I farmaci a base di GLP-1 (come semaglutide e tirzepatide) stanno rimodellando abitudini e mercati perché riducono l’appetito e favoriscono porzioni più piccole: nelle indagini più recenti tra gli utilizzatori si osservano tagli della spesa per cibo e bevande e scelte nutrizionali più “dense” (più proteine e fibre, meno snack ad alta densità calorica). Un’analisi su consumatori statunitensi rileva che il 47% di chi usa GLP-1 dichiara di mangiare porzioni ridotte e il 56% di orientarsi verso opzioni più salutari; in media la spesa cala di circa l’11%, con i tagli maggiori su snack dolci/salati e prodotti da forno. Proiezioni e report di settore stimano inoltre che, in scenari di adozione ampia, l’assunzione calorica complessiva possa contrarsi in modo misurabile, con effetti a catena su categorie come soft drink e snack. Questi segnali, pur non uniformi per fascia d’età o reddito, sono ormai osservabili su più mercati.
L’industria si sta adattando su tre fronti: riformulazione, porzionatura e posizionamento. Sullo scaffale compaiono linee “GLP-1-friendly” (o, più sobriamente, orientate alla sazietà) con profili ad alto contenuto proteico e buone quantità di fibre, pensate per appetiti ridotti ma fabbisogni qualitativi elevati; emblematico il caso di Nestlé con la linea Vital Pursuit e i successivi lanci “Max Pro” ad alto tenore proteico e 17 g di fibre a porzione su alcuni prodotti surgelati. In parallelo, la ristorazione fine dining sperimenta percorsi degustazione “alleggeriti” che mantengono complessità gustativa riducendo le quantità: alla Fat Duck di Heston Blumenthal è stato presentato un percorso più corto (“Mindful Experience”) accanto al tradizionale, per intercettare appetiti diversi senza rinunciare all’esperienza.
Per il lettore/consumatore, la chiave è ricordare che “meno calorie” non equivale automaticamente a “dieta migliore”: con porzioni ridotte serve curare la qualità proteica (uova, lattiero-caseari, legumi, pesce, carni magre o alternative ben bilanciate), l’apporto di fibre (verdure, frutta, cereali integrali) e micronutrienti, così da preservare massa magra e sazietà. In pratica: comporre piatti piccoli ma “densi di nutrienti”, limitare zuccheri aggiunti e alcol, leggere con attenzione le etichette (proteine/fibre per porzione, sale e zuccheri) e privilegiare cotture semplici. Se si è in terapia con GLP-1, è utile confrontarsi con il professionista sanitario (es. endocrinologio) per adeguare fabbisogni e integrare eventuali carenze; inoltre, attenzione alle versioni non autorizzate vendute online e alle differenze normative tra Paesi.
Dal punto di vista dei mercati, l’effetto non è monolitico: alcune categorie possono vedere cali strutturali di volumi, altre crescere grazie al “mix” (premium nutrizionale, porzioni flessibili, bundle proteici). I retailer europei già segnalano volumi contenuti e maggiore attenzione al valore, mentre nei dati di consumo emergono flessioni selettive in bar/caffetterie e fast food tra gli utilizzatori. Nel breve-medio periodo vedremo più opzioni “half-portion”, etichette con claim su proteine/fibre (da leggere criticamente) e offerte personalizzate; nel lungo, molto dipenderà da accesso, costi e adozione delle terapie e dalla capacità dell’industria di coniugare gusto, sazietà e sostenibilità.
- A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
Pubblicazioni scientifiche
Diabetes Metab Res Rev. 2025 Oct; 41(7):e70097.
Front Clin Diabetes Health. 2025 Sep; 6:1638681.
Front Nutr. 2025 Apr; 12:1566498.
