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Inquinamento atmosferico: adesso responsabile per l’osteoporosi?

L’osteoporosi è una malattia in cui il corpo non può produrre l’osso così rapidamente come è perso. Questo riduce la densità e la qualità dell’osso, rendendolo più fragile e più suscettibile alla rottura. Non ha alcun sintomo prima che si verifichi un’interruzione come risultato di un impatto solitamente innocuo, come un abbraccio. L’osteoporosi può verificarsi in seguito a una serie di disturbi, tra cui l’artrite reumatoide, la sclerosi multipla e diverse forme di cancro, ma può anche presentarsi come parte del processo di invecchiamento. L’osteoporosi è la ragione più comune per le fratture tra gli anziani. Si stima che ogni anno ci siano due milioni di fratture correlate all’osteoporosi negli Stati Uniti, che impongono costi sanitari annuali per un totale di $ 20 miliardi. Le fratture ossee sono un evento serio tra gli anziani; oltre a portare comunemente alla fine della vita indipendente, aumentano il rischio di morte fino al 20%. Basandosi su uno studio di nove milioni di persone, i ricercatori della Mailman School of Public Health People della Columbia University riferiscono che le persone che vivono tra alti livelli di inquinamento atmosferico hanno maggiori probabilità di soffrire di fratture ossee dall’osteoporosi rispetto a quelle che vivono in aree con meno inquinamento.

I ricercatori hanno condotto uno studio su oltre nove milioni di pazienti provenienti dal Nord-Est / Medio-Atlantico ricoverati in ospedale con una frattura correlata all’osteoporosi tra il 2003 e il 2010. Hanno scoperto che il rischio di fratture osteoporotiche era legato all’esposizione all’inquinamento atmosferico. Anche un leggero aumento del particolato ambiente è stato associato a un più alto tasso di ricoveri ospedalieri per le fratture ossee correlate all’osteoporosi. Nell’analisi di Medicare, il rischio di ammissioni di fratture ossee nei siti correlati all’osteoporosi era maggiore nelle aree con livelli di PM2,5 superiori; il rischio era particolarmente alto tra le comunità a basso reddito. Ulteriori analisi hanno rivelato che, rispetto ai pazienti provenienti da zone a bassa inquinamento, i pazienti che vivevano in aree con livelli più elevati di particolato e carbonio nero avevano livelli più bassi di ormone paratiroideo, l’ormone che regola i livelli di calcio nel sangue e il rimodellamento osseo, e questo ha in una riduzione della densità minerale ossea. Il livello di microparticelle PM2,5 era associato a una più alta perdita di massa ossea nel tempo in diversi siti anatomici, compreso il collo del femore ed il radio distale.

È stato dimostrato che il fumo, che contiene molti componenti particolati, è collegato al danno osseo. Inoltre, è possibile che il particolato, che è noto per causare danno ossidativo sistemico e infiammazione, possa accelerare la perdita ossea e aumentare il rischio di fratture ossee negli individui più anziani. Il meccanismo dietro di esso può essere suscettibile all’aumento delle citochine (marcatori di infiammazione) che sono noti per aumentare dopo l’esposizione degli animali da laboratorio e degli esseri umani al particolato. L’effetto non sarebbe immediato; piuttosto sarebbe responsabile un grado cronico di infiammazione (flogosi cronica) non clinicamente rilevante, in modo simile a ciò che accade per le malattie cardiovascolari e il diabete. E ‘anche possibile che non tutti rispondano con la comparsa di osteoporosi per esposizione all’inquinamento, ma dati l’eterogeneità della popolazione mondiale, una significativa percentuale potrebbe rientrare come bersaglio. Il Dr. Andrea Baccarelli, presidente di Scienze della Salute Ambientale presso la Mailman School, ha commentato: “Decenni di ricerche accurate hanno documentato i rischi per la salute dovuti all’inquinamento atmosferico, dalle malattie cardiovascolari e respiratorie, al cancro, ai disturbi della cognitività e ora all’osteoporosi. La nostra ricerca suggerisce che i benefici dell’aria pulita sono il miglioramento della salute delle ossa e un modo per prevenire le fratture ossee”.

  • a cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

Pubblicazioni scientifiche

Prada D et al., Baccarelli AA. Lancet Planet Health. 2017 Nov; 1(8):e337-e347.

Nishijo M et al., Nishino Y. Int J Environ Res Public Health. 2017 Apr 10; 14(4).

Scimeca M et al., Tarantino U. Environ Toxicol. 2017 Apr; 32(4):1333-1342.

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