Secondo un nuovo studio condotto dalla Harvard School of Public Health, i metalli, in particolare nichel e vanadio, e le particelle di solfato sono i componenti dell’inquinamento atmosferico da particolato fine (PM2.5) che contribuiscono maggiormente all’associazione tra esposizione a lungo termine all’inquinamento atmosferico e ospedalizzazione tra i malati di asma. La maggior parte degli studi precedenti ha esaminato la relazione tra asma e singoli inquinanti o PM2.5 nel suo complesso. I ricercatori hanno adottato un approccio intermedio per questo studio, identificando gli inquinanti che compongono il PM2.5 e studiando il loro impatto congiunto sull’esacerbazione dell’asma.
Hanno utilizzato studi precedenti e algoritmi di apprendimento automatico per identificare bromo, calcio, rame, carbonio elementare, ferro, potassio, ammonio, nichel, nitrato, carbonio organico, piombo, silicio, solfato, vanadio e zinco come i composti che compongono la miscela di metalli e composti organici del PM2.5. Hanno utilizzato ulteriori algoritmi di apprendimento automatico per produrre stime annuali di ciascun composto a livello di codice postale statunitense e hanno utilizzato i database statali dei pazienti ricoverati gestiti dall’Healthcare Cost and Utilization Project per ottenere il numero totale di ricoveri per asma verificatisi in 11 stati tra il 2002 e il 2016.
Controllando variabili come la temperatura esterna e lo stato socioeconomico tra i ricoverati, i ricercatori hanno utilizzato una regressione quantile ponderata, un metodo statistico che ha valutato il contributo di ciascun composto nella miscela di PM2.5 ai 469.005 ricoveri per asma inclusi nello studio. I risultati hanno mostrato che per ogni decile di aumento nella miscela di inquinanti, i ricoveri per asma sono aumentati del 10,6% tra i bambini e dell’8% tra gli adulti di età compresa tra 19 e 64 anni. Nichel, vanadio, solfato, nitrato, bromuro e ammonio hanno contribuito maggiormente a questa associazione.
Gli autori hanno osservato che sono necessari ulteriori studi per valutare l’impatto di specifiche particelle nella miscela di PM2.5 sui ricoveri per asma dopo un’esposizione a breve termine. Non c’è dubbio, comunque, che vari componenti delle particelle PM2.5 causano nel tempo danni cellulari ingenti, sia alle mucose respiratorie che, di riflesso, al sistema immunologico che è quello che guida la risposta infiammatoria bronchiale. Politiche per adottare in modo permanente filtri EPA, sia a livello domestico che in ambito lavorativo o pubblico, potrebbe essere una risposta parziale a contenere le ospedalizzazioni dei soggetti asmatici cronici nel contesto urbano.
- A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
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