Un nuovo studio ha scoperto che un antidepressivo comunemente prescritto, può arrestare la crescita di un tipo di cancro noto come sarcoma infantile, almeno nei topi e negli esperimenti sulle cellule di laboratorio. I risultati, dei ricercatori del Karolinska Institutet in Svezia e del MD Anderson Cancer Center in Texas, accendono la speranza di nuove strategie di trattamento contro questa malattia. Lo studio è pubblicato sulla rivista Cancer Research. Sebbene questo studio sia stato condotto su topi e gli scienziati non sappiano ancora quanto siano traducibili i risultati per gli esseri umani, dà speranza di riproporre farmaci comuni per i giovani malati di cancro che richiedono disperatamente migliori opzioni di trattamento. Lo studio ha esaminato i punti in comune tra due grandi gruppi di recettori della superficie cellulare, i cosiddetti recettori accoppiati a proteine G (GPCR) e i recettori tirosin-chinasi (RTK). I GPCR sono presi di mira da più della metà di tutti i farmaci sviluppati per trattare condizioni come allergie, asma, depressione, ansia e ipertensione, ma finora non sono stati ampiamente utilizzati per trattare i tumori.
Gli RTK, d’altra parte, sono presi di mira dai farmaci contro i tumori, come il cancro al seno e al colon, a causa della loro implicazione in una varietà di anomalie cellulari. Un recettore nella famiglia RTK che svolge un ruolo chiave in molti tumori, compreso il sarcoma infantile, è il recettore del fattore di crescita simile all’insulina (IGF1R). Tuttavia, i precedenti tentativi di sviluppare farmaci antitumorali contro questo recettore sono falliti. In questo studio, i ricercatori hanno esaminato l’IGF1R e hanno scoperto che condivide un modulo di segnalazione con i GPCR, il che significa che potrebbe essere possibile influenzare la sua funzione attraverso farmaci che prendono di mira i GPCR. Questa strategia apre nuove possibilità di riproporre farmaci ben tollerati per silenziare questo recettore che guida il tumore e quindi arrestare la crescita del cancro. Per testare la loro ipotesi, i ricercatori hanno trattato cellule di sarcoma dell’infanzia (Ewing) e modelli murini con paroxetina, un farmaco antidepressivo che altera un recettore della ricaptazione della serotonina che fa parte della famiglia GPCR.
I ricercatori hanno anche scoperto il meccanismo molecolare alla base di questo targeting incrociato. La paroxetina interferisce col l’interazione fra il recettore per questo fattore di crescita ed una proteina chiamata beta-arrestina, che fa da freno ai recettori di tipo GPCR. Essa si serve di un gruppo di proteina chinasi chiamate chinasi accoppiate alle proteine G (GRKs), che servono a modificare gli stessi recettori ed altri regolatori a valle degli stessi. Ma sempre più dati indicano che queste chinasi dialogano con membri di recettori differenti da quelli originariamente assegnati. Ebbene, i ricercatori hanno visto che la paroxetina blocca l’azione di una di queste chinasi, la GRK2. Questa non può più dialogare col recettore IGF1R, il quale viene internalizzato e dirottato verso la distruzione strutturale da parte dell’enzima Mdm2. Questo enzima è lo stesso che processa la famosissima proteina p53, il soppressore principe dei tumori, che risulta mutato sia nei carcinomi che nei sarcomi. Ed esistono dati che provano la regolazione genetica del recettore IGF1R anche da parte dello stesso p53 nei tumori dell’osso.
Come passo successivo, i ricercatori pianificano di sviluppare la loro strategia per mirare selettivamente a più RTK nei tumori e per verificare i loro risultati in un contesto clinico.
- A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
Pubblicazioni scientifiche
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