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Gli effetti dell’alcol sulla pressione arteriosa: un’ultima recensione italiana non accusa ma informa

La pressione arteriosa elevata è il più importante fattore di rischio modificabile per la prevenzione delle malattie cardiovascolari. I livelli di pressione sanguigna sono influenzati da fattori genetici, ambientali e legati allo stile di vita come l’assunzione di alcol, la dieta, l’attività fisica e il peso corporeo. L’assunzione di alcol può elevarne i valori; tuttavia, la relazione non è stata ampiamente studiata, soprattutto per il basso consumo di alcol, e le meta-analisi dei dati provenienti da studi di coorte di tipo non sperimentale sono limitate. In una nuova meta-analisi di studi di coorte non sperimentali, i ricercatori hanno valutato l’impatto del consumo di alcol sulla pressione arteriosa. I dati sono stati ricercati nei database Embase e PubMed per studi di coorte o di coorte di tipo longitudinale, che documentano la relazione tra consumo di alcol e pressione arteriosa.

Gli endpoint erano le differenze medie con il tempo nella pressione diastolica (DBP) e sistolica (SBP), tracciate in base al consumo di alcol al basale. Sono stati esclusi gli studi trasversali e quelli che includevano individui con cirrosi, diabete, malattie cardiovascolari, gli studi che hanno arruolato solo alcolisti o che hanno indagato solo il binge drinking e l’impatto dell’assunzione acuta di alcol. Scremando le pubblicazioni con criteri scientifici non voluti, sono stati analizzati alla fine sette record finali, inclusi 19.548 individui seguiti per cinque anni. È stata osservata un’associazione positiva e lineare tra il consumo di alcol all’inizio dello studio e le alterazioni di DBP e SBP nel tempo, senza alcuna indicazione di alcun cut-off dell’effetto dell’esposizione. La pressione sistolica media era rispettivamente di 1,3 e 4,9 mm di Hg maggiore per 12 o 48 grammi di assunzione regolare di alcol, rispetto a nessuna assunzione.

Per la pressione diastolica sono state osservate differenze corrispondenti rispettivamente di 1,1 e 3,1 mmHg. Le analisi dei sottogruppi hanno mostrato associazioni quasi lineari tra consumo di alcol e alterazioni della pressione sistolica tra maschi e femmine e diastolica tra i maschi. Al contrario, tra le femmine, l’associazione mostrava una forma a U rovesciata. L’assunzione di alcol ha mostrato associazioni positive con alterazioni della pressione arteriosa tra i nordamericani e gli asiatici, oltre alla pressione diastolica tra i nordamericani. L’osservazione che la relazione positiva tra assunzione di alcol e pressione arteriosa è rimasta inalterata anche dopo aver escluso gli studi senza BMI e aggiustamenti per lo stato di fumo ha indicato che i risultati erano robusti e non risultavano da aggiustamenti inadeguati dei dati per fattori di confusione primari.

La forza della relazione tra l’assunzione di alcol e le alterazioni della PA sistolica era minore tra le femmine rispetto ai maschi. Ciò potrebbe indicare ruoli causali degli ormoni sessuali o potrebbe essere il risultato di pregiudizi dovuti a una maggiore errata classificazione dell’esposizione e dei risultati dello studio tra le donne che consumano alcol in grandi quantità le quantità. La base biologica per vari modelli di associazione tra consumo di alcol e pressione arteriosa sistolica e diastolica tra gli asiatici rispetto ai nordamericani potrebbe essere correlata a differenze note negli enzimi del metabolismo dell’alcol, come l’aldeide deidrogenasi e l’alcol deidrogenasi, tra asiatici e individui occidentali. Tuttavia, le ragioni dell’impatto del background genetico esclusivamente sulla pressione arteriosa diastolica e non su quella sistolica non sono chiare.

Nel complesso, i risultati dello studio hanno mostrato un’associazione diretta e lineare tra l’assunzione di alcol e la pressione sistolica senza evidenza di una soglia per la relazione. Al contrario, per la pressione diastolica l’associazione ha mostrato modifiche basate sul sesso. Il consumo di alcol, in qualsiasi quantità, dovrebbe essere considerato un fattore di rischio per la pressione sistolica elevata, con importanti implicazioni soprattutto preventive. E’ chiaro che bere un bicchiere di vino a pasto, modello mediterraneo stretto, non si associa a rischi. Neppure una birra a cena ha mai fatto male a qualcuno. Il rischio è, invece, maggiore col sempre crescente di alcolici raffinati e superalcolici che sta diventando una moda giovanile fuori pasto. Non si superano 12 (e neppure per idea 48) grammi di alcol al giorno con un bicchiere di vino, ma sicuramente si con gli aperitivi e le vodke alla frutta.

  • A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

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Chudzińska M et al. J Cardiovasc Dev Dis. 2022; 9(10):317.

Fuchs FD, Fuchs SC. Curr Hypertens Rep. 2021; 23(10):42.

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Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998, specialista in Biochimica Clinica dal 2002, ha conseguito dottorato in Neurobiologia nel 2006. Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. In libera professione, si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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