Una serie di programmi basati sulla meditazione sono stati sviluppati negli ultimi anni per ridurre lo stress e i sintomi medici e per promuovere il benessere. Una domanda persistente è in che misura questi programmi sono simili o diversi. In uno studio pubblicato alcuni anni fasulla rivista Psychosomatic Medicine, un team guidato dai ricercatori del Massachusetts General Hospital (MGH), in collaborazione con i membri dei due principali programmi di riduzione dello stress del corpo, riporta i risultati del loro studio che documentano i diversi effetti che le pratiche del corpo-mente hanno sul cervello. Esistono due corsi di riduzione dello stress basati sulla meditazione ampiamente utilizzati. Uno è basato sulla risposta di rilassamento – descritta per la prima volta da Herb Benson, MD, direttore emerito dell’istituto Benson-Henry Institute for Mind Body Medicine – che si concentra sullo stimolo di uno stato fisiologico di riposo profondo, l’opposto della risposta “combatti o fuggi” allo stress. L’altro è Mindfulness-Based Stress Reduction, sviluppato da Jon Kabat-Zinn, PhD, della University of Massachusetts Medical School, che enfatizza un particolare atteggiamento non giudicante chiamato “mindfulness” come chiave per la riduzione dello stress.
Sebbene entrambi gli interventi siano basati sulla meditazione, le filosofie scientifiche e le tradizioni meditative su cui ciascuna di esse è fondata sono diverse; queste differenze si riflettono nelle istruzioni e negli esercizi insegnati ai pazienti. Tale scoperta suggerirebbe che questi programmi potrebbero potenzialmente avere effetti diversi sulla malattia. Per studiare questa possibilità, gli adulti sani con alti livelli di stress sono stati randomizzati a due programmi di 8 settimane: 18 hanno completato il programma di risposta al rilassamento e 16 hanno completato il programma di consapevolezza. Entrambi i programmi hanno diminuito lo stress e aumentato la presenza mentale nei partecipanti. Tuttavia, il programma di consapevolezza ha comportato ulteriori miglioramenti in misure come auto-compassione e ruminazione, indicando chiaramente che i programmi non sono gli stessi. Per comprendere meglio le somiglianze e le differenze tra i programmi, il team ha misurato l’attività cerebrale durante una tecnica di meditazione comune a entrambi i programmi – una scansione del corpo, in cui l’attenzione viene spostata sequenzialmente in tutto il corpo per sviluppare la consapevolezza corporea.
Mentre il programma di risposta di rilassamento istruisce i partecipanti a rilassare deliberatamente ogni area del corpo mentre ne diventano consapevoli, il programma di consapevolezza sottolinea semplicemente l’essere consapevole e l’accettazione “senza alcun tentativo di cambiare nulla”. Confrontando direttamente le meditazioni body-scan, che differivano solo nella strategia cognitiva, il team ha identificato le regioni cerebrali coinvolte nella mediazione delle strategie comuni e differenziali, utilizzate da ciascun intervento. I risultati hanno mostrato che la forza dell’interazione neurale tra le regioni del cervello associate alla consapevolezza del momento presente e l’attenzione del corpo, aumentava durante entrambi i tipi di meditazione corporea. Ma ogni programma mostrava anche modelli unici di attività cerebrale, in linea con il diverso orientamento teorico di ciascun programma. La scansione TC di risposta al rilassamento ha rafforzato l’accoppiamento tra le regioni neurali comunemente associate al controllo intenzionale, come il giro frontale inferiore e le aree motorie supplementari.
Al contrario, la scansione TC consapevole ha rafforzato l’accoppiamento tra le regioni neurali associate alla consapevolezza sensoriale e alla percezione, tra cui l’insula e la corteccia cingolata anteriore. Questi risultati indicano che i programmi funzionano attraverso diversi meccanismi neurali. Il programma di risposta al rilassamento lavora più attraverso meccanismi di controllo deliberati, mentre il programma di consapevolezza più attraverso meccanismi di consapevolezza sensoriale. È in qualche modo analogo all’allenamento con i pesi rispetto all’esercizio aerobico – entrambi sono vantaggiosi, ma ognuno ha il suo meccanismo e il suo contributo unici. Entrambe le pratiche sembrano promuovere l’accesso alle rappresentazioni neurali del corpo, ma differiscono nel modo in cui tali rappresentazioni sono strutturate. Questo studio è importante per iniziare a informare il pubblico sulle differenze chiave tra approcci terapeutici concettualmente simili, che possono a loro volta consentire alle persone di prendere decisioni mirate su quale pratica potrebbe essere giusta per il loro miglioramento personale.
Per esempio, chi vuole intraprendere yoga dovrà sapere che questo è il modo meditativo migliore per controllare la rabbia. Da uno studio del 2018, analogo per contenuto a quello descritto prima, i ricercatori dell’Erasmus Medical Center di Rotterdam hanno provato che questo tipo di meditazione nel tempo si associa ad una riduzione di volume della porzione destra dell’amigdala. Questa zona cerebrale è notoriamente associata all’impulsività all’aggressività ed allo sfogo di rabbia. Parimenti, invece, era la regione sinistra dell’ippocampo a mostrare una significativa riduzione di volume. E non è una dichiarazione ottenuta su una manciata di pazienti, ma da scansioni TC cerebrali derivate da quasi 2400 persone. Molto più recentemente (2020), un team dell’Università della California, San Francisco, ha potuto constatare le veriazioni della materia grigia cerebrale cui vanno incontro soggetti adolescenti che hanno accettato di partecipare a sessioni di training meditativo. Inizialmente, gli scienziati hanno studiato come l’allenamento alla meditazione influisce sulla struttura del cervello di 38 adolescenti (16-17 anni) prima e dopo aver partecipato a un allenamento di meditazione di 12 settimane.
I soggetti sono stati sottoposti ad un programma diverso da quello menzionato prima, chiamato Training for Awareness, Resilience and Action (TARA), un programma che incorpora principalmente elementi della meditazione consapevole e pratiche basate sullo yoga. Un sottogruppo di adolescenti ha anche ricevuto un’ulteriore scansione di controllo 12 settimane prima del TARA. I soggetti hanno mostrato significative diminuzioni del volume della materia grigia nell’insula posteriore sinistra e, in misura minore, nel talamo sinistro e nel putamen sinistro dopo l’allenamento di meditazione. I nostri risultati supportano i risultati precedenti secondo cui la meditazione colpisce le regioni associate alla consapevolezza fisica ed emotiva. Questi risultati sono diversi dai precedenti studi morfometrici in cui la meditazione era associata ad aumenti strutturali. Gli esperti ritengono che questa discrepanza possa essere dovuta alle differenze tra il cervello dell’adulto e quello non ancora pienamente maturo dell’adolescente. Questo indica che anche l’approccio alla meditazione alle diverse età può comportare modificazioni quanti-qualitative del cervello, che non sono sovrapponibili né per obiettivo che per approccio.
- a cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
Pubblicazioni scientifiche
Juan JP et al. Front Hum Neurosci 2020 Aug 14; 14:319.
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Dott. Gianfrancesco Cormaci

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