La celiachia è una malattia autoimmune cronica in cui l’organismo attacca erroneamente l’intestino tenue in risposta al glutine. Mentre la maggior parte delle persone affette da questa condizione trae sollievo eliminando il glutine dalla propria dieta, circa l’1% sviluppa la celiachia refrattaria, ovvero la persistenza dei sintomi nonostante un rigoroso controllo dietetico. La celiachia refrattaria è classificata in due tipi. Il tipo 2 è causato da cellule immunitarie anomale che possono rapidamente evolversi in un linfoma aggressivo, ma la causa del tipo 1 è rimasta un mistero, fino ad ora. I ricercatori del Garvan Institute of Medical Research e dell’UNSW Sydney, guidati dal Dott. Chris Goodnow, hanno scoperto perché alcune persone affette da celiachia continuano a soffrire di sintomi debilitanti nonostante evitino rigorosamente il glutine.
Lo studio, pubblicato sulla rivista Science Translational Medicine, ha utilizzato tecniche all’avanguardia di sequenziamento di singole cellule per rivelare che alcune cellule immunitarie nell’intestino di questi pazienti recano mutazioni genetiche. I risultati del team suggeriscono che queste cellule immunitarie anomale siano alla base di un’infiammazione intestinale persistente che causa sintomi come diarrea, dolore e malnutrizione, indicando un nuovo modo per diagnosticare e potenzialmente trattare la forma più grave di celiachia. La cosa interessante è che queste mutazioni condividono somiglianze con quelle osservate in alcuni linfomi, conferendo apparentemente alle cellule un vantaggio in termini di crescita e sopravvivenza. Questa è una potenziale spiegazione del perché persistono anche dopo che un paziente elimina il glutine dalla propria dieta.
I ricercatori hanno scoperto che queste cellule immunitarie mutate, o “anomale”, erano presenti in 7 pazienti su 10 con celiachia di tipo 1 refrattaria. Questa scoperta potrebbe aprire la strada a nuovi modi per identificare i pazienti a rischio in modo più precoce e a trattamenti più mirati. Attualmente, l’unico trattamento per la celiachia refrattaria è l’immunosoppressione ad ampio spettro (con azatioprina, steroidi e/o tacrolimus), che indebolisce il sistema immunitario ma non colpisce specificamente le cellule mutate. I ricercatori affermano che i loro risultati aprono la strada a terapie più precise. Ad esempio, gli scienziati hanno scoperto che molte di queste cellule aberranti presentano mutazioni nella via JAK-STAT, già bersaglio di farmaci approvati noti come inibitori JAK. Con ulteriori studi, questo potrebbe portare a un approccio di medicina personalizzata.
Comprendere queste cellule immunitarie mutate offre un nuovo modo di pensare al motivo per cui alcuni pazienti non guariscono con una dieta senza glutine. Queste informazioni fanno anche una parziale spiegazione del perché certi soggetti celiaci possono sviluppare un linfoma, una forma di leucemia a carico delle cellule immunitarie. Il linfoma a cellule T enteropatico (EATL) nei pazienti affetti da celiachia non trattata adeguatamente. L’EATL è un tipo raro di linfoma non-Hodgkin che si sviluppa principalmente nell’intestino in circa il 5% dei pazienti celiaci che afferiscono a Centri di riferimento e che peggiorano, in misura spesso irreversibile, il decorso clinico della celiachia. È opportuno chiarire che, nella quasi totalità dei casi, riguardano la forma dell’adulto, cioè adulti diagnosticati in età adulta e non pazienti in età pediatrica.
- A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
Pubblicazioni scientifiche
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