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L’impatto dell’amianto sulla salute in Italia: i modelli di Casale Monferrato e Biancavilla

L’amianto è una fibra industriale derivata dalla lavorazione di una serie di minerali naturali a base di silicati, che si dividono in due gruppi: fillosilicati (serie del serpentino) ed inosilicati (serie degli anfiboli). Essendo resistenti al calore, le fibre derivate da alcuni di questi minerali hanno trovato vastissimo impiego nel campo manifatturiero edile, per la coibentazione di edifici. Tuttavia, il loro sfaldamento genera polveri microscopiche che se inalate possono risultare cancerogene per l’apparato respiratorio. La tipologia di tumore associata all’asbesto è il mesotelioma; il carcinoma polmonare o broncogeno ha un’associazione molto inferiore. L’estrazione dell’amianto, la fabbricazione di cemento-amianto e l’installazione di materiali contenenti amianto in una vasta gamma di contesti industriali e residenziali, hanno accompagnato l’industrializzazione dell’Italia per la maggior parte del Novecento. In questa cornice, il Piemonte era una delle regioni italiane più colpite, poiché ospitava la principale cava europea di crisotilo (Balangero, operativa dal 1917 al 1990) e la più grande struttura per la produzione di prodotti in cemento-amianto (Casale Monferrato, operativa dal 1907 al 1985).

L’avvento della riforma sanitaria del 1978 e la creazione del Servizio sanitario nazionale in Italia hanno portato a una serie di azioni locali basate sui principi della medicina preventiva che è stato il fulcro della riforma stessa. Nel 1981 la Segreteria Sanitaria del Piemonte ha creato l’Unità di Epidemiologia del Cancro presso l’Ospedale Universitario di Torino. Alcuni membri dello staff hanno riferito voci di una maggiore incidenza di tumori pleurici tra i lavoratori, in particolare dalla fabbrica Eternit di cemento-amianto di Casale Monferrato. È stato grazie alla raccolta di dati, scarsissimi fino ad allora su base ISTAT, che è stato possibile istituire il primo Atlante Italiano sulla Mortalità per Cancro, pubblicato dalla Lega Italiana contro il cancro. Secondo l’Atlante, le 6 province italiane con il più alto tasso di mortalità per sesso e standardizzato per tale condizione (superiore a 3/100000 all’anno) erano Alessandria, Genova, La Spezia, Trieste, Gorizia e Venezia tutte accomunate, tranne una, dalla presenza di cantieri navali. L’eccezione è stata la provincia di Alessandria, dove c’è il comune di Casale Monferrato.

Le prove su amianto e cancro furono riassunte nel 1972 dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) che pubblicò, nel 1973, la prima monografia che valutava le prove di cancerogenicità dell’amianto nell’uomo, che fu aggiornata nel 1977. Fino agli anni ’60 non c’era moltainformazione ed unicamente sospetti; ma le prove su amianto e cancro furono riassunte nel 1972 dalla IARC che pubblicò, nel 1973, la prima monografia che valutava le prove di cancerogenicità dell’amianto nell’uomo, che fu aggiornata nel 1977. In Piemonte, le notizie riportate da Casale Monferrato, insieme ai dati sulla mortalità e alla conoscenza dei rischi di amianto sono state sufficienti per agire. Casale Monferrato è una delle cittàitaliane con la più alta incidenza e mortalità di mesotelioma maligno. L’incidenza osservata dal 1990 è stata costantemente oltre 15 volte l’incidenza in Piemonte. Nel periodo 2010-2014, sono stati osservati 121 casi di mesotelioma pleurico (solo alcune diagnosi) nei residenti di Casale Monferrato. Era il 1983 e coincideva con l’iniziativa di alcuni medicidell’Ospedale Santo Spirito di Casale Monferrato per contare il numero di casi di mesotelioma ospedalizzati nel decennio precedente.

Ne furono trovati più di 70, con tassi di grezzi di 35/100000 persone/anno negli uomini e 25 nelle donne e oltre i due terzi senza alcuna esposizione professionale. Anche i rappresentanti dei sindacati dei lavoratori riferirono di essere a conoscenza di epidemie di mesoteliomi e altri tumori tra i lavoratori di Eternit. La IARC è stata di grande aiuto per far conoscere gli eventi di Casale al di fuori dell’Italia e per stabilire collegamenti internazionali con altre aree contaminate da amianto. Alla fine degli anni ’80, l’Agenzia ha anche fornito il sostegno finanziario necessario per avviare una registrazione basata sulla popolazione dei mesoteliomi incidenti nel Casale Monferrato. Alla fine degli anni ’80, l’insorgenza insolita di mesoteliomi in persone che non avevano mai lavorato presso Eternit era così ovvia da giustificare un’esauriente registrazione ad hoc di casi di nuova diagnosi. La fabbrica di cemento amianto, di proprietà di Eternit, aveva una forza lavoro media di oltre 1000 lavoratori e ha causando anche la contaminazione della città. Uno studio di coorte di lavoratori attivi nello stabilimento nel 1950 o assunti negli anni seguenti, è stata la prima indagine epidemiologica che èstata condotta nel 1986. La ricerca incluso nel suo ultimo aggiornamento 3434 lavoratori, di cui 777 donne, che sono state seguite fino al 2003. Un aumento statisticamente significativo è stato osservato in entrambi i sessi per mortalità totale, tumori della pleura, del peritoneo, del polmone ec arcinoma dell’ovaio.

Complessivamente, il numero osservato di decessi ha superato le aspettative del 38%, corrispondenti a 497 decessi in eccesso per un periodo di 39anni, dal 1965 al 2003. L’esposizione ambientale all’amianto è stata documentata con studi condotti dalla metà del 1984, quando l’impianto di Eternit stava già riducendo la sua attività. La pubblicazione del primo studio di Casale Monferrato, la coorte occupazionale, nel 1987 ebbe un grande impatto nel paese a causa delle dimensioni dell’eccesso di mesotelioma. Ulteriori preoccupazioni nell’opinione pubblica sono state determinate negli stessi annida altre scoperte inaspettate, in particolare quelle risultanti dagli studi epidemiologici sulla costruzione e riparazione di vagoni ferroviari, come nel caso della cittadina di Lentini in provincia di Siracusa. I due principali risultati di questa sequenza di studi sono stati il rilevamento di due gruppi precedentemente non riconosciuti di mesotelioma pleurico. Il primo si trovava a Broni, in provincia di Pavia, dove un importante impianto per lafabbricazione di prodotti in cemento-amianto era stato operativo dal 1932 al 1993.

Il secondo importante risultato della sorveglianza della mortalità riguardava l’incidenza di mesotelioma a Biancavilla, una cittadina rurale situata alle pendici dell’Etna in Sicilia. Le fibre di anfibolo rilevate in una cava vicina, il monte Calvario, da cui è stato estratto il materiale utilizzato nell’edilizia locale, sono state inizialmente classificate come una fase intermedia tra tremolite e actinolite, e successivamente come fluoro-edenite. Dal 2002 Biancavilla è stata riconosciuta come sito contaminato a priorità nazionale. Ciò implicava un importante intervento di risanamento ambientale, tra cui la cessazione dell’attività e la copertura dell’area di cava, la pavimentazione con strade asfaltate precedentemente pavimentate con materie di sottoprodotto della cava e la rimozione del materiale di scarto dell’industria edile vicino agli edifici non finiti. Uno studio successivo basato su 26 casi di mesotelioma diagnosticati negli anni 1998-2011 e raccolti dal Centro operativo della Regione Sicilia del Registro nazionale del mesotelioma, ha mostrato un eccesso di incidenza complessiva di mesotelioma di 5 volte sulla popolazione siciliana, con un’incidenza in eccesso di 20 volte tra i soggetti di età inferiore ai 50 anni.

Nel frattempo gli studi di laboratorio hanno dimostrato che le fibre di fluoro-edenite causano mesotelioma dopo iniezione pleurica e peritoneale nei ratti. Prove sperimentali del genere sono state condotte anche all’Università di Catania a partire dal 2000. Dalla raccolta definitiva di evidenze sperimentali, la IARC ha valutato come “sufficienti” l’evidenza disponibile di rischio cancerogeno per l’uomo e la fluoro-edenite è stata assegnata al Gruppo IARC 1“cancerogeno per l’uomo”. Un’importante risposta di sanità pubblica delle autorità regionali siciliane ha integrato le attività di monitoraggio ambientale e di bonifica, a partire dalle strutture maggiori di Biancavilla, palazzo comunale, la villa comunale, scuole, uffici pubblici ed edifici in cui era stata impiegata la fibra. Tutti questi interventi sono stati oggetto di un processo di comunicazione con la comunità interessata, gli amministratori locali, i media locali, la scuola e altre parti interessate. Intanto, dichiarazioni ufficiali dalla Società Italiana di Medicina Ambientale parlano ancora di almeno6000 casi all’anno di morti da amianto, di cui il 10% solo in Sicilia.

E sono state numerosissime le denunce, come anche gli appelli, per sensibilizzare sia la popolazione sia il governo per fare in modo che questo grave problema di salute pubblica resti nell’oblio.

  • A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD; specialista in Biochimica Clinica.

Pubblicazioni scientifiche

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Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998; specialista in Biochimica Clinica dal 2002; dottorato in Neurobiologia nel 2006; Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA (2004-2008) alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. Medico penitenziario presso CC.SR. Cavadonna (SR) Si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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