giovedì, Marzo 28, 2024

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Si stima che circa 125 milioni di persone in tutto il mondo soffrano di malattia psoriasica, senza differenze fra uomini e donne. Ma al di sotto e al di là delle lesioni rossastre e scagliate nella pelle colpita, le forme lievi e gravi della malattia possono essere distinte dall’attività delle cellule chiave e dai percorsi di segnalazione cellulare. Una nuova indagine condotta dai ricercatori della NYU Grossman School of Medicine, infatti, ha mappato le caratteristiche nascoste dell’infiammazione e il loro confronto nei casi di crescente gravità della malattia psoriasica. Le scoperte del team possono aiutare a spiegare come piccole aree di infiammazione della pelle possano avere effetti ad ampio raggio in altre parti del corpo. Fino a un quinto di quelli con la malattia della pelle, osservano i ricercatori, continuano a sviluppare infiammazioni alle articolazioni o artrite psoriasica. I risultati dello studio possono anche offrire indizi sul motivo per cui la psoriasi può scatenare condizioni, come il diabete di tipo 2, le malattie cardiache e le malattie infiammatorie intestinali.

I pazienti con psoriasi hanno una maggiore prevalenza di dislipidemia e un elevato rischio di malattia coronarica rispetto a quelli senza psoriasi. Il team del Dr. Jose U. Scher, ricercatore senior, l’anno scorso ha pubblicato i dati di un trial clinico pilota di terapia farmacologica per abbassare i lipidi nel sangue in pazienti con psoriasi (10 pazienti e 20 controlli sani). La terapia con statine ha abbassato i livelli di colesterolo in entrambi i gruppi (tipo LDL) a livelli sotto a 70 mg%. Ma non è stata osservata una riduzione dei biomarkers infiammatori (IL-6, TNF-α o IL-17A) dopo la terapia con statine, né una correlazione significativa tra i cambiamenti di PCR plasmatica e l’espressione del trascrittoma endoteliale vascolare. Le nuove analisi hanno rivelato che la posizione dei gruppi di cellule chiamate fibroblasti, regolatori chiave dell’infiammazione, insieme ai macrofagi, un tipo di globuli bianchi, variava ed erano più comuni negli strati superiori della pelle nei casi più gravi di psoriasi.

Inoltre, il team di ricerca ha scoperto che nei campioni di pelle di pazienti con malattia psoriasica da moderata a grave, l’attività genica è aumentata in più di tre dozzine di percorsi molecolari legati al metabolismo e al controllo dei grassi, fattori noti per andare storti nel diabete e nelle malattie cardiovascolari. Questa maggiore attività genica si è verificata anche nella pelle chiara, lontana da qualsiasi lesione. I ricercatori hanno analizzato campioni di pelle intatta di 11 uomini e donne con casi da lievi a gravi di malattia, più 3 adulti sani senza psoriasi. La trascrittomica spaziale, essi dicono, è più potente di altre tecniche comunemente usate che tracciano singole cellule, perché crea un’ampia mappa basata su immagini di dove si trovano le cellule nei tessuti e le altre cellule con cui stanno comunicando. Il nuovo studio è stato progettato per andare oltre gli attuali strumenti diagnostici, che si concentrano fortemente sui segni visibili delle lesioni cutanee invece di guardare ai loro effetti sistemici e molecolari invisibili.

Mentre molte terapie disponibili, inclusi steroidi e farmaci immunosoppressori, riducono l’infiammazione e i sintomi, non affrontano le cause alla base della malattia. Se fosse vero che i cortisonici e gli immunosoppressori usati per trattare la malattia fossero efficaci su tutti i lati dell’infiammazione, non ci sarebbe virtualmente alcun rischio cardiovascolare o diabetogeno nel tempo. Cosa che invece è presente. Data la selettività sulle citochine infiammatorie, la terapia biologica è virtualmente in grado di bersagliare l’infiammazione sistemica in modo migliore. Ed è il motivo per cui è possibile speculare che i pazienti psoriatici trattati con anticorpi monoclonali hanno un rischio di sviluppare malattia coronarica, diabete o artrite psoriasica o malattia di Crohn, per esempio. Il team prevede di utilizzare la loro ultima analisi per identificare i meccanismi biologici coinvolti nell’infiammazione della pelle in un’area e come colpisce la pelle o altri organi in un’altra parte del corpo.

Sono inoltre previste ulteriori ricerche in gruppi più ampi di pazienti e nella pelle lesa e non lesa degli stessi pazienti per determinare come la malattia si risolve da sola in alcuni e perché i pazienti rispondono in modo diverso agli stessi farmaci antinfiammatori. Se fosse vero che la pelle sana lontana dalle lesioni è similare a quella malata, con un profilo immunitario, citochinico e metabolico, la stessa visione della malattia potrebbe cambiare radicalmente. Chissà per quale ragione resterebbe sana ma potrebbe, per esmpio, solo fare da veicolo per spandere la malattia all’interno e colpire altri organi o apparati.

  • A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

Pubblicazioni scientifiche

Castillo RL et al. Sci Immunol. 2023 Jun 8; 8(84):eabq7991.

Haberman RH et al. BMJ Open. 2022 Dec; 12(12):e063650.

Garshick MS et al. J Invest Dermatol. 2022; 142(6):1749-52.

Wang Z, Zhou H, Zheng H et al. Autophagy 2021; 17(2):529.

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Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998, specialista in Biochimica Clinica dal 2002, ha conseguito dottorato in Neurobiologia nel 2006. Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. In libera professione, si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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