L’obesità, in cui il grasso in eccesso si accumula nel corpo, è oggi uno dei problemi di salute pubblica più diffusi. Nel 2015, 600 milioni di adulti (12%) e 100 milioni di bambini erano obesi in tutto il mondo. L’obesità aumenta l’incidenza di varie malattie, tra cui malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2, artrosi, depressione e cancro. La causa dell’obesità è una combinazione di assunzione eccessiva di cibo, mancanza di attività fisica e suscettibilità genetica. Tradizionalmente, le persone con un indice di massa corporea (BMI, peso/quadrato dell’altezza) superiore a 30kg/m2 sono considerate obese. Tuttavia, la crescente evidenza mostra che il BMI non può riflettere accuratamente sovrappeso o obesità, poiché il peso corporeo potrebbe essere acquisito da altri tessuti ad alta densità come i muscoli. Inoltre, il BMI non è stato in grado di distinguere la distribuzione del grasso in tutto il corpo, il che ha un netto contributo alla salute.
Il tessuto adiposo si distribuisce in varie posizioni del corpo. È sempre più chiaro che diversi tipi di grasso corporeo hanno funzioni distinte. L’adiposo viscerale respinge i lipidi alimentari immagazzinando calorie in eccesso sotto forma di trigliceridi. L’adiposo sottocutaneo fornisce isolamento, ammortizzazione e funge da deposito di accumulo di energia a lungo termine. Di solito, il grasso sottocutaneo non è dannoso per la salute, mentre l’eccesso di grasso viscerale è collegato a malattie legate all’obesità, come diabete di tipo 2, insulino-resistenza e malattie infiammatorie. Gli adipociti immagazzinano lipidi e secernono varie adipochine metaboliche (tipo di citochine), svolgendo ruoli essenziali nella regolazione metabolica. La disregolazione dell’adipogenesi è associata alla ridotta capacità di immagazzinare i lipidi in eccesso, portando ad adipociti ipertrofici e insulino-resistenti. Uno dei tessuti umani che può essere influenzato dalle adipochine è l’osso.
È noto che il sovrappeso o l’obesità influiscono negativamente sulla forza ossea e possono predisporre all’osteopenia o all’osteoporosi. Ebbene, la cosa sembra reciproca dato che anche una delle proteine fondamentali della stabilità ossea, la proteina Gla, può condizionare le risposte cellulare nel tessuto grasso viscerale. La proteina matrice Gla (MGP) è una piccola proteina 14 kDa dipendente dalla vitamina K. È ben noto come un potente inibitore della calcificazione, coinvolto nel metabolismo vascolare del calcio. La sua forma non-carbossilata e non fosforilata (dp-ucMGP) ha una bassa affinità per il calcio vascolare ed è segnalato essere associata ad un aumentato rischio di aterosclerosi e malattie cardiovascolari. Ecco perché un team di ricercatori dell’Università di Jiaotong, Cina, ha studiato la funzione dell’MGP nell’adipogenesi e ha rilevato l’associazione dell’MGP inattiva con l’adiposità.
I risultati dell’indagine mostrano che MGP regola la differenziazione, la conservazione dei lipidi e la lipolisi delle cellule adipose. Questo fa avanzare una giusta ipotesi di un potenziale fattore contribuente non solo all’osteoporosi ma alle cardiopatie su base dismetabolica. Se la proteina Gla necessita di vitamina K per funzionare, una carenza di vitamina K può predisporre anche al sovrappeso per parziale compromissione della proteina Gla. E non è tutto; gli antagonisti della vitamina K comunemente usati in campo cardiologico (warfarin, dicumarolo) nei casi più gravi, potrebbero contribuire ad un altro lato della cardiovasculopatia. Al di là della loro azione preventiva sulla coagulazione patologica e la formazione di trombi causa di infarti o ictus, essi predisporrebbero alla formazione di adipe viscerale che si associa proprio al rischio cardiovascolare.
Infatti, il team di ricercatori ha potuto testare che l’effetto di questi anticoagulanti nei topi è quello di alterare il metabolismo del tessuto adiposo viscerale, dopo 8 settimane di somministrazione a dosi paragonabili alla dose giornaliera assunta da un cardiopatico. Una riduzione del grasso si è avuta, invece, intorno alle gonadi. Il livello sierico di dp-ucMGP inoltre, è risultato positivamente associato all’adiposità viscerale e anche con le quantità di colesterolo definito “buono o cattivo”. Gli scienziati hanno scoperto una significativa correlazione positiva tra i livelli sierici di dp-ucMGP e LDL (cattivo) e una correlazione negativa con HDL (buono). Per questo, i ricercatori pensano che questa forma di proteina possa essere usata come un biomarker di correlazione fra metabolismo viscerale dei grassi e rischio cardiovascolare.
- A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
Pubblicazioni scientifiche
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Dott. Gianfrancesco Cormaci

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