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Vitamina D: ridimensionati i bisogni del’integrazione su vasta scala

Gli autori dell’ultimo studio stanno sollecitando i medici, i prescrittori e il governo a smettere di consigliare alle persone di assumere regolarmente supplementi di vitamina D. I ricercatori hanno esaminato 81 studi robusti condotti tra settembre 2017 e febbraio 2018, e hanno rilevato che l’integrazione di vitamina D di routine non ha avuto alcun impatto sulla salute delle ossa, tranne nei pazienti con condizioni rare in cui il rischio di carenza è elevato. La recensione è stata pubblicata sulla rivista Lancet Diabetes and Endocrinology. La ricerca è stata finanziata dal Health Research Council of New Zealand. Allo stato attuale, il Dipartimento della Salute nel Regno Unito esorta le persone a prendere regolarmente integratori di vitamina D, specialmente durante i mesi invernali tra ottobre e marzo quando la quota di raggi UV è particolarmente bassa. L’integrazione di vitamina D è attualmente raccomandata per gli anziani e tutti i bambini e i bambini di età inferiore ai 5 anni. Le raccomandazioni sono state formulate nel luglio 2016 dall’Associazione Scientifica per la Nutrizione (SACN) del governo britannico.

Il professor Mark Bolland e Andrew Gray, dell’Università di Auckland in Nuova Zelanda e il prof. Alison Avenell della Aberdeen University hanno spiegato che l’ultima revisione principale che analizzava i benefici dell’integrazione con vitamina D è stata condotta nel 2014. Negli ultimi quattro anni, oltre 30 nuovi studi randomizzati e controllati sono stati condotti e pubblicati. Questo ha raddoppiato il volume di informazioni disponibili sulla vitamina D e sulla salute delle ossa. La meta-analisi dei ricercatori rileva che la vitamina D non previene le fratture, le cadute o migliora la densità minerale ossea, a dosi elevate o basse. Secondo Bolland e il suo team, è ora che smettiamo di sostenere la supplementazione di vitamina D per l‘osteoporosi; una condizione ossea in cui le ossa diventano deboli e fragili e tendono a fratturarsi facilmente. Neppure il più diretto rinforzante osseo, il calcio, è capace di agire in tal senso: molti pazienti si ritrovano ciclicamente ad assumere megadosi di sali di calcio (1-2 gr al giorno) per poi, al controllo semestrale, non avere notato nessun miglioramento radiografico. La stessa cosa è praticamente a carico dei bifosfonati, i farmaci cardine per il trattamento della condizione. Ed un semplice rallentamento della progressione non può presupporre l’accezione di una “migliore qualità di vita”.

I ricercatori chiedono cambiamenti nelle linee guida cliniche sulla gestione dell’osteoporosi aggiungendo, inoltre che al momento la quantità di prove disponibili dimostra che c’è poco bisogno di ulteriori studi sugli integratori di vitamina D per la salute muscolo-scheletrica. Mentre è universalmente riconosciuto che la vitamina D è essenziale per una buona salute, gli scienziati si chiedono se sia necessaria un’integrazione. Il Dr. Avenell ha spiegato che sebbene questa revisione includesse studi che hanno esaminato soggetti più anziani, la ricerca evidenzia il fatto che gli adulti di tutte le età non traggono beneficio dall’integrazione con vitamina D. Il professor Louis Levy, capodipartimento della Scienza della Nutrizione presso la Public Health England, non è d’accordo: con un quinto di persone nel Regno Unito che mostrano bassi livelli di vitamina D, il consiglio del governo è di raggiungere questo risultato col sole e una dieta sana ed equilibrata durante la primavera e l’estate. Durante l’autunno e l’inverno, coloro che non consumano cibi che contengono o fortificano naturalmente vitamina D dovrebbero prendere in considerazione un supplemento di 10 microgrammi.

  • a cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

Pubblicazioni scientifiche

Bolland M et al. BMC Med Res Method. 2018 Oct;18(1):101.

Bolland M, Avenell A, Grey A. BMJ. 2016 Nov 23; 355:6201.

Bolland M et al. Climacteric. 2015; 18 Suppl 2:22-31.

Reid IR et al. Lancet. 2014 Jan 1; 383(9912):146-55.

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