sabato, Luglio 27, 2024

Cultura e osservanza delle regole: è questo che ha salvato i tradizionalisti dal COVID?

È fondamentale riconoscere e affrontare i potenziali conflitti o compromessi che potrebbero impedire alle persone con una mentalità tradizionale di adottare misure nuove e innovative, per mitigare pericoli come una pandemia o persino minacce contrastanti come i conflitti umani contro sé stessi, le loro società e la popolazione globale. Valutare se gli individui tradizionali intraprenderanno azioni correttive durante situazioni pericolose, che vanno da una pandemia al cambiamento climatico, è della massima importanza. In un recente studio i ricercatori hanno condotto un’indagine su larga scala, osservativa e interculturale in 27 nazioni tra ottobre 2020 e luglio 2021. I risultati di questa indagine miravano a determinare la relazione tra tradizionalismo e motivazione a mitigare alcuni pericoli, come quelli poste dalla pandemia di COVID-19. Nel presente studio, i ricercatori hanno raccolto dati da più società con culture diverse. Di conseguenza, la popolazione dello studio era una combinazione di partecipanti adulti studenti e non studenti di età superiore ai 18 anni.

Il team ha misurato i livelli di istruzione dei partecipanti sulla base di una struttura universale a quattro livelli che comprendeva primaria, secondaria, universitaria e post-laurea livelli. Sono stati annotati anche l’età, il sesso, il reddito e altre caratteristiche demografiche dei partecipanti allo studio. Sono state prese in considerazione anche alcune covariate rilevanti per la pandemia, ad esempio se i partecipanti avevano problemi di salute preesistenti che aumentavano il rischio di malattie gravi. È stata utilizzata una scala di 13 elementi per misurare le precauzioni sanitarie di ciascun partecipante che sono state successivamente valutate su una scala a sette punti. I dati di questa scala hanno aiutato i ricercatori a valutare i comportamenti del mondo reale auto-riportati dai partecipanti che li proteggevano dal COVID-19. L’aderenza all’uso delle mascherine e al distanziamento sociale è stata considerata una precauzione sanitaria esterna, mentre l’igiene delle mani è stata considerata una precauzione sanitaria interna.

A livello individuale, è stata identificata una correlazione positiva tra il tradizionalismo e l’adozione di precauzioni sanitarie legate al COVID-19. Questa correlazione è diventata più coerente quando si tiene conto degli effetti delle variabili soppressori, suggerendo così che queste associazioni erano rilevabili in un dato contesto culturale. Quando le considerazioni degli individui sui benefici, i costi e i compromessi delle misure di mitigazione e di altre priorità concorrenti sono state prese in considerazione, questa correlazione è diventata statisticamente significativa. Una marcata eterogeneità nelle dimensioni dell’effetto è stata osservata nei siti di studio esaminati. Ciò evidenzia il ruolo significativo dei fattori parrocchiali e di altri fattori culturali nel plasmare la relazione tra tradizionalismo ed evitamento delle minacce. Le regole del governo regolavano le precauzioni rivolte all’esterno, che aumentavano la loro probabilità di essere incompatibili con le tradizioni. Ad esempio, il distanziamento sociale ha interferito con le attività religiose tradizionali.

Di conseguenza, le relazioni tra tradizionalismo e precauzioni COVID-19 erano più forti per le precauzioni rivolte all’interno rispetto alle precauzioni rivolte all’esterno. I risultati dello studio sono molto rilevanti per le autorità sanitarie pubbliche e i medici poiché COVID-19 continua a mietere migliaia di vittime ogni giorno. Pertanto, rimane un’urgente necessità di limitare la diffusione di questo virus, che richiede l’adesione pubblica a determinate misure di prevenzione delle malattie. Certo il tradizionalismo conta secondo questa ricerca, ma anche la corretta informazione che oggi è invece distorta dai tanti tipi di social media cui ci si rivolge. La formazione culturale ha anche il suo peso; questa redazione ha contratto quattro volte il COVID, di cui due in forma grave, nonostante le tre dosi di vaccinazione obbligatorie e il rispetto del distanziamento sociale/astensione dai luoghi pubblici nei tempi comandati. Il che è più probabilmente da imputare alla trasmissione (in giro o sui luoghi di lavoro) da parte di coloro che, pur essendo positivi al virus, circolavano tranquillamente e senza riguardo alcuno/per alcuno.

Che poi oltre al tradizionalismo ci siano anche furbizia o intelligenza ormai non importa: c’è chi è rimasto a raccontarlo, c’è chi non potrà più farlo quando avrebbe potuto.

  • A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

Pubblicazioni scientifiche

Tepe B, Karakulak A. Psychol Rep. 2023 Apr; 126(2):835-55.

Obach A, Cabieses B et al. BMC Infect Dis. 2023; 23(1):158.

Feng Z et al. J Pers Soc Psychol. 2023 Mar; 124(3):461-482.

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Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998, specialista in Biochimica Clinica dal 2002, ha conseguito dottorato in Neurobiologia nel 2006. Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. In libera professione, si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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