venerdì, Aprile 25, 2025

Camminata di lunga durata: effetti sulle funzioni cerebrali e riscontri di neuroimaging

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1. Il potente, semplicissimo potere del camminare

Mens sana in corpore sano: il vecchio proverbio latino non si smentisce e continua a non smentirsi. Considerato che il corpo è guidato dal cervello nelle sue funzioni principali, forse sarebbeil caso di aggiornare il proverbio aggiungendo anche “et in cerebro sano”. Perché la scienza non si ferma e continua a confermare quello che si era cominciato a speculare circa 30 anni fa, ovvero sui benefici della semplice camminata sul lungo raggio sulla salute cerebrale. Sono stati condotti studi su animali e su esseri umani con svariati “settings”, come semplice passeggiata cittadina, in campagna, nei boschi, col trekking e con il tapis-roulant. E la conclusione è sempre la stessa: la salute del cervello ne giova. La camminata, soprattutto quella di lunga durata (30-90 minuti o più), esercita un impatto diretto e indiretto su diverse funzioni cerebrali.

I benefici sono stati dimostrati su molteplici domini cognitivi:

Miglioramento delle funzioni esecutive: In particolare, attenzione sostenuta, controllo inibitorio, flessibilità cognitiva e capacità decisionale.

Incremento della memoria episodica e di lavoro: Camminare regolarmente stimola l’ippocampo, sede fondamentale della memoria dichiarativa.

Riduzione dello stress e miglioramento del tono dell’umore: Associato a una riduzione dell’attività dell’amigdala e un miglioramento della connettività limbica.

Aumento della neuroplasticità e della connettività funzionale: miglioramenti riscontrati nei network di default mode (DEMO), executive control network (ECN) e salience network (SANE).

  1. Meccanismi neurobiologici sottostanti

Durante la camminata prolungata, diversi fattori neurobiologici vengono modulati:

Incremento del flusso ematico cerebrale: Il movimento ritmico e sostenuto stimola l’aumento dell’irrorazione sanguigna del cervello in aree corticali e sottocorticali, favorendo l’apporto di ossigeno e nutrienti.

Aumento dei livelli di BDNF (Brain-Derived Neurotrophic Factor): Il BDNF è un fattore chiave per la sopravvivenza e la crescita dei neuroni, e la camminata di lunga durata stimola il suo rilascio, innescando processi di neurogenesi e sinaptogenesi, soprattutto nell’ippocampo. Ultimamente ci sono dati anche sugli effetti del BDNF sul cervelletto, considerato l’organo dell’equilibrio per eccellenza. Ma non è solo una questione di equilibrio: secondo studi pubblicati nel 2018 e nel 2020, la salute del cervelletto si estende anche a quella dei regolari pensieri di pianificazione e di apprendimento, in coordinazione con la corteccia prefrontale.

Riduzione dei marker infiammatori: come IL-6, TNF-α, proteina C-reattiva (PCR) e qualche altra citochina. Lo stato infiammatorio cronico è correlato a declino cognitivo e demenza, osservato in numerosi modelli sperimentali ed anche pre-clinici. Tutti i soggetti cui è stato riscontrato un declino cognitivo iniziale o lieve (MCI), hanno giovato parzialmente di terapie antinfiammatorie (alcuni farmaci ed antiossidanti/polifenoli naturali, come quelli del thè verde).

Aumento della dopamina, serotonina e noradrenalina: il miglioramento della neurochimica e del metabolismo/sintesi dei neurotrasmettitori principali, si rivela con effetti diretti sulla motivazione, attenzione e regolazione emotiva.

  1. Focus sui pensieri rimuginanti (over-thinking)

L’overthinking è una forma di attività cognitiva ripetitiva, sterile e auto-referenziale, caratterizzata da un flusso continuo di pensieri focalizzati su errori, problemi passati o possibili situazioni future negative, spesso senza portare a soluzioni concrete. Esso ha sia effetti neurobiologici che psicologici:

  • Iperattività della corteccia prefrontale mediale e dorsolaterale: aree coinvolte nell’autoreferenzialità
  • Iperconnettività del Default Mode Network (DMN): correlato all’introspezione e alla produzione automatica di pensieri
  • Aumento dell’attività limbica (amigdala, insula): con effetto ansiogeno e ipervigilanza
  • Disregolazione dell’asse HPA (ipotalamo-ipofisi-surrene): aumento cronico di cortisolo e risposta da stress.

Negli ultimi 10 anni la ricerca ha prodotto evidenze molto solide sul fatto che la camminata e l’esercizio fisico aerobico siano tra gli strumenti più potenti e naturali per ridurre l’overthinking. Camminare implica un coinvolgimento attivo della corteccia motoria, cerebellare e dorsolaterale prefrontale, spostando l’attenzione dall’autoreferenzialità verso l’ambiente esterno e il corpo in movimento.

5. Riscontri di neuroimaging

Negli studi di fMRI, DTI e MRI strutturale, sono stati osservati risultati molto solidi che correlano la camminata prolungata con modifiche neuroanatomiche e funzionali:

Aumento del volume ippocampale: Erickson et al. (2011, PNAS USA) hanno dimostrato che 12 mesi di camminata di 40 minuti, 3 volte a settimana, producono un incremento del volume dell’ippocampo del 2%, contrastando l’atrofia correlata all’età.

Miglioramento della connettività funzionale: Studi di resting-state fMRI hanno mostrato che la camminata regolare migliora la sincronizzazione del Default Mode Network (DEMO), in particolare tra corteccia prefrontale mediale, cingolato posteriore e ippocampo. Questo è fondamentale per memoria autobiografica e flessibilità cognitiva.

Miglioramento dell’integrità della sostanza bianca: Studi di DTI (Diffusion Tensor Imaging) riportano un aumento della frazione anisotropica in fasci come il cingulum bundle e il corpus callosum, segno di una maggiore coerenza strutturale delle vie neuronali.

Attivazione corticale dinamica: Durante la camminata, l’EEG a banda gamma e beta ha evidenziato un incremento di attività nelle regioni frontali e parietali, suggerendo un’integrazione tra movimento, attenzione e controllo motorio.

Riduzione dell’attività limbica iper-reattiva: Studi di task-fMRI indicano che l’amigdala mostra una ridotta attivazione a stimoli minacciosi nei soggetti che praticano camminata prolungata e costante, con benefici sulla regolazione emotiva

6. Applicazioni cliniche

La camminata di lunga durata ha mostrato benefici specifici in:

  • Prevenzione del declino cognitivo e demenza
  • Pazienti post-ictus e in riabilitazione neurocognitiva (riduzione della fatigabilità mentale e miglioramento delle capacità attentive)
  • Pazienti con declino cognitivi lieve (MCI): riduzione del tasso di progressione verso la demenza senile
  • Disturbi d’ansia e depressione: normalizzazione dei circuiti limbici e miglioramento della connettività prefrontale

In conclusione, camminare in modo impegnativo per almeno un’ora al giorno ha i suoi sicuri risvolti positivi sulla salute del cervello, e quindi del corpo, confermando che la sedentarietà fondamentalmente è nemica della salute.

  • a cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

Pubblicazioni scientifiche

Hallgren et al. J Affective Disord. 2020 Feb; 262:389-396.

Stillman CM et al. Psychophysiology. 2021; 58(7):e13589.

Chaddock-Heyman L et al. Front Neurosci. 2018; 12:950.

Gao Z, Davis C et al. Nature 2018 Nov; 563(7729):113-116.

Bernstein EE, McNally RJ. Cognit Ther Res. 2018; 109:29.

Burzynska AZ et al. PLoS One. 2015; 10(8):e0134819.

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Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998; specialista in Biochimica Clinica dal 2002; dottorato in Neurobiologia nel 2006; Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA (2004-2008) alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la Clinica Basile di catania (dal 2013) Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania (del 2020) Medico penitenziario presso CC.SR. Cavadonna dal 2024. Si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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