La malattia renale o insufficienza renale cronica (IRC), rappresenta al tempo stesso un onere sanitario di notevole portata, quanto un fattore di scarsa qualità di vita per chi ne è affetto. Considerato che i progressi clinici nella gestione della condizione sono stati scarsi e il controllo della comparsa della stessa (tempistica) risente di ritardi diagnostici, è essenziale che chi è affetto da IRC basi il suo modo di essere su due condizioni. La prima, ovviamente, è la terapia medica imposta da internisti o nefrologi esperti, sia essa farmacologica che dietetica. La seconda è l’adozione di uno stile di vita che non faciliti la progressione della malattia. Nel primo caso, dato che spesso chi è affetto da IRC ha altre patologie concomitanti come ipertensione o cardiopatie, diabete, è bene osservare la terapia di stabilizzazione della condizione medica di fondo. Questo perché spesso sono proprio le condizioni mediche antecedenti che possono peggiorare la malattia renale. Questo può essere, per esempio, il caso di malattia ipertensiva grave o diabete tipo 2 scompensato o non diagnosticato in tempo e che ha permesso la comparsa di un danno biologico consistente.
Fra parentesi, è ben noto che una delle complicanze del diabete mellito è proprio la nefropatia. Quindi, una cattiva gestione della condizione (sia farmacologica che dietetica) può di riflesso peggiorare anche la funzionalità renale. L’acidosi (produzione di acidi endogeni) è un pericolo che nella IRC va evitato perché conduce allo squilibrio del pH sanguigno e quindi anche del metabolismo. La somministrazione di bicarbonati (sottoforma del comune bicarbonato d sodio) non è controindicata, sebbene va discussa col medico per evitare sovradosaggi. Una dieta alcalinizzante, a base di verdure varie, frutta e una certa quota di legumi, può apportare basi e limitare la formazione di acidi. Le proteine vanno assunte nella IRC anche se la vecchia visione di una dieta proteica non trova più favore come in passato. Piuttosto, è preferibile che la fonte di proteine alimentari sia ricca di amminoacidi essenziali, ovvero che l’organismo non sa sintetizzare. Per contro, si devono evitare alimenti con proteine ricche di aminoacidi nitrogenici (produttori di azoto, come la glutammina), ovvero il pane e le carni animali.
Infatti, togliere completamente le proteine dalla dieta non è più raccomandato perché incìde enormemente sulla forza muscolare e sulla massa stessa (sarcopenìa). Considerando che chi si ammala di IRC ha un’età media compresa fra 70-80 anni, togliere le proteine significa non necessariamente migliorare lo stato uremico, ma sicuramente peggiorare la forza muscolare e cardiaca. Le proteine più complete sono quelle del latte, delle uova e dei legumi. Un alimento molto povero di glutammina è la soia, che sta incontrando sempre più favore tra la comunità medica dei nefrologi. Ma non è un alimento che è sempre accettato o applicabile a tutte le categorie di pazienti, per fattori di ordine culturale o economico. Anche la modalità di cottura degli alimenti può essere un fattore contribuente al ritardo della progressione dell’IRC. La cottura spinta produce complessi AGE (amino-glicati), che hanno azione negativa sulla funzionalità sia renale che dei vasi sanguigni. Assumente alimenti vegetali crudi o cotti al vapore o ancora con temperature più basse, può limitare di molto l’introito di questi complessi molecolari dannosi.
Gli AGE possono essere prevenuti anche con la dieta. Un inibitore della loro formazione è la vitamina B6 di cui sono estremamente ricchi i cereali integrali, vegetali come peperoni, spinaci e broccoli e nella frutta a guscio (mandorle, nocciole, arachidi). Quest’ultima, inoltre, è anche ricca di proteine e può diventarne una buona sorgente quotidiana a disposizione del paziente nefropatico. Il frutto più ricco di vitamina B6 è l’avocado (3mg/100gr), che è anche un protettore cellulare grazie alla grande quantità di vitamina E che esso contiene. Gli studi sulle tipologie dietetiche da adottare, hanno indicato che la Dieta Mediterranea è la più favorevole ai pazienti con IRC. L’attività fisica è teoricamente un cardine di complemento che può aiutare a ritardare la progressione dell’IRC. E non tutte le categorie di pazienti sono in gradi di farlo in modo attivo, specie quelli con allettamento e severe patologie concomitanti. Ma in coloro non troppo avanti con l’età e in stadi intermedi di malattia (2 e 3 iniziale), una certa attività fisica all’aperto o domiciliare sarebbe ideale.
Ma ci sono terapie sperimentali per la malattia renale cronica? È il caso di dire di sì e si stanno seguendo due strade principali. Una è quella dei probiotici e prebiotici, ovvero l’integrazione alimentare con batteri salutari derivati da alimenti fermentati e sostanze in grado di promuoverne la permanenza nell’intestino. L’integrazione esterna con preparazioni a base di vari ceppi di fermenti lattici è provato poter cambiare le modalità di metabolizzare gli alimenti. Nella malattia renale questo si tradurrebbe nella minore produzione intestinale di sostanze batteriche tossiche per i reni (vari composti aromatici ed azotati), a vantaggio di un a flora batterica fermentante e produttrice di sostanze protettive (acido butirrico, vitamine, colina, ecc.). La seconda strada è quella degli attivatori delle risposte “redox”, una categoria di molecole naturali o semi-sintetiche che attivano le sintesi cellulari di proteine ed enzimi antiossidanti. Alcuni polifenoli come fisetina e quercitina hanno questa abilità, ma le uniche prove cliniche sono state fatte su un composto naturale chiamato bardoxolone.
Comunque, considerato che Dieta Mediterranea è ricca di alimenti con alto contenuto di polifenoli, si può dire che anche attraverso l’alimentazione a tavola è possibile gestire la malattia renale non terminale in modo soddisfacente.
- A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
Pubblicazioni scientifiche
Zheng HJ et al. Crit Rev Food Sci Nutr. 2020 Apr 24:1-22.
Chauveau P et al. Nephrol Dial Transplant. 2018; 33(5):725.
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Dott. Gianfrancesco Cormaci

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