I funghi hanno fatto notizia per i loro numerosi vantaggi per la salute. Non solo riducono il rischio di cancro e morte prematura, ma una nuova ricerca condotta dal Penn State College of Medicine rivela anche che questi supercibi possono giovare alla salute mentale di una persona. I funghi contengono ergotioneina, un antiossidante che può proteggere dai danni alle cellule e ai tessuti del corpo, oltre ad oligoelementi antiossidanti come zinco e rame. Gli studi hanno dimostrato che gli antiossidanti aiutano a prevenire diverse malattie mentali, come la schizofrenia, il disturbo bipolare e la depressione. I funghi champignon bianchi, che sono tra i funghi più consumati, contengono elevate quantità di potassio, che è in grado di favorire la diuresi, abbassare la pressione sanguigna e ridurre l’ansia. Inoltre, alcune altre specie di funghi commestibili, in particolare Hericium erinaceus, noto anche come Lion’s Mane, possono stimolare l’espressione di fattori neurotrofici come la sintesi del fattore di crescita nervoso, che potrebbe avere un impatto sulla prevenzione dei disturbi neuropsichiatrici, inclusa la depressione.
Il fungo Hercium contiene erinacine, sostanze terpenoidi che molto tempo fa venivano vagliate per trovare composti dotati di attività neuroprotettiva. Due glucoterpenoidi chiamati erinacina A e B sono stati identificati come sostanze in grado di potenziare la sintesi del fattore di crescita nervoso (NGF) nei neuroni cerebrali. Questo fenomeno potrebbe rivelarsi utile per trattare molte condizioni neurodegenerative come la sclerosi multipla, il morbo di Parkinson, la sclerosi laterale amiotrofica e altre condizioni in cui la sopravvivenza neuronale è compromessa. In un articolo molto recente, lo scienziato ha dimostrato che l’estratto di H. erinaceus non solo ha promosso la differenziazione dei progenitori degli oligodendrociti nella sua forma matura, ma ha anche aumentato il livello della proteina basica della mielina (MBP) sulle fibre neuronali. Inoltre, la somministrazione orale giornaliera di questo estratto in cuccioli di ratto neonatale per 7 giorni ha migliorato l’espressione di MBP e gli oligodendrociti nel cervello di ratto postnatale. Oltre l’erinacina A e C, un’altra chiamata erinacina S è risultata responsabile di questa bioattività.
Nella loro ricerca, i ricercatori della Penn State hanno utilizzato dati sulla dieta e sulla salute mentale raccolti da oltre 24.000 adulti americani tra il 2005 e il 2016. Hanno scoperto che le persone che mangiavano funghi avevano minori probabilità di avere la depressione. Secondo i ricercatori, le donne bianche non ispaniche con istruzione universitaria avevano maggiori probabilità di mangiare funghi. L’età media dei partecipanti al sondaggio era di 45 anni e la maggioranza (66%) erano bianchi non ispanici. I ricercatori hanno osservato un’associazione significativa tra consumo di funghi e minori probabilità di depressione dopo aver tenuto conto di fattori socio-demografici, malattie auto-segnalate, principali fattori di rischio, uso di farmaci e fattori dietetici. Hanno detto, tuttavia, che non vi era alcun chiaro beneficio aggiuntivo con un’assunzione di funghi relativamente elevata. Il team ha condotto un’analisi secondaria per vedere se il rischio di depressione potesse essere ridotto sostituendo una porzione di carne rossa o lavorata con una porzione di funghi ogni giorno.
Tuttavia, i risultati mostrano che questa sostituzione non era associata a minori probabilità di depressione. Prima di questa ricerca, c’erano pochi studi per esaminare l’associazione tra consumo di funghi e depressione, e la maggior parte erano studi clinici con meno di 100 partecipanti. I ricercatori hanno affermato che questo studio evidenzia la potenziale importanza clinica e per la salute pubblica del consumo di funghi come mezzo per ridurre la depressione e prevenire altre malattie. Inoltre, molto recentemente sono state identificate nuove sostanze nell’Hericium herinaceus: un gruppo di scienziati coreani ha trovato altre quattro molecole dal micelio di questo fungo che potrebbero potenziare la produzione di NGF: ericerina, corallocina A, isohericenolo A e N-defeniletil-isohericerina. Queste sostanze, insieme ad altre scoperte nel 2016, appartengono alla famiglia degli alcaloidi delle isoindoline e sono simili all’acido micofenolico, un immunosoppressore ben noto ai clinici della medicina dei trapianti.
Non c’è da stupirsi che queste sostanze possano aumentare la produzione di NGF attraverso un intervento di qualche tipo di cellule immunitarie. Non sarebbe la prima volta: la rapamicina, un immunosoppressore ben noto, è anche neuroprotettivo contro lo stress ossidativo e gli insulti ischemici nelle aree vulnerabili del cervello. E sempre più prove si stanno accumulando sul potenziale ruolo della sorveglianza immunitaria nel controllo del declino cognitivo legato all’invecchiamento.
- a cura del Dott. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
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Dott. Gianfrancesco Cormaci

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