sabato, Aprile 27, 2024

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Gli effetti dello iodio sul metabolismo: come agisce, quali aspetti della salute umana può controllare

La sindrome metabolica (MetS), che comprende ipertensione, obesità addominale, iperlipidemia e iperglicemia, è comune a livello globale e può portare a malattie cardiovascolari, tumori maligni e morte. Lo stress ossidativo, le malattie infiammatorie croniche e i cambiamenti nella dieta sono tutti fattori di rischio per la sindrome metabolica. Lo iodio è un nutriente essenziale che aiuta nella produzione di ormoni tiroidei ed è associato a malattie metaboliche come diabete, obesità, dislipidemia e ipertensione. Tuttavia, i processi alla base di queste relazioni sono sconosciuti. Lo iodio esercita effetti immunomodulatori, antiossidanti e differenziatori in diversi tessuti e organi e altera i livelli di tiroxina (T4) e tri-iodotironina (T3), i principali regolatori del metabolismo energetico. Infatti, lo iodio esercita effetti antiossidanti, antimicrobici, immunomodulatori e regolatori molecolari a vari livelli

Lo iodio altera la proporzione di batteri patogeni e benefici per ripristinare il microbioma intestinale e ridurre i parametri di resistenza all’insulina, obesità e sindrome metabolica. Lo iodio può essere antimicrobico sia a carico delle specie Gram-positive che Gram-negative. Generalmente, le specie più patogene a carico dell’intestino sono quelle Gram-negative (Escherichia, Salmonella, Pseudomonas, Shigella, ecc.) ma altre patogene sia intestinali che di origine alimentare sono Gram-positive (Listeria, Clostridium, Enterococcus, ecc.). L’eliminazione di entrambe le specie per azione dello iodio naturali introdotto con la dieta può fungere da elemento di bilanciamento in modo che queste specie patogene non prevalgano nell’intestino su quelle benefiche (Lactobacillus, Akkermansia, Bifidobacterium, Leuconostoc, Pediococcus, ecc.).

Dato che lo iodio non fa differenza fra la reattività Gram, potrebbe rappresentare un fattore alimentare in grado di evitare al comparsa di sindrome metabolica attraverso un diretto effetto regolatore sulla composizione del microbiota intestinale. Lo iodio riduce anche l’infiammazione diminuendo lo stress ossidativo e quello a carico del reticolo endoplasmatico causato dai radicali liberi dell’ossigeno (ROS). Lo iodio agisce sulla via KEAP1-Nrf2 (fattore di trascrizione) per migliorare l’espressione e le attività degli enzimi antiossidanti come la superossido-dismutasi (SOD2), la catalasi (CAT) e la glutatione-perossidasi (GPX). Inoltre, lo iodio altera i livelli di ossido nitrico sintasi inducibile (iNOS) e di cicloossigenasi-2 (COX2), regolando le vie della proteina MAP-chinasi attivata dallo stress (p38MAPK) e del fattore NF-κB per ridurre l’infiammazione cronica e migliorare la salute metabolica.

Il minerale agisce sui recettori della deiodinasi di tipo 2 (DIO2) che convertono la tiroxina T4 in T3 biologicamente attiva per migliorare la gestione del peso e la termogenesi adattativa. Lo iodio interagisce anche con i recettori perossisomiali γ (PPARγ) per migliorare la differenziazione degli adipociti, l’assorbimento degli acidi grassi, la sensibilità all’insulina e il metabolismo del glucosio. Secondo gli scienziati, lo stato nutrizionale dello iodio può in parte spiegare l’incidenza della sindrome metabolica. Ulteriori studi sulla relazione tra iodio e metabolismo contribuiranno a una migliore comprensione del suo ruolo e promuoveranno uno standard di alimentazione di iodio adeguato e affidabile. Secondo un’ultima indagine svolta su popolazioni asiatiche, la ricerca trasversale indica un’associazione a forma di U tra la concentrazione di iodio urinario (UIC) e la prevalenza della sindrome metabolica, con un punto basso compreso tra 300 e 499 μg/L.

Nelle donne coreane in postmenopausa, il consumo di alghe e iodio ha mostrato correlazioni inverse con l’incidenza della sindrome metabolica; tuttavia, l’assunzione eccessiva di alghe ha dimostrato effetti avversi tra i pazienti maschi con sindrome metabolica con genotipi TT e TG del gene della lipoproteina lipasi (LPL). Tuttavia, uno studio condotto su bambini in età scolare ha scoperto associazioni tra UIC elevata e MetS. Ricerche in Cina hanno indicato che l’adiposità centrale diminuiva quando i livelli di UIC diventavano ≥300 μg/L. Uno studio clinico randomizzato ha rilevato che gli individui che hanno ricevuto compresse di alghe a ridotto contenuto di iodio avevano una percentuale di grasso corporeo significativamente più bassa. Uno studio controllato con placebo di 28 giorni ha scoperto che l’integrazione con fucoxantina di alghe ha ridotto il girovita, la massa grassa, il grasso viscerale, il peso e il BMI tra residenti obesi giapponesi.

Tuttavia, tra le donne colombiane in età riproduttiva, la UIC media ha dimostrato di essere collegata positivamente all’obesità. L’aumento del contenuto di iodio nella placenta riduce il diabete gestazionale nelle donne in gravidanza. Lo studio ha anche scoperto una curva a forma di U nella correlazione tra UIC e prevalenza di ipertensione, con individui in aree di eccesso di iodio e di iodio sufficiente con valori di pressione sanguigna più elevati. La carenza di iodio è un fattore di rischio per la preeclampsia e l’ipertensione correlata alla gravidanza. Quindi, le donne in gravidanze a rischio di gestosi potrebbero essere invitate al maggior consumo di pesce per aumentare l’apporto di iodio. La scelta del sale iodato non appare raccomandabile per l’associazione fra eccessivo consumo di sale e l’ipertensione arteriosa. Al contrario, vegetali come cavolo nero, spinaci, bietole, patate e legumi sono le opzioni naturali a tavola più ricche di questo elemento.

  • A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

Pubblicazioni scientifiche

Zhang L, Shang F et al. Front Nutr. 2024; 11:1346452.

Shen X et al. Front Endocrinol. 2023 May; 14:1153462.

Kim HJ, Park S, Park SJ et al. Endocr J. 2023 Apr 28;70(4):393-401.

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Dott. Gianfrancesco Cormaci
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Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998, specialista in Biochimica Clinica dal 2002, ha conseguito dottorato in Neurobiologia nel 2006. Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. In libera professione, si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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