venerdì, Aprile 26, 2024

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Fegato grasso: come carboidrati e lipidi alimentari sovvertono il metabolismo

I ricercatori hanno scoperto che solo 2 settimane di una dieta a ridotto contenuto di carboidrati, riducono i livelli di grasso epatico e migliorano altri indicatori di salute cardio-metabolica in un piccolo numero di soggetti che convivono con la steatosi epatica non alcolica (meglio conosciuta come “fegato grasso” o steatosi pura; NAFLD). La NAFLD è una condizione caratterizzata da un eccesso di accumulo di grasso nel fegato. A differenza della steatosi epatica alcolica, la NAFLD non è causata dal consumo eccessivo di alcol. Si pensa che circa il 30-40% degli adulti negli Stati Uniti abbia la NAFLD, rendendola una delle cause  più comuni di malattia del fegato nel paese. L’obesità e le relative condizioni di salute, come il diabete di tipo 2, sono i principali fattori di rischio per la steatosi epatica. La condizione è stata identificata in almeno il 60% delle persone obese, per cui l’adozione di una dieta salutare come raccomandato dai medici è considerata fondamentale per il trattamento della steatosi. Il nuovo studio, tuttavia, suggerisce che la riduzione del consumo di carboidrati potrebbe essere un’altra strategia di trattamento per la NAFLD. Il coautore dello studio Adil Mardinoglu, del KTH Royal Institute of Technology in Svezia, e il team hanno recentemente pubblicato i loro risultati sulla rivista Cell Metabolism.

Mardinoglu ed i suoi colleghi hanno arruolato nel loro studio 10 adulti, tutti obesi e con NAFLD. Per 2 settimane, i partecipanti sono stati sottoposti a una dieta isocalorica limitata a carboidrati ma aumentata di proteine. Una dieta isocalorica è quella in cui la stessa quantità di carboidrati, proteine ​​o grassi viene consumata ogni giorno. Il team ha valutato il modo in cui l’intervento dietetico ha interessato il grasso del fegato, così come altre risposte metaboliche, dei partecipanti allo studio. Lo studio ha rivelato che la dieta a ridotto contenuto di carboidrati migliora il metabolismo del grasso epatico e ha portato a “riduzioni drammatiche” nel grasso del fegato nei 14 giorni di studio. I ricercatori hanno anche scoperto che la restrizione dei carboidrati porta a una diminuzione di citochine infiammatorie, in particolare l’interleuchina-6 (IL-6) e fattore di necrosi tumorale (TNF-alfa), livelli più elevati dei quali sono stati collegati a una maggiore gravità della NAFLD. Inoltre, hanno scoperto che la dieta a ridotto contenuto di carboidrati induceva cambiamenti nel microbiota intestinale associati ad un aumento dei livelli circolanti di acido folico, che è stato associato a miglioramenti nel metabolismo del grasso epatico.

L’acido folico, infatti, scambia unità mono-carbonio con la S-adenosil.metionina (SAM), una molecola cellulare che sintetizza la lecitina epatica. Tuttavia, non si capisce perché certe persone che mangiano una dieta ricca di grassi non sviluppino NAFLD, e perché alcune persone che seguono una dieta salutare invece si. Poiché il peso dei disordini metabolici nei paesi occidentali è in forte aumento, i ricercatori stanno lavorando per capire i processi esatti dietro questi cambiamenti metabolici nel fegato. Uno studio pubblicato l’anno scorso sulla rivista Journal of Clinical Investigation, ha indagato su questa interazione a livello molecolare. I ricercatori del laboratorio di Michael Roden presso il Centro tedesco per il Diabete in Germania, guidati da Elisa e Alvarez Hernández, hanno esaminato come un singolo episodio di assunzione di grassi saturi influenzi la sensibilità all’insulina e altri markers del metabolismo nell’uomo e nei topi. In totale, 14 partecipanti magri e sani sono stati coinvolti nello studio. I ricercatori hanno fornito una quantità di grasso (olio di palma) equivalente a un singolo pasto ricco. Seguendo il pasto, hanno analizzato il metabolismo epatico di ogni individuo.

Hanno effettuato un esperimento parallelo simile sui topi. Sono stati osservati un immediato aumento dell’accumulo di grasso e cambiamenti nel metabolismo epatico. Il pasto singolo ha anche portato a livelli elevati di trigliceridi, resistenza all’insulina e aumento del glucagone (un ormone che aumenta i livelli di glucosio) nel sangue. La farina di olio di palma ad alto contenuto di grassi è risultata in grado di ridurre la sensibilità all’insulina su tutta la linea. I risultati mostrano che la sensibilità all’insulina del corpo intero è diminuita del 25%; la sensibilità epatica all’insulina è diminuita del 15%; e l‘insulino-resistenza del tessuto grasso è aumentata del 34%. Anche i trigliceridi epatici sono aumentati del 35%. Poiché lo studio utilizzava solo topi maschi e partecipanti umani, il team spera di estendere le loro scoperte al sesso femminile. È possibile che l’assorbimento di acidi grassi da parte del fegato sia maggiore negli uomini. Nelle indagini future, il team prevede anche di apportare modifiche alla propria scelta di controllo; nel presente studio, hanno confrontato l’assunzione di grassi saturi in acqua, ma il loro prossimo progetto confronterà i grassi saturi con grassi insaturi e proteine.

Comprendendo i meccanismi metabolici alla base della NAFLD, la scienza medica potrebbe scoprire nuovi modi per trattare questa condizione tanto silenziosa quanto dannosa.

  • a cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

Letteratura scientifica

Mardinoglu A et al. Cell Metabolism 2018 Feb 7. 

Mardinoglu A et al. Cell Syst. 2018 Jan 24; 6(1):7-9. 

Lee S et al. Mardinoglu A. Mol Syst Biol. 2017; 13(8):938.

Hernandez EA et al. J Clin Invest. 2017; 127(2):695-708. 

Brouwers B et al. Clin Sci (Lond). 2017; 131(15):1905-17.

Jelenik T et al. Diabetes. 2017 Aug; 66(8):2241-2253.

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Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998, specialista in Biochimica Clinica dal 2002, ha conseguito dottorato in Neurobiologia nel 2006. Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. In libera professione, si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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