lunedì, Maggio 19, 2025

Il diabete si curerà anche dal cervello: le conferme di vecchie ipotesi con nuovi dati

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Secondo uno studio pubblicato qualche giorno fa sul Journal of Clinical Investigation, trattare con successo il diabete di tipo 2 potrebbe comportare un’attenzione particolare ai neuroni cerebrali, anziché concentrarsi semplicemente sull’obesità o sulla resistenza all’insulina. Da diversi anni, i ricercatori sanno che l’iperattività di un sottoinsieme di neuroni situati nell’ipotalamo, chiamati neuroni AgRP, è comune nei topi con diabete. Questi neuroni svolgono un ruolo fondamentale nell’iperglicemia e nel diabete di tipo 2. Per determinare se questi neuroni contribuiscano all’aumento della glicemia nei topi diabetici, i ricercatori hanno utilizzato un approccio di genetica virale ampiamente utilizzato per indurre i neuroni AgRP a esprimere la tossina tetanica, che impedisce ai neuroni di comunicare con altri neuroni.

Inaspettatamente, questo intervento ha normalizzato la glicemia alta per mesi, pur non avendo alcun effetto sul peso corporeo o sul consumo di cibo. L’opinione comune è che il diabete, in particolare il diabete di tipo 2, derivi da una combinazione di predisposizione genetica e fattori legati allo stile di vita, tra cui obesità, mancanza di attività fisica e cattiva alimentazione. Questa combinazione di fattori porta all’insulino-resistenza o a una produzione insufficiente di insulina. Finora, gli scienziati hanno tradizionalmente ritenuto che il cervello non svolgesse alcun ruolo nel diabete di tipo 2. Questa nuova ricerca contesta questa ipotesi e si allinea con studi pubblicati dagli stessi scienziati, che dimostrano che l’iniezione di un peptide chiamato fattore di crescita dei fibroblasti 1 (FGF1) direttamente nel cervello causa la remissione del diabete anche nei topi.

Successivamente, è stato dimostrato che questo effetto coinvolge un’inibizione prolungata dei neuroni AgRP. Nel complesso, i dati suggeriscono che, sebbene questi neuroni siano importanti per il controllo della glicemia nel diabete, non svolgono un ruolo importante nel causare l’obesità in questi topi, hanno osservato i ricercatori nel loro rapporto. In altre parole, colpire questi neuroni potrebbe non invertire l’obesità, anche se causa la remissione del diabete. Gli scienziati ritengono che siano necessarie ulteriori ricerche su come regolare l’attività di questi neuroni e su come diventino iperattivi. Una volta che questi interrogativi saranno risolti, potrebbe essere sviluppato un approccio terapeutico per calmarli. Questo approccio potrebbe rappresentare un cambiamento nel modo in cui i medici comprendono e trattano questa malattia cronica.

Ad esempio, Ozempic e altri nuovi farmaci utilizzati per il trattamento del sovrappeso sono anche in grado di inibire i neuroni AgRP. In che misura questo effetto contribuisca all’azione antidiabetica di questi farmaci è sconosciuto. Come ulteriore esempio, una singola iniezione intracerebroventricolare di FGF1 può normalizzare l’iperglicemia per settimane o mesi in modelli murini di diabete. Prove convergenti implicano l’inibizione di un particolare sottoinsieme di neuroni come mediatore di questo effetto di FGF1. Una serie di studi successivi ha identificato l’inibizione dei neuroni AgRP come potenziale mediatore di questo effetto antidiabetico prolungato. Ad esempio, è stato dimostrato che l’effetto antidiabetico di FGF1 richiede l’integrità della segnalazione del recettore della melanocortina-4 (MC4R), che viene bloccata dall’attivazione dei neuroni AgRP.

Ulteriori ricerche potrebbero aiutare gli scienziati a comprendere meglio il ruolo dei neuroni AgRP nel normale controllo della glicemia da parte dell’organismo e, in definitiva, a tradurre questi risultati in studi clinici sull’uomo.

  • A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

Pubblicazioni scientifiche

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Mirzadeh Z et al. Annu Rev Pharmacol Toxicol. 2022; 62:55.

Bentzen MA et al. Nat Commun. 2020 Sep; 11(1):4458.

Brown JM et al. J Clin Invest. 2019; 129(8):3035–3037.

Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998; specialista in Biochimica Clinica dal 2002; dottorato in Neurobiologia nel 2006; Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA (2004-2008) alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la Clinica Basile di catania (dal 2013) Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania (del 2020) Medico penitenziario presso CC.SR. Cavadonna dal 2024. Si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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