giovedì, Maggio 2, 2024

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L’alimentazione nello scompenso cardiaco cronico: ci sono preferenze, nutrienti ed integratori efficaci?

Scompenso cardiaco cronico: introduzione

Lo scompenso cardiaco cronico (SCC) è una condizione medica irreversibile nel quale la funzionalità cardiaca perde progressivamente vigore e conduce il paziente al decesso. Tuttavia, se adeguatamente trattato, lo scompenso cardiaco può permettere fino ad un decennio di vita extra e, con una terapia medica disciplinata e stile di vita salutare la qualità di vita può essere soddisfacente. Il primo fattore da curare è lo stato di ipertensione che solitamente accompagna il paziente; a questo pensa la terapia farmacologica e l’adozione di uno stile di vita con meno tensione nervosa e sforzi fisici eccessivi. L’esercizio fisico controllato e graduale non è affatto scoraggiato: anzi, la comunità scientifica è concorde nel consigliarlo. Esso previene due possibile complicanze: la disfunzione circolatoria periferica e la sarcopenìa ovvero la perdita di massa muscolare.

Quest’ultima è particolarmente condizionante sullo scadere delle condizioni fisiche e può aggravare le prestazioni fisiche e, dunque, la qualità di vita. Nelle fasi iniziali della malattia l’alimentazione a tavola può essere quasi normale, ma è quasi una strada obbligata che il paziente nel corso dei mesi e degli anni impoverisca la sua dieta dal punto di vista sia qualitativo che della quota calorica. Il paziente in scompenso cardiaco cronico, infatti, nelle fasi intermedie sviluppa anche inappetenza e questo è il primo passo verso l’indebolimento muscolare ed organico in genere. Quindi il pazientescompensato cronico ha bisogno che la il suo stato nutrizionale sia ben curato se a farne le spese non vuole essere la sua qualità di vita e della coesistenza con i suoi cari. Non si deve dimenticare, invero, che la consapevolezza del suo status non ha un impatto benefico sulla sua salute mentale.

Come deve comportarsi, perciò, il paziente scompensato a tavola? Ha libero accesso alle calorie o deve tagliare qualche nutriente maggiore? Può giovare di integrazione esterna se necessario? Di seguito si cercherà di rispondere nel modo più completo possibile.

Proteine

L’introito delle proteine deve essere costante; considerato che il paziente con SCC è generalmente superato i 70 anni, questa può essere la fase primaria in cui può comparire la sarcopenìa. Quindi la quota di 1 gr/al giorno di proteine è essenziale per impedire la perdita di massa muscolare. Se questo viene associato all’esercizio fisico controllato, come detto prima, si può mantenere nel tempo una buona forma e forza fisiche. La carne (pollo, manzo, tacchino, altro…) può e deve essere consumata, anche perché è fonte di un nutriente che serve alla buona funzionalità cardiaca: la carnitina.

E’ questo nutriente, infatti, che permette il corretto utilizzo dei substrati energetici cellulari da parte del muscolo cardiaco e la sua sintesi corporea parte dall’aminoacido lisina. Questo amminoacido è abbondante appunto nelle carni, ma anche nei legumi, nelle uova e nei latticini. Ma se la dieta quotidiana è carente di tali fattori, gli integratori a base di carnitina sono oggi ampiamente disponibili in commercio. A parte quelli a base esclusiva di carnitina, si possono sceglie re quelli arricchiti con creatina, glutatione, acido lipoico, amminoacidi ed altri nutrienti o sali minerali.

Carboidrati

Essendo la prima fonte di energia cellulare e organica, anche i carboidrati fanno la loro parte nell’alimentazione del cardiopatico cronico. A parte la quota di carboidrati complessi da pane, pasta, patate e legumi che deve essere spostata a favore di legumi e patate, i carboidrati semplici sono da preferire per una migliore disponibilità di energia fisica. La frutta fresca qui può fare da padrone, anche perché permette una buona assunzione di vitamine e sali minerali che servono alla buona funzionalità cardiaca (magnesio, potassio, calcio). Se il paziente, però, è anche diabetico la giusta quota di carboidrati è da rivedere assieme al cardiologo ed al diabetologo.

Grassi saturi e insaturi

Una dieta con la giusta quota di grassi essenziali è fondamentale perché il soggetto con SCC possa avere una buona funzionalità cardiaca residua. La comunità scientifica è concorde nel preferire l’assunzione di grassi poli-insaturi meglio noti come omega-3, che essa elogia per avere azione protettiva sulle lesioni vascolari, l’aterosclerosi e contro la possibilità di morte improvvisa, che nello scompensato cronico può sopravvenire per fibrillazione atriale o ventricolare. Pesce azzurro, noci, mandorle e soia sono fonti alimentari molto buone di omega-3; per condire i secondi piatti, inoltre, si possono preferire olio di semi di lino o di germe di grano, che sono anch’essi molto ricchi di acidi poli-insaturi. Qualora, se ne senta necessità e comunque raccomandato in via preventiva, assumere ciclicamente integratori a base di omega-3 è una buona pratica per il paziente SCC.

Vitamine e antiossidanti

Delle vitamine del gruppo B, la tiamina (B1), riboflavina (B2) e la piridossina (B6) sono assolutamente necessarie per il buon funzionamento cardiaco. Anche la vitamina B3 (niacina) è essenziale perchè entra nella costituzione di cofattori enzimatici ossido-riduttivi (NAD e NADP) necessari al metabolismo cardiaco. Frutta, frutta secca e verdura fresche (non cotte) sono eccellenti fonti per queste vitamine, ma se l’inappetenza tende a vincere si raccomanda di far assumere integratori a base di complesso B, quantomeno in modo periodico. Il cardiopatico ha anche bisogno di coenzima Q perchè il suo cuore produca correttamente l’energia di cui ha bisogno.

Essendo scarsamente rappresentato in natura (eccetto che nelle arachidi, nei fichi d’India e nell’avocado), integrare coenzima Q è d’obbligo per chi è affetto da SCC. Anche perché la sua sintesi interna è parzialmente compromessa dalle statine, una categoria di farmaci che i cardiologi associano per prevenire complicanze vascolari. Anche sali minerali come zinco, rame e selenio possono avere funzione protettiva ed antiossidante, dato che la scienza ha confermato che lo stress ossidativo partecipa alla progressione e alle fasi di aggravamento della malattia. Questi oligoelementi si trovano abbondantiin nocciole, mandorle, noci, cacao e frutti di mare, oltre che in certi ortaggi.

Conclusioni

Il paziente con scompenso cardiaco cronico, dunque, assomiglia molto ad un paziente diabetico, dove stile di vita, corretta alimentazione o nutrizione, esercizio fisico controllato e opportuna terapia medica permettono di gestire la malattia in modo discreto per la propria qualità di vita. E’ l’integrazione di tutte queste cose che permette tutto ciò; ed è il grado di aderenza ad ognuno di esse a decidere durata del paziente e successo delle cure.

  • A cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

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Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998, specialista in Biochimica Clinica dal 2002, ha conseguito dottorato in Neurobiologia nel 2006. Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. In libera professione, si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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