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Carnitina: effetti sul metabolismo ed il suo uso nello sport

La carnitina è una sostanza vitamino-simile la cui fama è legata all’essere un trasportatore degli acidi grassi, il che consente ai mitocondri di utilizzarli per la produzione di energia. Dalla radice del suo nome, si comprende che la maggiore fonte alimentare di carnitina è proprio la carne animale. Riferiti a 100 gr di tessuto, la concentrazione maggiore è posseduta dalla carne di pecora (200mg), seguita dalla carne di agnello (60mg), bovina (40mg), e suina (35mg). La carne di pollo è relativamente povera di carnitina, e pesce, uova e latticini lo sono ancor di più. Il nostro corpo può sintetizzarne fino a 30mg al giorno, ma per supplire al fabbisogno medio (circa 100mg) la quota rimanente deve essere introdotta con la dieta. Una volta sintetizzata, la carnitina si concentra nei muscoli scheletrici, nel cuore, nel fegato e nel rene.

A parte il suo ruolo nel metabolismo lipidico, essa condiziona anche il metabolismo dei carboidrati. Ecco spiegato il motivo per cui l’integrazione con questo cofattore è indicata in caso di svariate patologie umane. Si comincia con l’astenia cronica, lo stato di debolezza che può derivare da malnutrizione per arrivare alle distrofie muscolari su base genetica, inquanto migliora la ripresa della forza e del tono. Ancora nell’insufficienza renale cronica e nello scompenso cardiaco congestizio, in quanto il cuore scompensato invece di utilizzare normalmente gli acidi grassi, preferisce ossidare il glucosio per produrre energia. La carnitina è una sostanza con una potente azione biologica su vari tessuti e organi. Essa è coinvolta nel metabolismo dei corpi chetonici e degli aminoacidi a catena ramificata finalizzato alla produzione di energia, processi che sono quasi esclusivi del fegato.

Un ruolo particolare è quello che la carnitina ha come acetil-carnitina (LAC) nella protezione del sistema nervoso. Le sue proprietà protettive sui tessuti sottoposti ad ischemia sperimentale o patologica sono ampiamente dimostrate. Essa, infatti, stimola la produzione dei cosiddetti “fattori di crescita”. Queste proteine endogene sono dotate di azione rigenerante dei tessuti e delle lesioni cellulari. A livello nervoso, la LAC stimola la produzione del fattore di crescita di origine cerebrale (BDNF) e del fattore di crescita nervoso (NGF) scoperto dalla famosa Rita Levi Montalcini. Riesce anche ad indurre il fattore neurotrofico cerebrale (BDNF), che è indotto anche dall’esercizio fisico costante e servealla cognitività ed alla memoria. Quello che è ancora quasi sconosciuto riguardo alla carnitina concerne il suo diretto controllo sull’espressione genetica cellulare.

Questo evento è stato scoperto da un gruppo di ricerca che indagava gli effetti della carnitina su cellule tumorali in coltura. La sorpresa è stata che la carnitina poteva regolare direttamente le istone deacetilasi (HDACs), una classe di enzimi che modifica direttamente alcune proteine annesse al materiale genetico, cambiando l’espressione dei geni. Tra la lista dei geni controllati dalle HDACs, ve ne sono alcuni che codificano enzimi della sintesi degli acidi grassi e della glicolisi, la sequenza che sfrutta l’energia dal glucosio. Questo può attirare ancor di più l’attenzione degli sportivi sull’uso della carnitina come integratore alimentare nello sport. Si sottolinea che la creatina non ha gli stessi effetti biochimici della carnitina.

Essa, infatti, ha solo funzione di riserva energetica di gruppi fosforo per la sintesi di ATP durante il bisogno energetico muscolare e non si conosce un suo ruolo analogo a quello della carnitina. La carnitina, invece, serve al diretto utilizzo degli acidi grassi come fonte di energia a livello dei mitocondri, un compito che la creatina non riesce ad effettuare. Il corpo umano la sintetizza attraverso passaggi enzimatici che coinvolgono due amminoacidi essenziali, la metionina e la lisina. Per cui accedere ad alimenti ricchi di questi due amminoacidi è fondamentale. Fare un’analisi delle tabelle nutrizionali on-line non è un problema, ma c’è un punto fondamentale da considerare. La lisina è un amminoacido che spesso ha difficoltà ad essere assorbito a livello intestinale, anche nelle migliori condizioni di salute.

Considerando oggigiorno la frequenza della disbiosi intestinale da cattiva alimentazione o abuso di alcolici o tabagismo, la probabilità di assorbimento intestinale della lisina possono ridursi fino al 50%. Inoltre, la supplementazione con proteine o amminoacidi, comune pratica fra gli sportivi del ramo agonistico o culturistico, può far propendere la composizione del microbiota (la flora batterica intestinale) verso una componente più distruttiva (decomposizione degli amminoacidi) che fermentativa (utilizzo di zuccheri e fibre). Maggiore diventa la componente putrefattiva (Gram-negativi), maggiore quota di lisina viene sottratta alle cellule intestinali perché la trasferiscano al sangue. Ecco perché lo sportivo deve avere sempre e comunque un’alimentazione bilanciata di tutti i principi alimentari. Che si voglia aggiungere aminoacidi, proteine del siero di latte, creatina e carnitina per bruciarli meglio a livello muscolare, nulla in contrario.

Ma ci si deve mettere nella posizione di avere uno stile di vita disciplinato e pesare sempre quanta integrazione esterna mette per il suo allenamento. Per quanto riguarda la carnitina, essa è normalmente assunta a dosi di 1-2 grammi al giorno in assenza di malattie vere e proprie. Alcuni atleti assumono L-carnitina extra, credendo che aumenterà le loro prestazioni atletiche. La disponibilità di L-carnitina sembra limitare il metabolismo muscolare durante esercizi ad altissima intensità. Quindi, in teoria, l’integrazione della carnitina durante gli allenamenti può supportare la prestazione fisica. Tuttavia, uno studio sulla rivista Molecules rileva che mancano le prove per questa pratica. Mentre molti atleti assumono L-carnitina, anni di ricerca non forniscono prove conclusive a supporto di queste affermazioni. Prendere carnitina in eccesso può significare anche perderla durante il suo passaggio nell’intestino.

Ogni sostanza assunta dall’esterno ha un suo limite di assorbimento intestinale, e la carnitina e gli altri integratori sportivi non fanno eccezione. Considerato poi quanto detto riguardo al ruolo del microbiota intestinale, nel tempo si corre il rischio di fare più danni che trarre vantaggi.

  • a cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, specialista in Biochimica Clinica.

Pubblicazioni scientifiche

Gnoni A, Longo S et al. Molecules. 2020; 25(1):182.

Davani-Davari D et al. J Ren Nutr. 2019; 29(3):221-234.

Montesano A et al. Oxid Med Cell Longev 2015:646171.

Shang R et al. BMC Cardiovasc Disord. 2014; 14:88.

Rump TJ et al. Free Radic Biol Med. 2010; 49(10):1494.

Patel BP, Hamadeh MJ. Clin Nutr. 2009; 28(6):604-17.

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Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998, specialista in Biochimica Clinica dal 2002, ha conseguito dottorato in Neurobiologia nel 2006. Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. In libera professione, si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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