sabato, Luglio 27, 2024

L’alimentazione nello scompenso cardiaco cronico: ci sono preferenze, nutrienti ed integratori efficaci?

Scompenso cardiaco cronico: introduzione

Lo scompenso cardiaco cronico (SCC) è una condizione medica irreversibile nel quale la funzionalità cardiaca perde progressivamente vigore e conduce il paziente al decesso. Tuttavia, se adeguatamente trattato, lo scompenso cardiaco può permettere fino ad un decennio di vita extra e, con una terapia medica disciplinata e stile di vita salutare la qualità di vita può essere soddisfacente. Il primo fattore da curare è lo stato di ipertensione che solitamente accompagna il paziente; a questo pensa la terapia farmacologica e l’adozione di uno stile di vita con meno tensione nervosa e sforzi fisici eccessivi. L’esercizio fisico controllato e graduale non è affatto scoraggiato: anzi, la comunità scientifica è concorde nel consigliarlo. Esso previene due possibile complicanze: la disfunzione circolatoria periferica e la sarcopenìa ovvero la perdita di massa muscolare.

Quest’ultima è particolarmente condizionante sullo scadere delle condizioni fisiche e può aggravare le prestazioni fisiche e, dunque, la qualità di vita. Nelle fasi iniziali della malattia l’alimentazione a tavola può essere quasi normale, ma è quasi una strada obbligata che il paziente nel corso dei mesi e degli anni impoverisca la sua dieta dal punto di vista sia qualitativo che della quota calorica. Il paziente in scompenso cardiaco cronico, infatti, nelle fasi intermedie sviluppa anche inappetenza e questo è il primo passo verso l’indebolimento muscolare ed organico in genere. Quindi il pazientescompensato cronico ha bisogno che la il suo stato nutrizionale sia ben curato se a farne le spese non vuole essere la sua qualità di vita e della coesistenza con i suoi cari. Non si deve dimenticare, invero, che la consapevolezza del suo status non ha un impatto benefico sulla sua salute mentale.

Come deve comportarsi, perciò, il paziente scompensato a tavola? Ha libero accesso alle calorie o deve tagliare qualche nutriente maggiore? Può giovare di integrazione esterna se necessario? Di seguito si cercherà di rispondere nel modo più completo possibile.

Proteine

L’introito delle proteine deve essere costante; considerato che il paziente con SCC è generalmente superato i 70 anni, questa può essere la fase primaria in cui può comparire la sarcopenìa. Quindi la quota di 1 gr/al giorno di proteine è essenziale per impedire la perdita di massa muscolare. Se questo viene associato all’esercizio fisico controllato, come detto prima, si può mantenere nel tempo una buona forma e forza fisiche. La carne (pollo, manzo, tacchino, altro…) può e deve essere consumata, anche perché è fonte di un nutriente che serve alla buona funzionalità cardiaca: la carnitina.

E’ questo nutriente, infatti, che permette il corretto utilizzo dei substrati energetici cellulari da parte del muscolo cardiaco e la sua sintesi corporea parte dall’aminoacido lisina. Questo amminoacido è abbondante appunto nelle carni, ma anche nei legumi, nelle uova e nei latticini. Ma se la dieta quotidiana è carente di tali fattori, gli integratori a base di carnitina sono oggi ampiamente disponibili in commercio. A parte quelli a base esclusiva di carnitina, si possono sceglie re quelli arricchiti con creatina, glutatione, acido lipoico, amminoacidi ed altri nutrienti o sali minerali.

Carboidrati

Essendo la prima fonte di energia cellulare e organica, anche i carboidrati fanno la loro parte nell’alimentazione del cardiopatico cronico. A parte la quota di carboidrati complessi da pane, pasta, patate e legumi che deve essere spostata a favore di legumi e patate, i carboidrati semplici sono da preferire per una migliore disponibilità di energia fisica. La frutta fresca qui può fare da padrone, anche perché permette una buona assunzione di vitamine e sali minerali che servono alla buona funzionalità cardiaca (magnesio, potassio, calcio). Se il paziente, però, è anche diabetico la giusta quota di carboidrati è da rivedere assieme al cardiologo ed al diabetologo.

Grassi saturi e insaturi

Una dieta con la giusta quota di grassi essenziali è fondamentale perché il soggetto con SCC possa avere una buona funzionalità cardiaca residua. La comunità scientifica è concorde nel preferire l’assunzione di grassi poli-insaturi meglio noti come omega-3, che essa elogia per avere azione protettiva sulle lesioni vascolari, l’aterosclerosi e contro la possibilità di morte improvvisa, che nello scompensato cronico può sopravvenire per fibrillazione atriale o ventricolare. Pesce azzurro, noci, mandorle e soia sono fonti alimentari molto buone di omega-3; per condire i secondi piatti, inoltre, si possono preferire olio di semi di lino o di germe di grano, che sono anch’essi molto ricchi di acidi poli-insaturi. Qualora, se ne senta necessità e comunque raccomandato in via preventiva, assumere ciclicamente integratori a base di omega-3 è una buona pratica per il paziente SCC.

Vitamine e antiossidanti

Delle vitamine del gruppo B, la tiamina (B1), riboflavina (B2) e la piridossina (B6) sono assolutamente necessarie per il buon funzionamento cardiaco. Anche la vitamina B3 (niacina) è essenziale perchè entra nella costituzione di cofattori enzimatici ossido-riduttivi (NAD e NADP) necessari al metabolismo cardiaco. Frutta, frutta secca e verdura fresche (non cotte) sono eccellenti fonti per queste vitamine, ma se l’inappetenza tende a vincere si raccomanda di far assumere integratori a base di complesso B, quantomeno in modo periodico. Il cardiopatico ha anche bisogno di coenzima Q perchè il suo cuore produca correttamente l’energia di cui ha bisogno.

Essendo scarsamente rappresentato in natura (eccetto che nelle arachidi, nei fichi d’India e nell’avocado), integrare coenzima Q è d’obbligo per chi è affetto da SCC. Anche perché la sua sintesi interna è parzialmente compromessa dalle statine, una categoria di farmaci che i cardiologi associano per prevenire complicanze vascolari. Anche sali minerali come zinco, rame e selenio possono avere funzione protettiva ed antiossidante, dato che la scienza ha confermato che lo stress ossidativo partecipa alla progressione e alle fasi di aggravamento della malattia. Questi oligoelementi si trovano abbondantiin nocciole, mandorle, noci, cacao e frutti di mare, oltre che in certi ortaggi.

Conclusioni

Il paziente con scompenso cardiaco cronico, dunque, assomiglia molto ad un paziente diabetico, dove stile di vita, corretta alimentazione o nutrizione, esercizio fisico controllato e opportuna terapia medica permettono di gestire la malattia in modo discreto per la propria qualità di vita. E’ l’integrazione di tutte queste cose che permette tutto ciò; ed è il grado di aderenza ad ognuno di esse a decidere durata del paziente e successo delle cure.

  • A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

Latest

Newsletter

Don't miss

Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998, specialista in Biochimica Clinica dal 2002, ha conseguito dottorato in Neurobiologia nel 2006. Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. In libera professione, si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

Prevenzione con l’avocado per la salute del cuore: il punto fatto dalle recensioni scientifiche più recenti

L’avocado nella prevenzione delle cardiopatie L’eccesso di peso e la cattiva alimentazione sono fattori di rischio comuni per le malattie non trasmissibili. Le malattie cardiovascolari...

Il carico di stress da extra impegno lavorativo: anche i medici possono diventare pazienti

Gli studi hanno riportato che tra il 30 e il 70% di medici e infermieri e il 56% degli anestesisti sperimentano sintomi di burnout...

Rotte le acque? Un bel respiro e calma, fanno tutto gli exosomi

Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, circa 15 milioni di bambini nascono troppo presto ogni anno. Le complicazioni derivanti dalla nascita pretermine sono la principale...

Questo si chiuderà in 20 secondi