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Insufficienza renale cronica: un nuovo marker predice rischio e complicanze

La malattia o insufficienza renale cronica (IRC) è una condizione in cui i reni non possono filtrare correttamente il sangue. La malattia colpisce più di 20 milioni di individui degli Stati Uniti – o il 10% totale. I pazienti con malattia renale tendono ad avere bassi livelli di Klotho solubile (sKth), poiché la proteina è principalmente espressa nel rene. La dea greca Klotho era responsabile della rotazione del filo della vita. Decideva quando nascevano le persone, chi doveva essere messo a morte e chi doveva essere risparmiato. Il gene che prende il nome da lei può anche contenere la chiave per l’allungamento della vita. Il gene Klotho è stato inizialmente identificato come un potenziale gene soppressore dell’età nei topi, che potrebbe prolungare la durata della vita quando è sovra-prodotto. Esistono due tipi di proteina Klotho – una Klotho legato alla membrana e una solubile secreta, che circola nel sangue. Il gene ha dimostrato di regolare alcuni processi metabolici attraverso percorsi endocrini e alcuni studi hanno scoperto un legame tra metabolismo osseo e senescenza.

Un team di ricercatori, guidato dal dott. David Drew del Tufts Medical Center, si è proposto di esaminare il legame tra i livelli di Klotho solubile e la funzione renale. Il dott. Drew e il team erano motivati ​​dall’insufficiente ricerca disponibile sull’associazione tra i livelli di Klotho solubile e i cambiamenti nella funzione renale. I ricercatori hanno eseguito un test solubile alfa-Klotho in 2.496 partecipanti, che avevano in media 75 anni, provenienti dallo studio Salute, invecchiamento e composizione corporea. Gli scienziati hanno valutato il legame tra il declino funzionale della Klotho e della funzionalità renale, nonché l’incidenza della CKD in un periodo di follow-up di 10 anni. I risultati sono stati adeguati per i dati demografici, le comorbidità, la velocità di filtrazione glomerulare stimata, i fattori di rischio della malattia renale e il metabolismo dei minerali. I ricercatori hanno scoperto un forte legame tra Klotho solubile e declino della funzione renale. Dei 2.496 partecipanti, il 16% ha riscontrato una diminuzione del 30% della funzionalità renale, mentre il 28% ha avuto un declino assoluto superiore a 3 millilitri al minuto all’anno.

Complessivamente, livelli più elevati di Klotho solubile sono associati indipendentemente con un minor rischio di declino della funzionalità renale. In particolare, per ciascun livello due volte più alto di Klotho solubile, gli scienziati hanno rilevato un rischio inferiore del 20% di declino della funzione renale al follow-up. Questi risultati sono rimasti invariati dopo l’aggiustamento per tutte le variabili, compresi i dati demografici, i fattori di rischio della CKD e il metabolismo dei minerali. I risultati sembrano suggerire, gli autori notano, che la CKD è una condizione di carenza di Klotho solubile. Questa forte associazione tra Klotho poco solubile e declino della funzionalità renale, è indipendente da molti fattori di rischio noti per il declino della funzione renale. Tuttavia, gli autori consigliano che gli studi futuri dovrebbero cercare di replicare le loro scoperte in altre popolazioni e cercare di scoprire il meccanismo sottostante. Le loro scoperte sono state pubblicate sul Journal of American Society of Nephrology.

Un gruppo della Jiangsu University, in Cina, ha invece trovato un’associazione positiva con Klotho solubile e come si potrebbero sviluppare le complicanze che solitamente si associano alla IRC. Per lo scopo, hanno reclutato 112 pazienti con stadi IRC 3-5 e 30 volontari sani. Hanno raccolto campioni di sangue per misurare la creatinina sierica, il calcio, il fosforo, l’ormone paratiroideo e i valori di emoglobina. Klotho solubile e il fattore di crescita dei fibroblasti 23 (FGF23) sono stati determinati mediante ELISA. I livelli di s-Klotho nei pazienti con IRC erano significativamente inferiori rispetto a quelli del gruppo di controllo. Per i pazienti con IRC, non ci sono state differenze nella distribuzione per età tra sottogruppi. Tuttavia, il livello di s-Kth differiva significativamente tra gli stadi IRC, ed era più basso nel gruppo in stadio avanzato rispetto al gruppo moderato. Durante il follow-up di 20 mesi, i pazienti con livelli di s-Klotho più alti hanno mostrato un ridotto rischio di complicanze renali, incluso il raddoppio della creatinina.

  • a cura del Dr.. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

Pubblicazioni scientifiche

Liu QF, Ye JM et al. J Investig Med. 2018 Mar; 66(3):669-675.

Kim HJ, Kang E et al. BMC Nephrol. 2018 Mar 5; 19(1):51.

Fountoulakis N et al. J Clin Endocrinol Metab. 2018 Mar 2.

Boksha IS et al. Biochemistry (Mosc). 2017; 82(9):990-1005. 

Dalton GD et al. Front Endocrinol (Lausanne). 2017 Nov; 8:323.

Lu X, Hu MC. Kidney Dis (Basel). 2017 Jul; 3(1):15-23. 

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Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998, specialista in Biochimica Clinica dal 2002, ha conseguito dottorato in Neurobiologia nel 2006. Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. In libera professione, si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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