa associazione non è stata studiata in pazienti con AR. Per la popolazione generale, è stata osservata una riduzione del rischio di CVD del 50% entro i primi 2 anni dopo l’interruzione del fumo, mentre il rischio di ictus ischemico è paragonabile a quello dei non fumatori mai 5 anni dopo l’interruzione del fumo. I dati sull’effetto della cessazione del fumo e sulla prevenzione di futuri eventi CVD nell’AR sono limitati a uno studio retrospettivo basato su cartelle cliniche che ha riscontrato una riduzione significativa del rischio di ricovero in ospedale a causa di eventi CVD nei primi rispetto ai non fumatori. Questo è stato confermato in uno studio condotto dall’Università di Copenaghen, in una vecchia coorte di 3300 pazienti ben nota alla comunità clinica. In tale coorte di pazienti con AR, è stato dimostrato che il rischio di futuri eventi CVD è significativamente più basso nei pazienti con AR che hanno smesso di fumare rispetto a quelli che continuano a fumare.
È interessante notare che, sebbene non vi fossero differenze significative nei tassi di eventi CVD tra i non fumatori e gli ex fumatori, il tasso di eventi era significativamente più elevato tra i pazienti con AR che erano fumatori attuali. Questa differenza può essere spiegata, almeno in parte, da un continuum in termini di peggioramento dei profili dei fattori di rischio CVD da non fumatori a ex-fumatori ai fumatori attuali nei pazienti con AR ed è supportata da prove esistenti sull’impatto del fumo sugli eventi cardiovascolari e sul profilo di rischio. Un’altra causa potrebbe essere che i fumatori avevano maggiori probabilità di avere una maggiore attività della malattia, che è un importante fattore di rischio CVD associato all’AR. Inoltre, gli ex-fumatori avevano maggiori probabilità di essere in remissione o di avere una moderata attività della malattia rispetto agli attuali fumatori. Questo è stato anche trovato in uno studio di registro che confronta l’attività della malattia attraverso lo stato di fumo tra i pazienti statunitensi con anticorpi anti-CCP positivi, dove ex-fumatori e non fumatori avevano un’attività della malattia inferiore rispetto ai fumatori.
Sebbene l’effetto preventivo CVD della cessazione del fumo sia ben documentato nella popolazione generale, le informazioni sull’impatto della cessazione del fumo nei pazienti con AR sono state finora limitate. Tuttavia, i risultati confermano l’ipotesi che la cessazione del fumo nei pazienti con AR porta a una riduzione del rischio cardiovascolare, avvicinandosi al basso rischio osservato nei non fumatori. I meccanismi alla base di questa riduzione del rischio possono risiedere, almeno in parte, negli altri risultati del nostro studio; in particolare, migliori profili dei fattori di rischio CVD e ridotta attività della malattia. Inoltre, il fumo ha effetti diretti sulle pareti dei vasi, che sono noti per aggravare l’aterosclerosi, tra cui una maggiore rigidità arteriosa e disfunzione dell’endotelio arterioso, che non è stata misurata nel presente studio. I benefici della cessazione del fumo sugli esiti specifici della malattia e gli effetti a lungo termine sulla malattia sono stati studiati in misura limitata. Tuttavia, è attualmente consigliato che i professionisti reumatologi incoraggino la cessazione del fumo nei pazienti con artrite reumatoide.
- A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
Pubblicazioni scientifiche
Aimer P, Treharne G et al. Arthritis Care Res 2017; 69:28–37.
Joseph RM, Movahedi M et al. RMD Open 2017; 3:e000506.
Agca R, Heslinga SC et al. Ann Rheum Dis 2017; 76:17–28.
Sokolove J, Wagner CA et al. Rheumatology 2016; 55:1969.
Chang K, Yang SM et al. Int J Mol Sci 2014; 15:22279–95.
Sugiyama D, Nishimura K et al. Ann Rheum Dis 2010; 69:70.

Dott. Gianfrancesco Cormaci

Ultimi post di Dott. Gianfrancesco Cormaci (vedi tutti)
- La questione dei conservanti alimentari oggi: consapevolezza e sicurezza impongono alternative - Giugno 29, 2022
- Toxoplasmosi e le sue forme: i pericoli nascosti e gli sforzi della ricerca per combatterla - Giugno 29, 2022
- Microbiota e mycobiota: i due inquilini che risentono in modo opposto agli antibiotici - Giugno 29, 2022
- Mal di testa fra gli adolescenti: la pandemia ha sicuramente riscosso il suo tributo sulla salute - Giugno 28, 2022
- Trombosi come prime manifestazioni dei tumori: un fenomeno sottostimato in crescita - Giugno 24, 2022