mercoledì, Giugno 25, 2025

Tachipirina dalla plastica delle bottiglie: la rivoluzione operata da un comune batterio intestinale

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La produzione di paracetamolo potrebbe essere rivoluzionata dalla scoperta che un comune batterio può trasformare i rifiuti di plastica di uso quotidiano nell’antidolorifico, rivela uno studio pubblicata da scienziati dell’Università di Edinburgo. Il nuovo metodo non produce praticamente emissioni di carbonio ed è più sostenibile dell’attuale produzione del farmaco. Il paracetamolo (la conosciutissima Tachipirina) viene tradizionalmente prodotto da riserve in diminuzione di combustibili fossili, tra cui il petrolio greggio. Migliaia di tonnellate di combustibili fossili vengono utilizzate ogni anno per alimentare le fabbriche che producono l’antidolorifico e febbrifugo, insieme ad altri farmaci e prodotti chimici, contribuendo in modo significativo al cambiamento climatico, affermano gli esperti.

Questa svolta risponde all’urgente necessità di riciclare una plastica ampiamente utilizzata, nota come polietilene tereftalato (PET) delle bottiglie di plastica, che finisce nelle discariche o inquina gli oceani. Questa plastica resistente e leggera viene utilizzata per bottiglie d’acqua e imballaggi alimentari e crea oltre 350 milioni di tonnellate di rifiuti all’anno, causando gravi danni ambientali in tutto il mondo. Il riciclaggio del PET è possibile, ma i processi esistenti creano prodotti che continuano a contribuire all’inquinamento da plastica in tutto il mondo. I ricercatori hanno utilizzato Escherichia coli geneticamente riprogrammato, un batterio innocuo, per trasformare una molecola derivata dal PET, nota come acido tereftalico, nel principio attivo del paracetamolo.

I ricercatori hanno utilizzato un processo di fermentazione, simile a quello utilizzato nella produzione della birra, per accelerare la conversione dei rifiuti industriali di PET in paracetamolo in meno di 24 ore. La nuova tecnica è stata eseguita a temperatura ambiente e non ha praticamente generato emissioni di carbonio, dimostrando che il paracetamolo può essere prodotto in modo sostenibile ed evitando di utilizzare petrolio o altri derivati da esso o dal carbon fossile. Sono necessari ulteriori sviluppi prima che possa essere prodotto a livello commerciale, afferma il team. Circa il 90% del prodotto ottenuto dalla reazione dell’acido tereftalico con Escherichia coli geneticamente riprogrammato era paracetamolo.

L’Università di Edimburgo è leader mondiale nel campo dell’ingegneria biologica, che utilizza i principi dell’ingegneria per sfruttare i processi biologici e creare nuovi prodotti e servizi. L’Università ospita il gruppo di ricercatori più numeroso e completo del paese. Gli esperti affermano che questo nuovo approccio dimostra come la chimica tradizionale possa collaborare con l’ingegneria biologica per creare fabbriche microbiche viventi in grado di produrre sostanze chimiche sostenibili, riducendo al contempo i rifiuti, le emissioni di gas serra e la dipendenza dai combustibili fossili. La ricerca è stata finanziata dall’azienda biofarmaceutica AstraZeneca, con il supporto di Edinburgh Innovations, il servizio di commercializzazione dell’Università.

  • A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

Pubblicazioni scientifiche

Johnson NW et al., Wallace S. Nat Chem. 2025 Jun 23.

Pandey B, Dubey SK. Biodegradation. 2024; 35(6):951-967.

Hou F et al. J Agric Food Chem. 2022 Jan; 70(1):238-246.

Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998; specialista in Biochimica Clinica dal 2002; dottorato in Neurobiologia nel 2006; Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA (2004-2008) alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la Clinica Basile di catania (dal 2013) Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania (del 2020) Medico penitenziario presso CC.SR. Cavadonna dal 2024. Si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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