domenica, Agosto 3, 2025

La funzione del rame nel prevenire il declino cognitivo: cosa dice l’ultimo studio?

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La prevalenza del deterioramento cognitivo è in costante aumento in tutto il mondo, principalmente a causa del crescente invecchiamento della popolazione globale. Il declino cognitivo è un segno significativo di tutte le forme di demenza, dal deterioramento cognitivo lieve al morbo di Alzheimer. Stime recenti indicano che si prevede che la prevalenza della demenza raggiungerà i 152,8 milioni entro il 2050. Ciò evidenzia la necessità di sviluppare strategie appropriate per ridurre il rischio di deterioramento cognitivo. L’integrazione alimentare con micronutrienti essenziali, tra cui vitamine e minerali, ha recentemente ricevuto notevole attenzione come strategia preziosa per migliorare le capacità cognitive e prevenire la demenza, soprattutto nella popolazione anziana.

La ricerca ha dimostrato che lo squilibrio di alcuni micronutrienti, come zinco, selenio e rame, nel cervello può portare a deterioramento cognitivo e al successivo sviluppo di malattie neurodegenerative. Il rame è un micronutriente vitale necessario per lo sviluppo e il funzionamento del sistema nervoso. Contribuisce a regolare vari processi fisiologici, tra cui la sintesi dei neurotrasmettitori, la produzione di energia cellulare e la difesa antiossidante. Tuttavia, è necessario mantenere un livello ottimale di rame per il corretto funzionamento del cervello, poiché la sua carenza può indurre disturbi neurologici e il suo sovradosaggio può portare a stress ossidativo e neurodegenerazione.

Uno studio osservazionale condotto su anziani americani ha rivelato che un maggiore apporto alimentare di rame è associato a una migliore funzione cognitiva, soprattutto negli individui con una storia di ictus. Lo studio è pubblicato su Scientific Reports. Lo studio ha analizzato i dati di 2420 partecipanti al National Health and Nutrition Examination Survey (NHANES) dal 2011 al 2014. Il campione NHANES è progettato per essere rappresentativo a livello nazionale della popolazione statunitense. Le informazioni sull’assunzione alimentare di rame sono state ricavate da due questionari di richiamo alimentare di 24 ore. Sono state effettuate diverse valutazioni della funzione cognitiva per esplorare la memoria e le capacità esecutive dei partecipanti.

I risultati dello studio hanno rivelato che i partecipanti con il più alto apporto alimentare di rame hanno punteggi cognitivi più elevati rispetto a quelli con il più basso apporto di rame. È stato osservato un graduale aumento della funzione cognitiva con l’aumento dell’assunzione di rame, indicando una relazione dose-risposta positiva ma non lineare. Lo studio ha stimato soglie di riferimento ottimali per l’assunzione di rame, che erano 1,63 milligrammi al giorno per il DSST, 1,42 milligrammi al giorno per l’AFT e 1,22 milligrammi al giorno per il punteggio cognitivo globale. L’associazione positiva tra assunzione di rame e funzione cognitiva è stata osservata quando l’assunzione di rame era inferiore a questi livelli soglia.

Tuttavia, quando l’assunzione di rame superava queste soglie, l’associazione perdeva significatività statistica. Queste osservazioni indicano che la funzione cognitiva non continua ad aumentare con l’aumento dell’assunzione di rame oltre un certo livello. L’analisi dei sottogruppi ha rivelato che l’impatto positivo dell’assunzione alimentare di rame sulla funzione cognitiva globale è particolarmente più pronunciato tra i partecipanti con una storia di ictus. Lo studio attuale ha osservato un impatto positivo più marcato dell’assunzione di rame sul punteggio cognitivo globale tra i partecipanti con una storia di ictus. Le prove esistenti indicano anche l’efficacia protettiva del rame nel ridurre il rischio di ictus e nell’attenuare il danno neuronale nell’ictus ischemico.

Il rame, come cofattore per gli enzimi antiossidanti, aiuta a ridurre la produzione di radicali liberi e a prevenire il danno lipidico ossidativo nel cervello. Il rame aiuta anche a convertire i macrofagi pro-infiammatori in macrofagi antinfiammatori nel cervello, con conseguente prevenzione della neuroinfiammazione. Tutti questi processi evidenziano l’efficacia neuroprotettiva del rame, che può anche garantire benefici cognitivi. Il miglioramento cognitivo mediato dal rame può anche essere spiegato attraverso il suo effetto sulla sintesi e il rilascio di neurotrasmettitori. Le prove esistenti indicano che il rame aiuta la sintesi dell’acetilcolina, un neurotrasmettitore coinvolto nell’apprendimento e nella memoria.

Nel complesso, i risultati dello studio indicano che un livello ottimale di assunzione di rame, con un punto di inflessione di circa 1,22 milligrammi al giorno, può migliorare la funzione cognitiva negli anziani, in particolare in quelli con una storia di ictus. Sono necessari ulteriori studi randomizzati controllati per confermare questi risultati.

  • A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

Pubblicazioni scientifiche

Jia W, Zhu K et al. Sci Reports 2025 Aug 1; 15:24334.

Zhong G et al. Curr Neuropharmacol. 2024; 22:1650-71.

Meng Q et al. Am J Geriatr. Psych. 2023; 31:753–763.

Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998; specialista in Biochimica Clinica dal 2002; dottorato in Neurobiologia nel 2006; Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA (2004-2008) alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la Clinica Basile di catania (dal 2013) Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania (del 2020) Medico penitenziario presso CC.SR. Cavadonna dal 2024. Si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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