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Parassiti per uccidere il cancro: quando si dice “arma non convenzionale”

Nella storia dell’oncologia la lotta ai tumori non si è svolta unicamente attraverso la chemioterapia. Ci sono stati tentativi di usare virus definiti “oncolitici” e buona parte di essi sono risultati efficaci. Ma il loro uso sembra essere limitato da problemi immunologici. Specialmente nell’ultimo ventennio, Toxoplamsa gondii è stato sondato e studiato per le sue proprietà antitumorali. Toxoplasma gondii è un parassita monocellulare che per esercitare la sua azione patogena deve albergare dentro le cellule. Esso infetta svariati tipi di animali e le statistiche affermano che quasi i due terzi della popolazione mondiale in un modo o nell’altro ne sia rimasto infettato. T. gondii ha mostrato di aumentare la sopravvivenza di topi di laboratorio con tumori ovarici, pancreatici e melanoma. I suoi tachizoiti (forme mature attive) possono invadere e distruggere cellule tumorali umane come le HeLa (carcinoma uterino), le Her-2 (carcinoma laringeo) e A549 (carcinoma polmonare).

Uno studio del 2020 ha dimostrato per la prima volta che un ceppo di Toxoplasma definito Ankara ha invaso e distrutto con successo anche cellule di carcinoma mammario Her2/Neu-positive in vitro. Considerato che il cancro della mammella è uno dei più diffusi a livello mondiale, trovare un’arma biologica selettiva può fare la differenza. A parte la sua azione cellulare diretta, quando il parassita viene inoculato nella massa tumorale sperimentale esso provoca una reazione infiammatoria intensa che richiama il sistema immunitario. Ma non si tratta di una reazione immunitaria soppressiva: svariati tipi di tumore hanno una componente infiammatoria che però sopprime le cellule immunitarie in via di infiltrazione. La reazione innescata dal parassita, invece, non è guidata dalle cellule tumorali: è questo il trucco. Sebbene l’idea sia prematura per un’applicazioni pratica, ulteriori indagini sui meccanismi di come il Toxoplasma invade le cellule tumorali e le uccide potrebbero far luce su innovativi strumenti terapeutici per salvare vite umane.

Con un incentivo: il Toxoplasma può rimanere nell’organismo senza causare problemi di salute e può essere combattuto con farmaci a disposizione se necessario. Inoltre, l’infezione da T. gondii può essere pericolosa “in senso stretto” esclusivamente per le donne in gravidanza. Nelle donne in menopausa con tumori ovarici, uterini o mammari, il problema non si pone. Una delle ultime ricerche al riguardo, pubblicata nel 2021c sulla rivista Journal Immunotherapy Cancer, è stata condotta da ricercatori congiunti della Università di Nottingham, Ningbo University e la Shanxi Agricultural University in China. In questo nuovo studio, gli scienziati hanno dimostrato che il Toxoplasma gondii può sensibilizzare i tumori “freddi” (tumori che innescano una risposta immunitaria corporea debole) alla terapia immunitaria checkpoint (con anti PD-L1). Gli esperti credono che questa scoperta potrebbe avere delle implicazioni per il trattamento di più tipologie di tumore.

Il Toxoplasma deve obbligatoriamente vivere dentro le cellule e da lì secerne svariate proteine per contrastare o ingannare il sistema immunitario dell’ospite, facilitare la usa invasione e colonizzare le cellule, che preferisce. Il team congiunto è riuscito a domare il parassita, producendo un suo ceppo mutante con una capacità limitata di crescere nelle cellule o di causare la malattia nei topi, ma allo stesso tempo capace di manipolare le risposte immunitarie. La sua inoculazione diretta nelle masse tumorali ha indotto una risposta infiammatoria. Hanno anche mostrato questo approccio ha reso i tumori più sensibili al trattamento con la terapia immuno-checkpoint. Questo duplice trattamento ha esteso significativamente la vita degli animali da esperimento, riducendo la dimensione dei tumori in modelli di adenocarcinoma del colone, di tumore polmonare o melanoma. L’uso di ceppi mutanti di Toxoplasma gondii per trattare tumori sperimentali nei topi è stato già riportato.

Quello che fa la differenza in questa ultima ricerca è la conferma che l’inoculo intratumorale del parassita mutante potenzia l’immunità antitumorale e l’efficacia dellat erapia inibitoria checkpoint. I ricercatori ritengono che bisogna interpretare questi risultati con cautela: sono necessarie ulteriori indagini future. Tuttavia, questi dati sono molto incoraggianti e sottolineano l’importanza di questo parassita come bioagente anticancro. Secondo Zloza (2018), i ricercatori hanno cominciato a realizzare quanto sia illimitato il potenziale dell’infettivologia contro i tumori. Mettere uno contro l’altro, come un po’ nel detto “il nemico del mio nemico è mio amico”.

  • A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

Pubblicazioni scientifiche

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