I ricercatori dei National Institutes of Health (NIH) americano hanno identificato una serie di cambiamenti nell’architettura e nella composizione cellulare del tessuto connettivo del seno, noto come tessuto stromale, associati a un aumento del rischio di sviluppare un carcinoma mammario aggressivo tra le donne con patologia mammaria benigna e a tassi di sopravvivenza più bassi tra le donne con carcinoma mammario invasivo. Questo processo, che chiamano “disgregazione stromale”, potrebbe potenzialmente essere utilizzato come biomarker per identificare le donne con patologia mammaria benigna ad alto rischio di sviluppare tumori mammari aggressivi, così come quelle con recidiva di tumore al seno. Tali approfondimenti potrebbero contribuire allo sviluppo di strategie di prevenzione e trattamento del cancro mirate al microambiente stromale.
Inoltre, la “disgregazione stromale” è poco costosa da valutare e potrebbe essere ampiamente adottata, in particolare in contesti con risorse limitate in cui l’analisi molecolare è impraticabile o molto costosa. Nello studio, i ricercatori hanno utilizzato l’apprendimento automatico per rilevare lievi cambiamenti nello stroma di 4.023 campioni donati di tessuto mammario sano, 974 biopsie di tessuto con patologia mammaria benigna e 4.223 biopsie di tessuto con carcinoma mammario invasivo. Nelle donne che hanno donato tessuto mammario sano, gli stessi fattori di rischio associati al carcinoma mammario aggressivo – tra cui età giovanile, due o più figli, obesità e anamnesi familiare – sono stati associati anche a un aumento della disgregazione stromale, suggerendo che tali fattori di rischio possano agire attraverso una via comune del tessuto stromale.
Nelle donne con patologia mammaria benigna, una sostanziale disgregazione stromale alla biopsia è stata associata a un rischio maggiore di sviluppare un carcinoma mammario aggressivo e a un’insorgenza più rapida del tumore rispetto a una disgregazione stromale minima o assente. Nelle donne con carcinoma mammario invasivo, un aumento della disgregazione stromale è stato associato a fenotipi di malattia più aggressivi e a esiti di sopravvivenza più sfavorevoli, in particolare per le donne con tumore positivo al recettore degli estrogeni, il sottotipo più comune. L’immunobiologia della disgregazione stromale riflette un’aumentata espressione di marcatori endoteliali (CD31+), miofibroblastici (α-SMA+), dell’immunità innata (CD68+), adattativa (CD3+CD4+, CD3+CD8+), immuno-regolatoria (CD3+CD4+FOXP3+) e di immunoevasione (PD1+PDL1+).
Gli scienziati hanno inoltre osservato che fattori come l’infiammazione cronica e la guarigione delle ferite svolgono un ruolo nella disgregazione stromale. Hanno sottolineato la necessità di ulteriori studi per determinare se strategie volte a prevenire queste alterazioni tissutali, come cambiamenti nello stile di vita e farmaci antinfiammatori, possano essere utili per ridurre il rischio di cancro al seno aggressivo, in particolare tra le donne ad alto rischio.
- A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
Pubblicazioni scientifiche
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