Le linee guida della Società Europea di Cardiologia (ESC) per la prevenzione cardiovascolare raccomandano che gli adulti di tutte le età dovrebbero svolgere almeno da 150 a 300 minuti di intensità moderata o da 75 a 150 minuti di intensità vigorosa, attività fisica aerobica a settimana o una combinazione equivalente. Tutti dovrebbero smettere di fumare. Si raccomanda una dieta sana, enfatizzando gli alimenti a base vegetale tra cui cereali integrali, frutta, verdura, legumi e noci. Il sale dovrebbe essere limitato a meno di 5 grammi al giorno. Si consiglia alle persone in sovrappeso e obese di perdere peso per abbassare la pressione sanguigna, i lipidi nel sangue e il rischio di diabete, riducendo così la probabilità di malattie cardiovascolari. Le statine sono raccomandate in base alle caratteristiche individuali tra cui l’età e il rischio di sviluppare malattie cardiache. Tuttavia, alle donne viene detto di migliorare il proprio stile di vita per prevenire le malattie cardiache mentre agli uomini viene consigliato di assumere statine. È quanto emerge da uno studio presentato ieri a ESC Asia, un congresso scientifico congiunto organizzato dalla Società Europea di Cardiologia (ESC), dalla Società di Cardiologia dell’Asia del Pacifico (APSC) e dalla Federazione Asiatica di Cardiologia (ASFC).
Precedenti studi hanno dimostrato che le donne con malattie cardiovascolari ricevono un trattamento meno aggressivo rispetto agli uomini. Questo studio ha esaminato se queste differenze di sesso si estendono alla prevenzione delle malattie cardiovascolari. Lo studio ha utilizzato i dati del (NHANES) dal 2017 al 2020. Di 8.512 uomini e donne di età compresa tra 40 e 79 anni e nessuna storia di malattie cardiovascolari, 2.924 partecipanti erano a maggior rischio di sviluppare malattie cardiovascolari secondo un calcolatore di rischio convalidato e quindi ammissibili ricevere statine. Per i 2.924 partecipanti, i ricercatori hanno calcolato le probabilità che agli uomini, rispetto alle donne, venisse prescritta una terapia con statine e ricevessero consigli per perdere peso, fare esercizio fisico, ridurre l’assunzione di sale e ridurre il consumo di grassi o calorie. Le analisi sono state aggiustate per età, rischio di malattie cardiovascolari, indice di massa corporea (BMI), frequenza cardiaca a riposo, punteggio di depressione e stato di istruzione. L’analisi ha mostrato che gli uomini avevano il 20% in più di probabilità di ricevere prescrizioni di statine rispetto alle donne.
Rispetto agli uomini, le donne avevano il 27% in più di probabilità di essere consigliate di perdere peso e il 38% in più di probabilità di ricevere raccomandazioni per l’esercizio fisico. Per quanto riguarda la dieta, alle donne è stato consigliato il 27% in più rispetto agli uomini di ridurre l’assunzione di sale e l’11% in più è stato detto di ridurre il consumo di grassi o calorie. Il dottor Wulandari, autore senior dello studio, ha espresso possibili implicazioni: “A seguito della nostra analisi, abbiamo condotto una revisione della letteratura per trovare possibili spiegazioni per i risultati. Ciò ha dimostrato che una potenziale radice della discrepanza nei consigli è l’idea sbagliata che le donne hanno un minor rischio di malattie cardiovascolari rispetto agli uomini. I nostri risultati evidenziano la necessità di una maggiore consapevolezza tra gli operatori sanitari per garantire che sia le donne che gli uomini ricevano le informazioni più aggiornate su come mantenere la salute del cuore”. Il ragionamento non fa una piega, considerando che da sempre le donne sono considerate “più al sicuro” grazie ai loro estrogeni. Ma questo potrebbe non essere applicabile una volta raggiunta la menopausa, quando gli ormoni calano.
Fra parentesi la prevalenza delle cardiovasculopatie è sicuramente più alta in media per l’uomo che per la donna. Ma ci sono stati già molti studi che hanno implicato ciò questo potrebbe valere fino agli inizi della menopausa, quando la perdita di estrogeni non è così accentuata. A menopausa inoltrata il rischio fra uomo e donna sembra tornare a livelli quasi equiparabili. Molta importanza hanno poi gli stili di vita, il grado di stress mentale ed i fattori voluttuari come il tabagismo, sui quali i cardiologi sono tutti concordi riguardo alla loro mitigazione. Affermato, ciò è imperativo che la pratica clinica riveda i princìpi di prescrizione e di assegnamento per l’esercizio fisico preventivi. L’attività fisica o sportiva va in netto declino quando si raggiunge una certa età, e la presenza di morbilità come diabete, ipertensione ed altro ancora viene percepito dagli interessati come limitativo. Quando invece, è proprio l’attività fisica controllata e costante che tende a normalizzare queste condizioni. Non è interamente merito della statina l’arrivare a normalizzare il colesterolo, ma il concorso dei fattori alimentari, quotidiani e di sedentarietà vissuti. Poi c’è la predisposizione a praticare sport e movimento indipendentemente dall’essere uomo o donna, ma per pura soddisfazione personale. Ma questa è un’altra storia.
- A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
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Pubblicazioni scientifiche
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Dott. Gianfrancesco Cormaci

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