venerdì, Luglio 18, 2025

Pistacchio che passione: non solo la glicemia, anche il microbiota sembra gradirlo

Share

Il prediabete colpisce un terzo della popolazione degli Stati Uniti e la maggior parte di loro svilupperà diabete di tipo 2, tuttavia le strategie di intervento dietetico efficaci rimangono limitate. I pistacchi si sono dimostrati promettenti nel migliorare i marcatori della qualità della dieta, ma si sa ancora poco su come influenzino il microbioma intestinale, un fattore chiave nella regolazione del glucosio e nell’infiammazione. Un nuovo studio condotto da Kristina Petersen, professoressa associata di Scienze Nutrizionali alla Penn State, ha stabilito che il consumo notturno di pistacchi influisce sulla flora batterica intestinale negli adulti con prediabete. Sebbene le potenziali implicazioni terapeutiche dei risultati rimangano poco chiare, potrebbero rivelarsi significative per le persone che si impegnano a migliorare la propria salute metabolica.

I risultati suggeriscono che sostituire un tradizionale spuntino serale a base di carboidrati con i pistacchi può rimodellare il microbiota. Un precedente studio condotto da questi ricercatori ha dimostrato che i pistacchi hanno un effetto sulla glicemia simile a quello di 15-30 grammi di carboidrati. Una raccomandazione dietetica comune per le persone con prediabete è quella di consumare uno spuntino notturno composto da 15-30 grammi di carboidrati per aiutare a regolare i livelli di glicemia durante la notte e al mattino. Ad esempio, si potrebbero mangiare una o due fette di pane integrale. Lo studio ha coinvolto 51 adulti con prediabete ed è stato condotto in due periodi di 12 settimane separati da una pausa, in modo che gli effetti della prima parte della sperimentazione non influenzassero la seconda.

Al termine dello studio, tutti i partecipanti hanno ricevuto entrambi i trattamenti. Campioni di feci sono stati raccolti e analizzati utilizzando il sequenziamento del gene 16S rRNA, una tecnica che può aiutare a classificare i batteri in base al loro corredo genetico. I ricercatori hanno osservato che il consumo di circa 60 grammi di pistacchi ogni sera per 12 settimane ha prodotto profili di comunità microbiche fecali significativamente diversi rispetto a coloro che consumavano la dose raccomandata di 15-30 grammi di uno spuntino a base di carboidrati. Gruppi batterici specifici, tra cui Roseburia e membri della famiglia delle Lachnospiraceae – noti come batteri “buoni” che producono acidi grassi benefici a catena corta (SCFAs) come il butirrato – erano più abbondanti in seguito alla dieta che conteneva pistacchi.

Il butirrato funge da fonte energetica primaria per le cellule del colon, aiuta a mantenere la barriera intestinale, regola l’immunità locale e supporta i processi antinfiammatori. Gli scienziati hanno osservato che i partecipanti che hanno mangiato pistacchi hanno anche sperimentato una riduzione di diversi gruppi batterici che sono stati collegati a esiti metabolici meno favorevoli. I livelli di Blautia hydrogenotrophica, un batterio che contribuisce alla produzione di composti che possono accumularsi nel sangue e danneggiare la salute di reni e cuore, erano inferiori dopo il consumo di pistacchi. Anche i livelli di Eubacterium coprostanoligenes e di Flavonifractor spp., che scompongono i composti antiossidanti benefici (soprattutto polifenoli) presenti in alimenti come i pistacchi, sono diminuiti.

Il team scientifico sottolinea che il punto di forza di questo studio risiede nel disegno utilizzato: uno studio clinico randomizzato crossover, in cui tutti i partecipanti ricevono entrambi i trattamenti in ordine randomizzato. Includendo tutti i partecipanti del gruppo dei pistacchi e del gruppo di cure standard, lo studio ha aiutato i ricercatori a comprendere meglio come alimenti specifici come i pistacchi possano influenzare il microbioma intestinale. Sebbene lo studio abbia dimostrato dei cambiamenti nella flora intestinale, non è ancora chiaro se tali cambiamenti si traducano direttamente in miglioramenti della salute, una questione che richiede però ulteriori ricerche.

  • A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

Pubblicazioni scientifiche

Riley TM et al. Curr Devel Nutr. 2025; 9(7):107481.

Mandalari G, Barreca D et al. Plants. 2021; 11:18.

Ghanavati M et al. Complem Ther Med. 2020; 52:10251.

Hernandez-Alonso P et al. Nutr Today. 2016; 51:133-138.

Ukhanova M et al. Brit J Nutr. 2014; 111:2146-2152.

Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998; specialista in Biochimica Clinica dal 2002; dottorato in Neurobiologia nel 2006; Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA (2004-2008) alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la Clinica Basile di catania (dal 2013) Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania (del 2020) Medico penitenziario presso CC.SR. Cavadonna dal 2024. Si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

Read more

Local News