martedì, Dicembre 3, 2024

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La dipendenza da farmaci (II): il caso degli antidepressivi e le conseguenze della loro discontinuazione

Gli antidepressivi si suddividono in diverse classi, ciascuna caratterizzata da specifici meccanismi d’azione e profili farmacologici. Le principali classi includono gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI), gli inibitori della ricaptazione della serotonina e noradrenalina (SNRI), gli antidepressivi triciclici (TCA), gli inibitori delle monoamino-ossidasi (IMAO) e altri antidepressivi atipici. Il loro impatto sullo sviluppo di dipendenza è influenzato dalla durata del trattamento, dalla fisiologia individuale e dalla gestione della terapia.

  1. Inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI)

Gli SSRI, come fluoxetina, sertralina, paroxetina, escitalopram e citalopram, agiscono bloccando selettivamente il trasportatore della serotonina (SERT). Questo inibisce la ricaptazione della serotonina nelle sinapsi, aumentando la sua disponibilitĂ  nello spazio intersinaptico. Tale incremento della serotonina migliora la trasmissione neuronale associata alla regolazione dell’umore. Gli SSRI raramente inducono tolleranza nel senso classico, ma l’interruzione improvvisa puĂ² causare sintomi di astinenza, come irritabilitĂ , ansia, vertigini e “scosse elettriche”. L’uso prolungato puĂ² portare a una forma di dipendenza psicologica, in cui il paziente teme un ritorno dei sintomi depressivi senza il farmaco.

  1. Inibitori della ricaptazione della serotonina e noradrenalina (SNRI)

Gli SNRI, come venlafaxina, duloxetina e desvenlafaxina, agiscono bloccando i trasportatori della serotonina (SERT) e della noradrenalina (NET). Questo aumenta la disponibilitĂ  di entrambi i neurotrasmettitori nello spazio sinaptico, migliorando l’umore e modulando la risposta allo stress. Gli SNRI, in particolare la venlafaxina, sono associati a sindromi da sospensione piĂ¹ intense rispetto agli SSRI, con sintomi quali nausea, mal di testa, insonnia e vertigini. L’uso prolungato puĂ² portare a una percezione di necessitĂ  del farmaco per mantenere l’equilibrio emotivo.

  1. Antidepressivi triciclici (TCA)

I triciclici come amitriptilina, nortriptilina e imipramina, bloccano i trasportatori della serotonina e della noradrenalina, aumentando la loro disponibilitĂ  sinaptica. Inoltre, hanno effetti su altri recettori, come quelli muscarinici, istaminici e alfa-adrenergici, contribuendo a una vasta gamma di effetti collaterali. Gli effetti sedativi e anticolinergici possono creare un senso di “dipendenza funzionale,” in cui i pazienti si abituano al sollievo sintomatico del farmaco, specialmente per insonnia o dolore cronico. La loro sospensione puĂ² provocare sintomi come ansia, irritabilitĂ  e disturbi del sonno, rendendo difficile l’interruzione.

  1. Inibitori delle monoamino ossidasi (IMAO)

Gli IMAO, come fenelzina e tranilcipromina, inibiscono irreversibilmente o reversibilmente l’enzima monoamino-ossidasi, che degrada serotonina, noradrenalina e dopamina. Questo aumenta i livelli di questi neurotrasmettitori nel cervello. La sospensione improvvisa puĂ² causare sindromi da astinenza simili ad altre classi di antidepressivi, con irritabilitĂ  e disturbi dell’umore.

  1. Antidepressivi atipici

Meccanismo d’azione:

Questa classe include farmaci come bupropione, mirtazapina e vortioxetina, con meccanismi unici:

  • Bupropione: Inibisce la ricaptazione di dopamina e noradrenalina.
  • Mirtazapina: Agisce come antagonista dei recettori alfa-2 adrenergici e dei recettori serotoninergici, aumentando i livelli di serotonina e noradrenalina.
  • Vortioxetina: Modula la serotonina attraverso un’azione multimodale sui recettori.

Impatto sullo sviluppo della dipendenza:

Il bupropione puĂ² essere meno incline a causare dipendenza, ma in individui predisposti puĂ² emergere una forma di assuefazione legata ai suoi effetti stimolanti. La mirtazapina, essendo sedativa, puĂ² portare a disturbi del sonno e ansia al momento della sospensione.

Il problema della dipendenza dagli antidepressivi

La dipendenza dai farmaci antidepressivi è un fenomeno complesso, spesso frainteso e meritevole di un’analisi dettagliata. Gli antidepressivi, utilizzati principalmente per trattare disturbi depressivi maggiori, ansia, disturbi ossessivo-compulsivi e altre condizioni psichiatriche, agiscono regolando i neurotrasmettitori nel cervello, come la serotonina, la noradrenalina e, in alcuni casi, la dopamina. Sebbene non siano considerati universalmente “additivi” nel senso tradizionale (come possono esserlo oppioidi o benzodiazepine), possono comunque indurre una forma di dipendenza fisiologica o psicologica, soprattutto se assunti per lunghi periodi.

Come si sviluppa la dipendenza

La dipendenza dai farmaci antidepressivi puĂ² comparire a seguito di un uso prolungato, in cui l’organismo si abitua alla presenza del farmaco e sviluppa una tolleranza. Questo significa che il corpo si adatta ai livelli alterati di neurotrasmettitori indotti dal farmaco, e l’improvvisa sospensione o una riduzione drastica della dose puĂ² causare sintomi di astinenza. Questi sintomi includono ansia, irritabilitĂ , insonnia, nausea, vertigini, sensazioni simili a scariche elettriche nel corpo, stanchezza estrema, confusione e talvolta un ritorno o un peggioramento dei sintomi depressivi. Tale sindrome da sospensione, sebbene non sia equivalente a una dipendenza da sostanze stupefacenti, puĂ² rendere difficile l’interruzione del trattamento. La componente psicologica della dipendenza puĂ² manifestarsi come un timore di ricadute o un dubbio sulle proprie capacitĂ  di affrontare la vita senza il farmaco. Questo aspetto è particolarmente prevalente in persone che associano il miglioramento del loro stato mentale esclusivamente all’uso del medicinale.

Effetti sui rapporti sociali

L’uso cronico di antidepressivi e la dipendenza da essi possono influenzare significativamente le relazioni sociali. Da un lato, molte persone riferiscono un miglioramento delle interazioni grazie a una riduzione di sintomi debilitanti come ansia e depressione, che possono aver ostacolato la socializzazione. Tuttavia, alcuni effetti collaterali comuni degli antidepressivi, come appiattimento emotivo, riduzione della libido o difficoltĂ  a esprimere sentimenti, possono compromettere le relazioni personali. La difficoltĂ  a provare empatia o a reagire emotivamente in modo naturale puĂ² essere percepita negativamente da amici, partner o colleghi, creando distanze emotive o incomprensioni. Inoltre, la paura di interrompere il farmaco o la dipendenza psicologica puĂ² indurre comportamenti di isolamento. La persona puĂ² sentirsi insicura senza il farmaco, limitando le interazioni per paura di gestire situazioni stressanti o imprevedibili. L’eventuale stigma sociale legato all’uso di antidepressivi puĂ² contribuire a una percezione negativa di sĂ© e a un maggiore ritiro sociale.

Impatto sul lavoro

Nel contesto lavorativo, l’uso prolungato di antidepressivi puĂ² avere effetti ambivalenti. Da un lato, l’equilibrio emotivo raggiunto grazie al farmaco puĂ² migliorare la produttivitĂ , la concentrazione e la capacitĂ  di gestire lo stress. Dall’altro, gli effetti collaterali, come sonnolenza, difficoltĂ  di memoria o una percezione ridotta delle emozioni, possono ostacolare le prestazioni lavorative e i rapporti con i colleghi. La dipendenza psicologica puĂ² inoltre far sì che la persona si senta vulnerabile senza il farmaco, influenzando la sicurezza nelle proprie capacitĂ  e decisioni. Le sindromi da sospensione, se non adeguatamente gestite, possono causare assenze dal lavoro o difficoltĂ  nel mantenere ritmi regolari, aggravando lo stress e il rischio di peggioramento dei rapporti professionali.

Conseguenze a lungo termine

A lungo termine, la dipendenza dai farmaci antidepressivi puĂ² portare a un ciclo di uso continuo, in cui il paziente non si sente in grado di interrompere il trattamento. Questo puĂ² limitare l’autonomia personale e ridurre la fiducia nelle proprie risorse psicologiche, creando una dipendenza sia fisiologica che psicologica. Gli effetti cumulativi possono inoltre aumentare il rischio di sviluppare una tolleranza, richiedendo dosi maggiori o un cambio di farmaco, con potenziali ripercussioni sul benessere generale. Un altro aspetto da considerare è l’alterazione della percezione di sĂ©: la persona puĂ² sentirsi “anormale” o “incompleta” senza il farmaco, influenzando negativamente la sua autostima e il modo in cui si relaziona agli altri.

Gestione e prevenzione

Affrontare la dipendenza da antidepressivi richiede un approccio olistico, che includa il supporto medico, psicologico e sociale. Ăˆ fondamentale che la sospensione del farmaco sia graduale e supervisionata da uno specialista per minimizzare i sintomi di astinenza. La psicoterapia, soprattutto la terapia cognitivo-comportamentale, puĂ² aiutare a sviluppare strategie per affrontare le difficoltĂ  emotive senza il farmaco, aumentando la resilienza personale. Il supporto sociale è altrettanto cruciale: familiari, amici e gruppi di autoaiuto possono offrire un ambiente sicuro per discutere paure e preoccupazioni, riducendo il senso di isolamento. Inoltre, è importante sensibilizzare il pubblico e i professionisti della salute sull’uso responsabile degli antidepressivi, promuovendo una valutazione regolare dei benefici e dei rischi del trattamento e incoraggiando interventi non farmacologici come l’attivitĂ  fisica, la meditazione e il supporto psicologico per integrare o sostituire l’uso di farmaci quando possibile.

  • A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

Pubblicazioni scientifiche

Fornaro M et al. Eur Neuropsychopharmacol. 2023; 66:1-10.

Roehrs TA et al. Neuropsychopharmacol Rep. 2020; 40(3):211.

Hengartner MP et al. Epidemiol Psychiatr Sci. 2019; 29:e52.

Everitt H et al. Cochr Datab Syst Rev. 2018; 5(5):CD010753.

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Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998; specialista in Biochimica Clinica dal 2002; dottorato in Neurobiologia nel 2006; Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA (2004-2008) alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. Medico penitenziario presso CC.SR. Cavadonna (SR) Si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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