Secondo i fondamenti della cromoterapia, i colori possono essere assorbiti dall’organismo in moltissimi modi: strumenti e apparecchi particolari, fototerapia con il sole, l’assunzione di alimenti di questo colore, l’indossare vestiti appropriati. La cromoterapia ad irradiazione luminosa, in base alle supposizioni dei cromoterapisti, risulta una tra le tecniche maggiormente efficaci: le onde elettromagnetiche sono sfruttate per la produzione di energia, capace di entrare in profondità nelle cellule affinché si verifichi un equilibrio elettro-chimico. Le irradiazioni luminose servirebbero, ipoteticamente, per migliorare le funzionalità biologiche delle cellule. Si tratterebbe quindi di una forma di terapia biomagnetica che virtualmente non ha alcun effetto collaterale. Dal punto di vista fisico il colore rosso stimola le funzioni vitali: aumenta la pressione sanguigna, la frequenza cardiaca e respiratoria, stimola l’adrenalina. Da un punto di vista psicologico rappresenta l’attività, l’estroversione, il lato maschile. È anche il colore dell’eros e dell’affettività più profonda. Nella Cromoterapia Olistica è utilizzato per trattare malattie da raffreddamento, mal di gola, l’asma e la tosse cronica nonché la depressione.
È indicato in tutti quei casi in cui ci si sente stanchi, apatici, ipotesi, incapaci di provare emozioni, pensare, prendere parte alla vita sociale. La percezione e la distinzione dei colori è permessa dalla retina ed anche questo tessuto, come tutti gli altri col tempo invecchi a e perde la sua efficienza. Tanto è vero che le retinopatie senili, le maculopatie e congeneri colpiscono almeno il 40% delle persone ultrasettantenni. La popolazione di fotorecettori della retina è formata da coni, che mediano la visione dei colori e i bastoncelli, che forniscono visione periferica e adattano la visione in condizioni di scarsa luminosità. Nell’uomo, circa 40 anni, le cellule della retina dell’occhio iniziano a invecchiare e il ritmo di questo invecchiamento è causato, in parte, dai mitocondri delle cellule, il cui ruolo è quello di produrre energia cellulare. La densità mitocondriale è massima nelle cellule fotorecettrici della retina, che hanno elevate esigenze energetiche. Di conseguenza, la retina invecchia più velocemente di altri organi, con una riduzione dell’ATP del 70% nel corso della vita, causando un significativo declino della funzione dei fotorecettori per svolgere il loro ruolo normale.
Uno studio recente dell’University College di Londra ha scoperto che fissare una luce rossa profonda per tre minuti al giorno può migliorare significativamente la vista in declino. Gli scienziati ritengono che la scoperta, pubblicata sulle riviste di gerontologia, potrebbe segnalare l’alba di nuove terapie oculari a domicilio accessibili, aiutando milioni di persone in tutto il mondo. Il team del professor Glen Jeffery, Institute of Ophthalmology, University College di Londra, in precedenti scoperte su topi, calabroni e moscerini della frutta hanno riscontrato miglioramenti significativi nella funzione dei fotorecettori della retina quando i loro occhi sono stati esposti a 670 nanometri di una luce rossa profonda. I mitocondri hanno specifiche caratteristiche di assorbimento della luce che influenzano le loro prestazioni: lunghezze d’onda più lunghe che vanno da 650 a 1000 nm vengono assorbite e migliorano le prestazioni mitocondriali per aumentare la produzione di energia. Per lo studio, sono state reclutati 12 uomini e 12 donne, di età compresa tra 28 e 72 anni, che non avevano patologie oculari. Per cercare di arginare o invertire questo declino legato all’età, i ricercatori hanno cercato irradiato la retina con brevi raffiche di luce rossa.
Tutti gli occhi dei partecipanti sono stati testati per la sensibilità delle loro retine e per la presenza di coni e bastoncelli (normlai cellule della retina) all’inizio dello studio. La sensibilità dei bastoncelli è stata misurata negli occhi adattati al buio (con le pupille dilatate) chiedendo ai partecipanti di rilevare i segnali di luce fioca al buio, e la funzione dei coni è stata testata da soggetti che hanno identificato lettere colorate che avevano un contrasto molto basso e apparivano sempre più sfocate, un processo chiamato colore-contrasto. A tutti i partecipanti è stata quindi consegnata una piccola torcia a LED da portare a casa e gli è stato chiesto di osservare il suo fascio di luce rosso intenso da 670 nm per tre minuti al giorno per due settimane. Sono stati quindi testati nuovamente per la sensibilità della canna e del cono. I ricercatori hanno scoperto che la luce a 670 nm non ha avuto alcun impatto sui soggetti più giovani, ma in quelli intorno ai 40 anni sono stati ottenuti miglioramenti significativi. La sensibilità dei coni al contrasto del colore (la capacità di rilevare i colori) è migliorata fino al 20% in alcune persone dai 40 anni in su.
I miglioramenti sono stati più significativi nella parte blu dello spettro dei colori che è più vulnerabile nell’invecchiamento. Quindi si potrebbe dire che questo studio non dimostra il principio di applicazione della cromoterapia rossa per i disturbi suddetti, ma che i tessuti umani reagiscono a onde elettromagnetiche di frequenze precise. Gli emettitori sono stati sviluppati dal team di ricercatori e la tecnologia è semplice e molto sicura, utilizzando una luce rossa profonda di una lunghezza d’onda specifica, che viene assorbita dai mitocondri nella retina. La costruzione di questi dispositivi costa circa 30 euro, quindi la tecnologia è altamente accessibile al pubblico.
- A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
Pubblicazioni scientifiche
Shinhmar H et al. J Gerontol A Biol Sci Med Sci. 2020 Jun 29:glaa155.
Grewal MK, Sivapathasuntharam C et al. J Clin Med. 2020; 9(4):1001.
Kam JH, Weinrich TW, Shinhmar H et al. Sci Rep. 2019; 9(1):12574.

Dott. Gianfrancesco Cormaci

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