Il digiuno intermittente ha attirato l’attenzione per i suoi benefici biologici ad ampio raggio, tra cui il miglioramento delle difese antiossidanti, la riparazione del DNA e una potenziale riduzione dell’infiammazione. Tuttavia, lo studio ha rivelato risposte infiammatorie inaspettate durante il digiuno. È considerato una strategia preventiva contro l’obesità, la resistenza all’insulina, le malattie neurodegenerative e i problemi cardiovascolari. Il digiuno induce un passaggio metabolico dal glucosio ai chetoni derivati dai grassi, che migliora sia la funzione cerebrale che quella degli organi periferici. Questo adattamento metabolico è associato a un aumento del fattore neurotrofico cerebrale (BDNF), che supporta la neuroplasticità, la cognitività e la regolazione dell’umore.
Il digiuno influenza ormoni e biomarkers, tra cui insulina, leptina, adiponectina e irisina. L’adiponectina svolge un ruolo chiave nella regolazione energetica attivando la proteina chinasi attivata dal digiuno chiamata AMPK, che aumenta l’assorbimento del glucosio e l’ossidazione degli acidi grassi. L’irisina contribuisce alla salute cardiometabolica e al rimodellamento tissutale, sebbene i suoi livelli diminuiscano durante questo protocollo di digiuno. In un recente articolo pubblicato sulla rivista PLoS One, alcuni ricercatori lituani hanno studiato come un periodo di digiuno di cinque giorni influenzi markers fisiologici e la composizione corporea, nonché come i tratti psicologici siano correlati alle variazioni della massa grassa e magra.
Hanno scoperto che, dopo il digiuno, i partecipanti mostravano un peso corporeo inferiore, livelli ridotti di glucosio, insulina e leptina e livelli più elevati di chetoni. Sono stati osservati anche miglioramenti dell’umore, con una maggiore perdita di grasso associata a una minore impulsività e a un maggiore benessere emotivo. Questo studio ha coinvolto 42 donne sane di età compresa tra 40 e 60 anni, selezionate in base a rigorosi criteri di inclusione ed esclusione per garantire la coerenza del campione. Le partecipanti presentavano un peso corporeo stabile, non assumevano farmaci che alterano il metabolismo e non soffrivano di gravi malattie croniche. In particolare, il 72% aveva tentato di perdere peso negli ultimi cinque anni, anche se non di recente.
Lo studio prevedeva una fase preparatoria (quattro settimane) e una fase di digiuno (cinque giorni). Durante la preparazione, ai partecipanti è stato consigliato di consumare tre pasti regolari al giorno senza spuntini. Durante il periodo di digiuno, hanno consumato solo acqua. Hanno seguito una routine giornaliera strutturata, che includeva esercizi mattutini di 50 minuti, passeggiate da cinque a sette km, sessioni educative e un programma di sauna e massaggi supervisionato da un medico. Sono state condotte diverse valutazioni prima e dopo il digiuno. Sono stati misurati i dati antropometrici mentre l’attività fisica veniva valutata tramite un questionario. Intelligenza emotiva, umore, tratti della personalità, stress percepito e comportamenti salutari sono stati misurati utilizzando strumenti di autovalutazione validati.
La soddisfazione di vita e la felicità sono state valutate su una scala a 10 punti. Campioni di sangue sono stati raccolti prima e dopo il digiuno, trattati in condizioni rigorose e analizzati per la ricerca di biomarkers come leptina, adiponectina, BDNF, irisina, IL-6, TNF-alfa e insulina. Sono stati inoltre monitorati i livelli di glucosio e chetoni nel sangue capillare. Lo studio ha coinvolto 42 donne di mezza età con un indice di massa corporea (IMC) medio di 30,8 kg/m², la maggior parte delle quali con un’istruzione universitaria e con un’occupazione sedentaria. Oltre la metà delle partecipanti si allenava regolarmente e il 72% aveva precedentemente perso peso (in media 10,5 kg), sebbene non nei tre mesi precedenti lo studio.
Durante il periodo di digiuno, i partecipanti hanno sperimentato una significativa riduzione media della massa corporea di 4,25 kg, con una diminuzione della massa grassa di poco più di 1 kg (3,7%) e della massa magra (LBM) di 3,18 kg (5,4%) – una perdita relativa maggiore rispetto alla massa grassa, che solleva preoccupazioni circa il mantenimento della massa muscolare durante il digiuno prolungato. La circonferenza della vita è diminuita di 6,6 cm, sebbene l’area di grasso viscerale non sia cambiata in modo significativo e abbia anzi mostrato una leggera tendenza ad aumentare. Glicemia, insulina e leptina sono diminuiti significativamente e i corpi chetonici sono aumentati di cinque volte.
BDNF e adiponectina sono rimasti invariati, mentre l’irisina è diminuita significativamente. TNF-alfa e IL-6 sono aumentati rispettivamente del 25,9% e del 52,2%. La pressione arteriosa diastolica e sistolica non sono cambiate in modo significativo. Dal punto di vista psicologico, i partecipanti hanno riportato un aumento del vigore e una riduzione della tensione. L’analisi correlazionale ha mostrato che livelli più elevati di adiponectina pre-digiuno predicevano una maggiore perdita di grasso e una minore riduzione della massa magra. Una maggiore intelligenza emotiva e una minore impulsività erano correlate a una maggiore perdita di grasso, mentre nevroticismo e tensione erano correlati a una maggiore perdita di massa magra.
Nel complesso, lo studio ha dimostrato che il digiuno per cinque giorni ha indotto notevoli cambiamenti psicologici e metabolici, nonché una diminuzione della circonferenza vita e un aumento della produzione di chetoni, insieme a un aumento inaspettato dei marcatori infiammatori (IL-6/TNF-α). In particolare, i livelli di BDNF e adiponectina sono rimasti invariati mentre l’irisina è diminuita, suggerendo complessi adattamenti fisiologici che vanno oltre i cambiamenti metabolici. I punti di forza dello studio includono l’attenzione rivolta a biomarcatori oggettivi e indicatori dell’umore. Tuttavia, i limiti includono l’assenza di un gruppo di controllo, l’omogeneità dei partecipanti (donne di mezza età), la potenziale influenza di precedente storia di perdita di peso e la presenza di fattori non controllati legati allo stile di vita.
Gli autori sottolineano che le correlazioni non implicano un nesso di causalità tra fattori psicologici e risultati fisiologici. Nonostante questi limiti, lo studio evidenzia che i singoli fattori psicologici possono influenzare i risultati del digiuno. Approcci personalizzati al digiuno, che tengano conto della preparazione emotiva e psicologica, possono ottimizzarne l’efficacia e la sicurezza.
- A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
Pubblicazioni scientifiche
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