Il cancro rimane una delle principali cause di morte nel mondo e la ricerca su trattamenti efficaci è in corso. I tassi di mortalità per cancro sono diminuiti negli ultimi decenni, ma i casi di cancro sono complessivamente aumentati. Come parte del processo diagnostico, il sequenziamento dei genomi del cancro ha aiutato gli scienziati a scoprire la patologia del cancro ea identificare potenziali modi per curarlo. Tuttavia, una miriade di mutazioni e meccanismi che causano il cancro superano il numero di trattamenti conosciuti. Per capitalizzare le informazioni che gli scienziati hanno su come funziona la biologia dei diversi tipi di cancro, sono necessari trattamenti più mirati per migliorare i risultati per le persone con diagnosi di tumore. Alcuni di questi nuovi trattamenti derivano da composti vegetali. Le piante producono una vasta e diversificata gamma di sostanze chimiche interessanti ma non tutte sono studiate. Molte piante, alberi, muffe e batteri producono sostanze difensive con azione antibiotica, antinfiammatoria, antiossidante, antidegenerativa ed altro ancora.
Molti antibiotici sono stati scoperti per la prima volta nelle muffe, per esempio. Antibiotici antitumorali come l’adriamicina, la dactinomicina, la bleomicina, la mitramicina e la mitomicina C sono sono stati isolati da funghi microscopici da almeno 70 anni e sono stati usati per trattare vari tipi di carcinomi e sarcomi. Poi è stata la volta degli alcaloidi, il primo dei quali a cui fu riconosciuta l’azione anticancro è stato la colchicina. Poi è toccato alla camptotecina, agli alcaloidi della Vinca rosea (vinblastina e vincristina) e agli alcaloidi del tasso californiano, il cui più conosciuto è appunto il Taxolo ed i suoi derivati, che sono tuttora impiegati nel trattamento del cancro. Questa tipologia di alcaloide è probabilmente il trattamento antitumorale di origine vegetale più conosciuto. Approvato per la prima volta per il trattamento del cancro alle ovaie e al seno dalla FDA negli anni ’90, il paclitaxel è ora utilizzato per il trattamento di numerosi tipi di cancro. Oggi il farmaco è incluso nei farmaci essenziali dell’OMS per supportare un sistema sanitario di base.
Ma la ricerca di nuove molecole antitumorali non si ferma. Una categoria di molecole sotto indagine per la potenziale azione anticancro è quella dei glucoalcaloidi, che hanno un forte effetto inibitorio sulla crescita delle cellule tumorali, che si pensa sia guidato da meccanismi che provocano la morte cellulare per apoptosi. Il meccanismo mediante il quale i glucoalcaloidi potrebbero essere utilizzati per colpire le cellule tumorali è oggetto di un nuovo studio pubblicato sulla rivista Frontiers in Pharmacology. Per il presente studio, i ricercatori hanno esaminato gli studi che hanno esaminato le proprietà antitumorali di piante come pomodori, melenzane e patate, che si trovano nella famiglia della belladonna. Hanno studiato i seguenti glucoalcaloidi ei loro estratti: solanina, ciaconina, solasonina, solamargina e tomatina. La revisione evidenzia la gamma di studi in silico, in vitro e in vivo condotti sui composti. L’analisi dimostra che i glucoalcaloidi prendono di mira numerosi percorsi cellulari, che potrebbero essere specifici nelle cellule tumorali.
La alfa-tomatina, che è presente nei pomodori verdi, è risultata antitumorale in laboratorio contro il cancro del fegato, attraverso l’attivazione del calcio libero, dello stress ossidativo e l’espressione dell’oncosoppressore p53. Un altro tumore che sembra risentire degli effetti citotossici della tomatina è il melanoma, che assieme al cancro del pancreas e del cervello è fra i tumori più aggressivi che si conoscono. Invece la solasonina (nella buccia di patate e melenzane immature) è risultata attiva contro il carcinoma dello stomaco attraverso in meccanismo diverso della tomatina, ossia quello dello stress endoplasmatico che sconvolge la funzione biologica generale delle proteine. Nonostante le scoperte promettenti dei composti glucoalcaloidi, i meccanismi esatti con cui prendono di mira e trattano le cellule tumorali non sono completamente compresi. Secondo i ricercatori, tuttavia, i glucoalcaloidi hanno delle potenzialità nella lotta contro il cancro. In prima battura, potrebbero essere utilizzati in combinazione con altri trattamenti chemioterapici per ampliare la portata della loro efficacia. Nel caso non risultassero efficaci come tali, potrebbero essere prearati dei loro derivati più stabili e biodisponibili.
A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
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Dott. Gianfrancesco Cormaci

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