venerdì, Settembre 29, 2023

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Abusici fisici e sessuali dell’infanzia sotto indagine: neurochimica ed infiammazione sotto i riflettori

L’abuso sessuale e fisico nell’infanzia è stato associato a una maggiore prevalenza di disturbo depressivo maggiore. Le conseguenze permanenti dell’abuso sessuale e fisico infantile sono spesso considerate gravi e sono intercorrelate nella loro gravità, insorgenza e durata. Una storia di abuso sessuale è spesso associata a una durata dei sintomi ancora più lunga, come l’evitamento e ricordi intrusivi di traumi, rispetto a una storia di abuso fisico. Oltre alla sintomatologia, è stato scoperto che gli eventi traumatici della vita alterano le funzioni cerebrali e il metabolismo. Ad esempio, nei pazienti con PTSD sono stati osservati una maggiore reattività dell’amigdala e un funzionamento compromesso dell’ippocampo. Anche in soggetti clinicamente sani, le esperienze di abuso sessuale infantile sono state associate ad anomalie neurocognitive, come una scarsa memoria. Tuttavia, non è chiaro come l’esposizione a eventi traumatici della vita porti allo sviluppo di questi disturbi.

Gli effetti del trauma possono essere mediati o moderati da differenze o cambiamenti nella chimica del cervello. Ad esempio, è stato suggerito che fattori come livelli ridotti di acido γ-aminobutirrico (GABA) nel plasma prima dell’esposizione al trauma aumentino il rischio o la suscettibilità allo sviluppo di disturbi da stress post-traumatico. Uno studio pilota condotto presso l’Università della Finlandia orientale ha rilevato metaboliti correlati allo stress ossidativo e alla via di transulfurazione del metabolismo di un carbonio da associare a una storia di abuso sessuale o fisico in pazienti ambulatoriali adolescenti depressi. Lo stress ossidativo e la transulfurazione sono strettamente collegati, regolano reciprocamente le funzioni e svolgono un ruolo nell’infiammazione, che è anche riconosciuta come possibile meccanismo di trauma. L’indagine ha reclutato 76 pazienti ambulatoriali adolescenti depressi, i cui campioni di sangue sono stati analizzati con la spettrometria di massa per determinare le concentrazioni di specifici metaboliti.

La colina ha dimostrato un trend di associazione negativo, mentre cistationina (vie trans-sulfuranti) ed acido omogentisico (catabolismo della dopamina) avevano trend positivo. Oltre ai metaboliti che partecipano allo stress ossidativo e alla transulfurazione, anche i metaboliti correlati al ciclo della metionina del metabolismo di un carbonio, la disfunzione mitocondriale e l’infiammazione sono stati associati a una storia di abuso in questi pazienti. La tendenza verso livelli elevati di acido D-glucuronico nei pazienti abusati fisicamente potrebbe riflettere un aumento del livello di infiammazione, poiché l’infiammazione sembra aumentare i suoi livelli circolanti. Questo studio pilota esplorativo dovrebbe essere replicato con un set di dati più ampio comprendente pazienti con disturbo da stress post-traumatico e controlli sani. Inoltre, la ricerca futura potrebbe esaminare i livelli degli ormoni dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene e delle interleuchine per prendere meglio in considerazione lo stress e la neuro-infiammazione.

Karoliina Kurkinen, ricercatrice di dottorato, ha spiegato: “La depressione è un sintomo molto comune nei pazienti traumatizzati, ma lo sono anche i sintomi legati alla lotta e alla fuga, che si riferiscono allo stress e all’attivazione del sistema nervoso simpatico. Sarebbe interessante indagare ulteriormente i meccanismi biologici alla base di questi due diversi gruppi di sintomi, come si sovrappongono e si influenzano a vicenda e su quali percorsi sarebbe più utile intervenire per un paziente traumatizzato. Sebbene i risultati siano chiaramente preliminari e richiedano ulteriori conferme, l’entità di risultati simili in letteratura relativi agli effetti biologici del trauma sono convincenti. Lo stress ossidativo e il sistema infiammatorio sono stati spesso associati allo stress post-traumatico. Lo stress ossidativo si riferisce a un eccesso di molecole contenenti ossigeno instabili, che danneggiano le cellule e hanno numerose conseguenze, mentre il prodotto finale della transulfurazione è un antiossidante che compensa questo danno”.

Identificare biomarkers per trattare depressione ed altri disturbi comportamentali in soggetti con storia di abuso fisico/sessuale infantile potrebbe aprire la porta ad un trattamento più mirato, e non solamente basato sull’uso di psicofarmaci tradizionali.

  • A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

Pubblicazioni scientifiche

Kurkinen K et al. Eur J Psychotraumatol 2023; 14(1):2191396.

Alhassen S, Chen S et al. Commun Biol. 2023; 4(1):1–15.

Carvalho CM et al. Mol Neurobiol 2023; 57(3):1542–1552.

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Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998, specialista in Biochimica Clinica dal 2002, ha conseguito dottorato in Neurobiologia nel 2006. Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. In libera professione, si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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