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Interferone kappa: l’anello mancante per capire la psoriasi?

Gli interferoni (IFN) sono una famiglia di citochine funzionalmente correlate che conferiscono una gamma di risposte cellulari. L’esposizione a una varietà di agenti innesca la produzione rapida e transitoria di IFN di tipo I, con i virus che sono gli induttori naturali più efficienti. Alcuni agenti possono anche indurne l’espressione, come l’RNA a doppio filamento (dsRNA) e l’endotossina della parete batterica. La segnalazione cellulare dell’IFN culmina nella modulazione di un’ampia gamma di risposte cellulari tra cui azione antivirale, antitumorale, di potenziamento delle cellule natural killer e l’induzione dell’espressione dell’antigene MHC di istocompatibilità. Le attività cellulari degli interferoni hanno suscitato molto interesse per le applicazioni cliniche, che vanno dalla sclerosi multipla, alla leucemia all’epatite. Gli interferoni svolgono un ruolo importante nell’attivare la risposta del corpo alle minacce virali, ma sono stati rilevati elevati anche nelle lesioni di molti pazienti affetti da psoriasi.

La psoriasi è una malattia autoimmune che causa una sovrapproduzione di cellule della pelle e colpisce quasi 30 milioni di persone nel mondo. La comprensione della sua patogenesi ha ancora dei lati oscuri, nonostante gli enormi passi in avanti compiuti per merito della ricerca di base. Nella malattia entrano in gioco numerose citochine immunitarie con effetto infiammatorio. Una di queste, poco conosciuta, è l’interferone kappa. L’interferone Kappa è stato scoperto nel 2001, è espresso nei cheratinociti, segnala attraverso il complesso del recettore di tipo I e media attività antivirali soprattutto verso il virus dell’herpes simplex (HSV-1). Nel 2006 fu scoperto che la sua espressione scendeva di molto nella psoriasi e nella dermatite atopica o almeno in modelli animali. Coerentemente, cheratinociti e monociti in coltura ottenuti da pazienti con psoriasi esprimevano livelli nulli o bassi di IFN-kappa in risposta all’IFN-gamma, che sovraregola fortemente l’IFN-kappa nei cheratinociti normali.

Il suo potenziamento può contribuire all’eziologia della malattia migliorando l’espressione genica di TNF-alfa e IL17A, che causano le tipiche lesioni infiammatorie della pelle. Qualche anno fa, invece, fu trovato che la sua espressione era aumentata di molto nella pelle di pazienti con psoriasi o con dermatite atopica. Inoltre, la sua presenza portava alla sintesi delle maggiori citochine conosciute per partecipare alla patogenesi della malattia. I ricercatori, indagando nelle biopsie di questi pazienti scoprirono che esso veniva indotto attraverso i meccanismi chiamati PRR (riconoscimento patogeno) mediati dai recettori Toll. Utilizzando un modello che imita la psoriasi nei topi, i ricercatori hanno scoperto che la modifica dei livelli di IFN kappa alterava la gravità dell’infiammazione e la produzione di citochine, che inducono l’infiammazione tipica della psoriasi. Il team di ricerca ha indotto la psoriasi in modelli murini, suddividendoli in gruppi con IFN kappa a livelli bassi, normali o elevati.

La proteina sovraespressa da sola non ha indotto la malattia, ma ha preparato la pelle per la risposta infiammatoria successiva. I ricercatori hanno trovato più infiammazione simile alla psoriasi quando era presente più interferone kappa. Al contrario, la diminuzione dei livelli di IFN kappa riduceva la malattia. Questo dato è in netto contrasto a quanto fu trovato originariamente quasi 20 anni fa. I risultati di quest’ultima ricerca suggeriscono che l’usodi terapie per modulare l’interferone può limitare l’infiammazione nei pazienti affetti da psoriasi. Alcuni attuali farmaci per la psoriasi inibiscono gli interferoni, ma molti di quelli più specifici sono ancora in fase sperimentale. Insieme ai risultati dello studio, la medicina personalizzata sarà fondamentale nel tentativo dei medici di curare questa malattia. Ma c’è di più, questa proteina potrebbe spiegare in parte perché buona parte dei pazienti con psoriasi cronica possono sviluppare diabete.

Originariamente, quando fu scoperto nei ratti, si osservò che topi che sovra-esprimevano IFN-kappa nel pancreas sviluppavano diabete. L’analisi istologica del pancreas di questi topi transgenici ha mostrato infiltrati infiammatori e distruzione delle cellule beta come si verifica nell’uomo (insulite necrotica). Sono state avanzate numerose ipotesi su come la presenza di psoriasi possa influenzare la comparsa di diabete. Ovviamente, molta responsabilità è stata addossata al fenomeno infiammatorio stesso della malattia, ovvero le sue citochine patogene. Ma nessuna di esse è stata direttamente collegata alla possibilità che possa esaurire la componente cellulare del pancreas, sebbene è noto che svariate citochine come IL-1 e TNF-alfa possono uccidere le cellule pancreatiche in un fenomeno insulitico. Ma il fatto che già l’associazione fra IFN kappa e diabete sperimentale sia stata registrata quasi 20 anni fa, porta a ritenere che sia questa la citochina che potrebbe guidare la comparsa di diabete in una fetta di coloro che sono affetti da psoriasi.

  • A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

Pubblicazioni scientifiche

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Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998; specialista in Biochimica Clinica dal 2002; dottorato in Neurobiologia nel 2006; Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA (2004-2008) alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. Medico penitenziario presso CC.SR. Cavadonna (SR) Si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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