giovedì, Maggio 2, 2024

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Dieta del protocollo autoimmune: la regolazione del sistema immunitario è “sul piatto”

La dieta del protocollo autoimmune (AIP) è un nuovo tipo di regime alimentare progettato per aiutare a ridurre l’infiammazione nel corpo per alleviare i sintomi delle malattie autoimmuni. Una malattia autoimmune è una condizione in cui il sistema immunitario di una persona attacca e danneggia involontariamente i suoi tessuti corporei. L’infiammazione è una caratteristica comune di qualsiasi malattia autoimmune, compresa la psoriasi, l’artrite reumatoide e la sclerosi multipla. Conosciuto anche come protocollo paleo-autoimmune, la dieta AIP è una versione molto più rigorosa della dieta Paleo (a base di carne, pesce, verdure, noci e semi), e raccomanda di eliminare gli alimenti che possono causare infiammazioni a livello intestinale, mangiando tipologie ricche di sostanze nutritive. La dieta AIP si basa sulla convinzione che le condizioni autoimmuni siano causate dal fenomeno della “permeabilità intestinale alterata” (leaky gut).

La teoria è che, a causa dell’infiammazione duratura (flogosi cronica) della parete intestinale, in competizione con la disbiosi del microbiota locale, vi sia il passaggio di molecole digestive nel flusso sanguigno. Si pensa che ciò causi reazioni eccessive del sistema immunitario, che inizia ad attaccare per errore i tessuti del corpo. Ma cosa si può mangiare con questa dieta e quali prove ci sono dei benefici? Le persone che seguono la dieta AIP dovrebbero seguirla rigorosamente per alcune settimane e poi reintrodurre lentamente gli alimenti che hanno evitato. L’idea è vedere se c’è una reazione quando ilcibo viene reintrodotto. Se c’è una reazione, il suggerimento è che una persona dovrebbe escludere questo cibo dalla sua dieta a lungo termine. Mangiando cibi ricchi di nutrienti ed evitando cibi infiammatori, la dieta AIP mira a curare qualsiasi permeabilità nell’intestino. Tra i meccanismi suggeritici sono:

– ripristinare il sistema immunitario

– prevenire la risposta autoimmune

– ridurre i sintomi delle malattie autoimmuni

– prevenire l’insorgenza di reazioni autoimmuni secondarie.

Gli alimenti da mangiare nella dieta AIP includono:

– carne e pesce, preferibilmente non da allevamenti intensivi

– tutte le verdure (esclusi pomodori, melanzane, peperoni e patate)

– frutta (ma in piccole quantità)

– latte di cocco e anche il suo olio

– cibi fermentati, come kombucha, crauti e kimchi

– miele (ma solo per uso occasionale, in piccole quantità)

– condimenti come basilico, menta e origano

– thè verde e tisane senza semi

– aceto balsamico e sidro di mele.

Gli alimenti da evitare nella dieta AIP includono:

– tutti i cereali, come avena, riso e frumento

– qualsiasi latticino o prodotto caseario

– uova di qualsiasi origine

– legumi, come fagioli e arachidi

– tutti gli zuccheri, compresi i sostituti (tranne il miele)

– burro chiarificato e burro regolare

– tutti gli oli (eccetto avocado, cocco e oliva)

– alcol di ogni origine e gradazione.

Uno dei motti della Paleodieta, infatti, è: “L’ha fatto l’uomo? Non lo mangiare”. La logica alla base della dieta AIP è che evitare cibi trasformati per l’intestino e mangiare cibi ricchi di sostanze nutritive ridurrà l’infiammazione e guarirà qualsiasi permeabilità intestinale, impedendo al sistema immunitario di attaccare i tessuti del corpo. In questo modo, la dieta AIP mira a ridurre i sintomi delle malattie autoimmuni. La salute intestinale può influenzare le malattie infiammatorie. Nulla da meravigliarsi sul possibile coinvolgimento di specifici nutrienti presenti nelle tipologie di alimenti ammessi. Essendo arricchiti con potenziali molecole antinfiammatorie (es. polifenoli, flavonoidi, acidi grassi omega-3, alcune vitamine antiossidanti), non c’è dubbio che possano esercitare un effetto benefico nel contesto dell’autoimmunità. i cibi fermentati, inoltre, sono tra gli elementi in cima alla lista: i batteri probiotici e la loro rete metabolica potrebbero aiutare a regolare l’infiammazione corporea a più livelli.

La vasta letteratura sul microbiota e sulle possibili origini di tutti i disturbi degenerativi odierni sta diventando sempre più ampia. Ma quali sono le prove che la dieta AIP funziona?

Esistono alcune prove scientifiche a sostegno del legame tra la salute dell’intestino e le malattie infiammatorie. Diversi studi degli ultimi cinque anni suggeriscono che la crescita batterica nell’intestino può essere collegata a malattie infiammatorie e autoimmuni. Uno studio del 2014 ha rilevato che la parete intestinale è gestita da reti proteiche. Spiega che l’infiammazione influisce sul funzionamento della parete intestinale e che le allergie alimentari possono rendere la parete intestinale più permeabile. Lo studio conclude che i problemi con la parete intestinale sono associati a malattie autoimmuni. Questo va in qualche modo a sostenere l’idea dell’intestino permeabile proposta dai sostenitori della dieta AIP. Tuttavia, lo studio aggiunge che sono necessarie ulteriori ricerche per confermare che la disfunzione della parete intestinale è un fattore di rischio primario nello sviluppo di malattie infiammatorie.

Uno studio del 2017 ha scoperto che l’eliminazione di determinati alimenti come parte della dieta AIP può migliorare i sintomi della malattia infiammatoria intestinale (IBD), che trova il suo principale esempio nella malattia di Chron. Questo è uno dei primi studi clinici sull’efficacia della dieta AIP. I risultati sono stati confermati nel 2019 da due studi paralleli dello stesso team di ricerca. Sono necessarie ulteriori ricerche per supportare le affermazioni secondo cui il protocollo dietetico AIP può ridurre i sintomi di altre malattie autoimmuni. Ma i tentativi sono già cominciati: l’anno scorso è stata pubblicata una ricerca (MAMBA study) sulla possibilità di intervenire nutrizionalmente sulla malattia di Behcet. Senza contare che ci sono numerosi dati preclinici che indicano come adottare uno stile alimentare più naturale possa migliorare la qualità di vita nei pazienti con artrite reumatoide.

  • A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

Pubblicazioni scientifiche

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Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998, specialista in Biochimica Clinica dal 2002, ha conseguito dottorato in Neurobiologia nel 2006. Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. In libera professione, si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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