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Dieta mediterranea: non tutti accedono allo stesso modo, per cultura e per qualità

Uno studio condotto da un gruppo di ricercatori dell’Istituto per la Ricerca, l’ospedalizzazione e l’Assistenza Sanitaria (I.R.C.C.S.) Neuromed, Italia, afferma che il rischio di malattie cardiovascolari è ridotto dalla dieta mediterranea (MED); tuttavia, i benefici sono soggetti esclusivamente a persone altamente istruite o ricche. Il gruppo del Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione guidato da Giovanni de Gaetano ha analizzato oltre 18.000 cittadini che sono stati reclutati per lo studio Moli-Sani e hanno pubblicato la ricerca sull’International Journal of Epidemiology. Il declino del rischio cardiovascolare è stato osservato solo nelle persone che avevano uno status educativo più alto e / e un reddito familiare migliore e non in gruppi meno avvantaggiati, anche se entrambi erano fondamentalmente dotati di un’aderenza equivalente allo schema del mangiare. La Dr.ssa Marialaura Bonaccio, ricercatrice presso il Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione e il primo autore ha commentato lo studio come il primo del suo genere a rivelare che i benefici per la salute legati alla dieta mediterranea possono essere alterati dalla posizione socioeconomica della popolazione.

Ha detto: “Una persona di basso livello socioeconomico, che lotta per seguire un modello mediterraneo, difficilmente ottiene gli stessi vantaggi di una persona con un reddito più alto, nonostante il fatto che entrambi aderiscano allo stesso modo alla stessa dieta sana”. I ricercatori hanno compiuto ulteriori sforzi per cercare di svelare i possibili meccanismi alla base di tali dissomiglianze: Licia Iacoviello, responsabile del laboratorio di Epidemiologia Nutrizionale e Molecolare, ha spiegato che rispetto alle persone meno avvantaggiate (che hanno fornito un’adesione simile alla dieta mediterranea) un numero maggiore di gli indici sono stati probabilmente segnalati dai gruppi più avvantaggiati. Ad esempio, tra quelli che hanno riportato una adesione più favorevole alla dieta modello mediterranea, misurata da un punteggio comprendente verdure, frutta e noci, cereali, legumi, grassi, pesce, carne, latte i prodotti e l’assunzione di alcol, i prodotti più ricchi di polifenoli e antiossidanti sono consumati dalle persone che possedevano un’istruzione superiore. Il gradiente socioeconomico è stato notato anche nell’assunzione di prodotti integrali e nei metodi di cottura preferiti.

L’adesione al MED era più alta nel Sud Italia rispetto al Nord ed era strettamente associata all’età adulta e al livello di istruzione più elevato (OR = 1,77; 1,40-2,24 per l’istruzione post-secondaria rispetto al livello più basso di istruzione). I soggetti che hanno riportato eventi avversi della vita e quelli con stress correlato alla famiglia avevano meno probabilità di mostrare un’aderenza ottimale a MED rispetto ai controlli adeguati. In un sottogruppo di individui di diverso status socioeconomico ma che condividevano MED score simili, le disparità correlate alla dieta sono state riscontrate come assunzione diversa di antiossidanti e polifenoli, acidi grassi, micronutrienti, capacità antiossidante alimentare, diversità alimentare, verdure biologiche e consumo di pane integrale. E’ possibile che la tecnicità degli argomenti relativi alla scienza dietro la MED (stress ossidativo, polifenoli, e molte altre nozioni di chimica alimentare), siano ostiche per buona parte della popolazione. Ma la cultura attuale del web mette a disposizione moltissima informazione on-line; è dunque improbabile che la differenza di accesso alla dieta MED dipenda dall’accesso ad internet. E’ molto più probabile che il grado di formazione culturale alle spalle sia il reale responsabile della disparità.

E non solo tra i giovani (figli), ma anche fra gli adulti  ovvero genitori e parenti più anziani che sono depositari della cultura alimentare. E’ possibile che i fattori culturali si intreccino con alcuni di ordine tradizionale, nel caso delle fasce di popolazione più istruita che accede ad una MED “di buona qualità”. Il Dott. Giovanni de Gaetano, direttore del Dipartimento, ha commentato: “Queste sostanziali differenze nel consumo di prodotti appartenenti alla dieta mediterranea ci portano a pensare che la qualità degli alimenti possa essere tanto importante per la salute quanto la quantità e la frequenza di assunzione. I nostri risultati dovrebbero promuovere una seria considerazione dello scenario socioeconomico della salute. Stiamo assistendo a come le differenze socioeconomiche nella salute stanno aumentando anche nell’accessibilità a diete sane. Durante gli ultimi anni, abbiamo documentato un rapido passaggio dalla dieta mediterranea a tutta la popolazione, ma potrebbe anche essere che i cittadini più deboli tendono ad acquistare cibo “mediterraneo” con un minore valore nutrizionale. Non possiamo continuare a rivendicare i benefici per la salute della dieta mediterranea, a meno che non sia garantito un uguale accesso per tutti”.

  • a cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

Pubblicazioni scientifiche

Bonaccio M et al. Brit J Nutr. 2018 Aug 30:1-14.

Ruggiero E et al. Eur J Public Health. 2018 Jul 17.

Bonaccio M et al. J Pub Health 2017 Nov 8:1-10. 

Bonaccio M et al. Int J Epidemiol. 2017; 46(5):1478.

Bonaccio M et al. Int J Pub Health 2017; 62(5):551.

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